Sindacato,
sanità territoriale
e PNRR nel Lazio

La riorganizzazione della sanità territoriale resta un obiettivo che riguarda le confederazioni sindacali e la CGIL fra queste. Obiettivo primario per la CGIL. Nel 2012, circa undici anni or sono, nella stagione dei “tagli lineari” si sono perduti molti posti letto e si sono chiusi interi ospedali. Significativamente il 40% dei ricoveri riguardava over 65 che già allora non erano riusciti ad accedere alla sanità territoriale. Gli anziani nel Lazio oggi sono in aumento, i posti letto non sono cresciuti e sono mal distribuiti nel territorio, la sanità territoriale seguita ad essere molto insoddisfacente.

Servizi sanitari territoriali, Un pensionato cammina per strada

Un pensionato cammina per strada

Tutti i servizi sanitari territoriali intervengono nella vita delle persone ma soprattutto largamente incidono in quella degli anziani. Sulla condizione degli anziani direttamente interagiscono, peculiarmente, quei servizi e quelle prestazioni erogate nel territorio – nella ASL e nel distretto – (cronicità domiciliarità, prevenzione).

La sanità territoriale è, comprensibilmente, il terreno più impegnativo dell’azione sindacale dello SPI CGIL nei tre livelli di negoziazione: di distretto, di ASL e regionale.

La specifica piattaforma sulla sanità territoriale di fine 2019, aggiornata alla luce dei mutamenti avvenuti ed in attuazione e dopo quattro anni di iniziative e proposte di merito rivolte agli interlocutori istituzionali, può trovare l’idonea sede di confronto aperto e di condivisione in una conferenza sulla “sanità territoriale in cambiamento”, che nel confermare i capisaldi della sanità territoriale pubblica metta in chiaro il nuovo modello pubblico che il sindacato ritiene debba essere assunto nella regione.

Servizi sanitari territoriali, Una Casa della salute a Roma

Una Casa della salute a Roma

Le novità previste dalla programmazione in atto dell’attuazione del PNRR implicano dei cambiamenti organizzativi di non poco conto. I progetti, che interverranno sul modello di ASL attuale, per quel che è dato sapere, non sono stati inseriti tra gli obiettivi da finanziare a partire da specificità e bisogni misurati. L’allocazione delle risorse, trasferite o in via di trasferimento alle ASL, non tiene conto delle disparità territoriali nel rapporto fra Roma, le province e le aree interne. Il ministero, poi, ha ripartito le risorse proprio sulla base di quegli specifici interventi approvati e presentati poi dalla Regione Lazio.

Le misure di investimento ed i provvedimenti di riforma si situano dentro un cronoprogramma già definito. È previsto che gli stessi vadano avanti nell’osservanza di milestone e target semestralmente verificati dalla Corte dei conti nel controllo concomitante. Nella relazione sullo stato di attuazione del PNRR a fine 2022 la Corte dei conti ha esaminato, in specie, l’attuazione nazionale afferente l’investimento per “Casa della comunità, presa in carico delle persone”, la realizzazione degli “ospedali di comunità”, la “realizzazione delle COT” (target questo che, con la rimodulazione approvata recentemente, da 600 passa a 524 e che slitta al quarto trimestre 2024).[1] 

Risulta «non completato e interessato da un forte slittamento» (dal 30 giugno 2023 al 31 marzo 2024) anche il target M6C1 Investimento 1.2 “Casa come primo luogo di cura”.[2])

Sarebbe di utilità conoscere da parte della Regione Lazio l’entità della quota parte raggiunta del target nazionale previsto (presa in carico di 292.000 nuovi pazienti over 65 in ADI).[3] La Regione Lazio e le altre regioni al riguardo, a suo tempo, sono state invitate a definire un Piano Operativo Regionale (POR) al fine di recuperare i ritardi accumulati, con una sensibilizzazione dei soggetti attuatori al rispetto delle nuove scadenze assegnate al target.

Francesco Rocca

Accanto alla realizzazione di Case di comunità, Centrali operative territoriali e Ospedali di comunità, volte a potenziare l’assistenza di prossimità, si vuole potenziare l’assistenza domiciliare fino alla presa in carico del 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni, obiettivo che oggi si prevede di raggiungere entro la metà del 2026.

Quello che risulta assente anche nel Lazio è la condivisione, prevista ma affermata solo a parole, con le parti sociali, e con il sindacato in specie. Una criticità che pesa oggi nella fase essenziale in cui serve una valutazione degli effetti delle trasformazioni che dal processo in atto stanno avvenendo nel SSR, con scelte politiche che la giunta rende note a mezzo stampa.  

C’è da porsi la domanda se l’assessorato alla sanità (che ama intervenire con la GSA, gestione sanitaria accentrata, e si dota di Azienda sanità punto zero) svolga o meno una regia chiara e determinata dei processi in corso nel SSR, se l’assessorato regionale alla sanità sia dotato di top e middle management adeguato al rilancio della sanità pubblica.

Il Policlinico Umberto I a Roma

Oggi sentendo la rivendicazione di una personale diretta gestione della sanità da parte del presidente Rocca le preoccupazioni crescono. Nel Lazio tra le molte criticità del servizio sanitario e del sistema sanitario si evidenzia quella delle permanenti diseguaglianze territoriali.[4] La Regione Lazio ha ripartito le risorse alle ASL sulla base dei progetti a suo tempo definiti e approvati dalle stesse. Serve fare il punto su questa fase.

Come il processo attuativo del PNRR sta avanzando nelle ASL del Lazio? Sappiamo che quasi tutte le scadenze sono state osservate nei tempi previsti. Come si stanno spendendo le risorse nelle ASL? La rimodulazione nazionale della missione 6 ha lasciato scoperti progetti esclusi. Per questi ultimi le risorse sostitutive sono state o saranno reperite?

Il Ministero della Salute con il Decreto del 23 gennaio 2023 ha fatto la ripartizione delle risorse relative all’investimento M6-C1-1.2.1. «Casa come primo luogo di cura (ADI)» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e con il Decreto 29 aprile 2022 ha approvato le linee guida organizzative contenenti il «Modello digitale per l’attuazione dell’assistenza domiciliare». Il finanziamento per il Lazio è stato nel 2023 pari a 140.086.149 milioni e per il 2022 pari a 76.123.363 milioni distribuiti alle ASL. Le ASL nell’arco temporale previsto come hanno gestito queste risorse, (in relazione ai progetti a suo tempo inviati alla Regione Lazio e dalla stessa approvati) secondo la sequenza progettazione, gara, realizzazione, collaudo?

Il PNRR come cospicuo investimento straordinario nel pubblico è l’occasione (non ripetibile dopo il 2026) su cui tutti dovrebbero puntare se, invertendo la tendenza alla privatizzazione, si vuole anche nel Lazio una sanità di tutti e per tutti.

 

Rino Giuliani dipartimento welfare dello SPCGIL di Roma e del Lazio

[1] Anche Regione Lazio come la maggior parte delle amministrazioni titolari ha raggiunto un livello di spesa inferiore alle previsioni, un ritardo nella fase di definizione e avvio delle misure che potrebbe incidere sulla effettiva realizzazione dell’intero Piano, con particolare riferimento al pieno raggiungimento degli obiettivi finali e che riguarda in buona sostanza la realizzazione di reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per un’assistenza sanitaria territoriale rinnovata, e il potenziamento dell’innovazione, della ricerca e della digitalizzazione del SSN.

[2] La rimodulazione (che è successiva al controllo della Corte dei conti) riguarda il subinvestimento 1.2.2 (COT) che vengono ridotte a 524 e riguarda il subinvestimento 1.2.3 “Telemedicina per un miglior supporto ai pazienti cronici” per il quale il raggiungimento del target viene spostato di sei mesi da fine 2025 al 2026.
[3] Il dato consolidato all’interno del flusso nazionale SIAD alla data del 15 maggio 2023 ha attestato l’avvenuta presa in carico nazionale di un numero di pazienti molto inferiore pari a 193.891 nuovi assistiti (ossia il 66% del numero incrementale degli assistiti rispetto al target previsto). 
[4] Come ha ricordato il prof. Viesti al recente seminario dello SPI CGIL nazionale, il PNRR non “vede” i territori a parte la specifica del meridione (cui è dedicato il 40% degli investimenti). Viesti al seminario dell’Alta scuola SPI ha letto e illustrato dati elaborati, cui si rinvia, che riguardano anche il Lazio.