Il laghetto dell’Eur
paradiso perduto

Sporcizia nel laghetto dell'Eur

Sporcizia nel laghetto dell’Eur

La “Passeggiata del Giappone” è ormai un ricordo: prati e giardini che si affacciano sullo specchio dell’acqua al centro dell’Eur, donati a Roma negli Anni Sessanta dal paese del Sol Levante, sono stati presi di mira dai vandali e dalla cattiva gestione del comune di Roma, che da tempo infieriscono nell’area verde tra le più belle della Capitale. Non bastavano le torri dell’ex ministero delle Finanze, ridotte come i palazzi di Beirut a far da cornice, è sufficiente fare due passi tra i viali alberati del lungolago per accorgersi che da ormai un paio di anni il percorso è sbarrato da una cancellata fermata da un lucchetto all’altezza delle cascate. Il ponticello in acciaio e vetro è fuori uso: era pericoloso, dicono. Pare sia una mezza verità: sul cancello non esiste nessuna spiegazione della chiusura, ma c’è chi dice che il ponte sia stato danneggiato e quindi non più percorribile. Risultato: impossibile compiere il giro del laghetto.

Nemmeno le cascate funzionano più. Non erano solo scenografiche, ma un tempo assicuravano la buona ossigenazione delle acque che oggi, in più punti, ristagnano con odori poco gradevoli ai primi caldi. Proprio sulla sponda opposta al ponte s’intravedono siepi incolte, erbacce e il più assoluto deserto. Anche lì, accesso vietato: dopo anni di cantiere per la costruzione di un acquario “avveniristico”. Ruspe e trivellazioni, ora è tutto ricoperto da un desolante vuoto e tutti si domandano: ma l’acquario? Proprio un anno fa ‘Il Messaggero’ ne annunciava la prossima apertura. Non che sentissimo la mancanza di un acquario, ma dopo tanto lavoro e disagio qualcosa di buono ci si aspettava. Fu pubblicato persino una sorta di annuncio con la richiesta di personale, poi il nulla.

Panchina di travertino divelta

Panchina di travertino divelta

Ripercorrendo la strada a ritroso, verso il bar Giolitti, un’altra sgradevole sorpresa: prima una, poi due, tre, quattro e tante altre panchine in travertino spesso 10 centimetri fatte a pezzi, divelte. Ormai sono passati diversi mesi e molti si sono interrogati su chi possa aver ferito così gravemente quest’area, che solo a guardarla emana quella serenità ben espressa su una targa (anch’essa sparita) apposta sulla base di un albero: “Nessuno è da solo sotto un ciliegio”. La zona, specie quella che affaccia su viale Oceania, è diventata poco sicura anche in pieno giorno: le auto parcheggiate da famiglie dedite al picnic sono state spesso prese di mira da ladruncoli e nei cespugli sono state recuperate borse e portafogli svuotati.

Ogni lunedì mattina, all’alba, il laghetto restituisce la sua immagine più triste e ferita: corvi e gabbiani svolazzano tra l’immondizia che i “domenicali” lasciano ovunque, fuorché nei pochi cestini. Gli unici che omaggiano il luogo, a scadenze fisse mensili, sono schiere di filippini che si radunano con i loro banchetti sulle alture adiacenti il Palasport, all’ombra di platani e tigli. Del loro passaggio, nemmeno una traccia.