Mafia Capitale
senza mafia ma
con tanti problemi

Associazione criminale sì, mafiosa no. Nel maxi-processo su Mafia Capitale è scomparsa la mafia, almeno nella sentenza di primo grado. Tuttavia le “mazzette” ci sono. Così arrivano pene per oltre 250 anni di carcere, 41 condanne e 5 assoluzioni. La sentenza del tribunale penale di Roma ha in parte contraddetto le richieste della procura della Repubblica della capitale, che aveva avanzato anche l’accusa di associazione di stampo mafioso, oltre a tutte le altre imputazioni.

Massimo Carminati da giovane

Massimo Carminati da giovane

È passata l’accusa di criminalità organizzata, ma non quella di natura mafiosa data per scontata. Quando la presidente della decima sezione penale del tribunale di Roma, Rossana Iannielo, ha letto la sentenza alle 13 di ieri nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, ha spiazzato i giornalisti che si aspettavano anche le condanne per associazione mafiosa. Il verdetto, comunicato dopo 4 ore di camera di consiglio, comunque è stato molto duro.

I due principali protagonisti dell’inchiesta Mafia Capitale, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi,  ne sono usciti malconci: hanno ricevuto condanne dure, le più pesanti. L’ex terrorista nero è stato condannato a 20 anni di carcere, l’imprenditore delle “coop rosse” a 19. La sentenza ha riconosciuto l’esistenza di ben due associazioni a delinquere, una facente capo a Carminati, l’altra a Buzzi. I due, secondo i giudici, operavano di comune accordo per realizzare illeciti affari ai danni del Campidoglio. La micidiale rete del malaffare è stata particolarmente grave: ha coinvolto anche esponenti politici capitolini del Pd e del centro-destra, oltre ad amministratori delle aziende municipalizzate e a funzionari del comune di Roma. I reati contestati ai 41 condannati sono tanti e pesanti: criminalità organizzata, corruzione, estorsione, usura, turbativa d’asta, riciclaggio.

Carminati e Buzzi, in carcere col regime dell’articolo “41 bis” (la speciale e pesante detenzione prevista per i boss mafiosi), adesso sperano in una vita dietro le sbarre meno pesante. E tutti si preparano al ricorso in appello contro la sentenza. La prima mossa la fa il procuratore aggiunto della Repubblica. Paolo Ielo si sta già preparando ad un nuovo match. L’ex pm del pool di Mani Pulite a Milano, si è detto “deluso” e “rispettoso” del verdetto. E ha annunciato: «Faremo ricorso».

Il tribunale di Roma fa pulizia, disinfestando l’aria inquinata causata dall’accordo delinquenziale tra Carminati e Buzzi. La sentenza punisce le losche imprese della criminalità organizzata e le sue collusioni con la politica romana e i funzionari del Campidoglio. La credibilità della politica romana ha subito un colpo durissimo dal “tandem nero-rosso” tra Carminati e Buzzi. Scoppiato lo scandalo, il Pd e il centro-destra capitolini hanno immediatamente realizzato un’azione di bonifica al loro interno ed hanno pagato un prezzo politico altissimo a vantaggio del M5S.

La statua di Marco Aurelio in Campidoglio

La statua di Marco Aurelio in Campidoglio

Non a caso la grillina Virginia Raggi nel giugno del 2016 ha vinto trionfalmente le elezioni comunali ed è diventata la prima donna sindaca di Roma. La prima cittadina della città eterna ieri su Facebook ha esultato per la sentenza ed accusato: «Hanno ucciso Roma».  Ha attaccato «una classe politica compiacente, a volte addirittura asservita a questi delinquenti». Ed ha invitato i cittadini a tenere alta la guardia: «Il malaffare resta in agguato. Siamo in prima linea per contrastarlo. Noi non abbiamo paura».

La capitale versa in gravi condizioni, è una città difficile da amministrare tra crisi morale, politica, economica e sociale. Ne sa qualcosa la sindaca: la sua giunta cinquestelle da un anno continua a perdere pezzi: deve fare i conti con il complicato governo di Roma e con i tanti guai giudiziari piovuti sulla testa. Molti assessori si sono dimessi e Raffaele Marra, suo ex braccio destro in Campidoglio, è stato arrestato per il reato di corruzione. La stessa Raggi è inquisita per falso ed abuso di ufficio.

I magistrati, a causa della crisi della politica, stanno acquisendo un ruolo sempre più forte a Roma, come del resto in Italia. Ora la metropoli deve fare i conti con questa sentenza: Mafia Capitale senza mafia, ma con tanti problemi etici e politici da risolvere.

R.Ru.