Libri. Di Vagno,
l’omicidio fascista
sottovalutato

Di Vagno, La copertina di "La ghianda e la spiga", un libro sull'assassinio di Di Vagno

La copertina di “La ghianda e la spiga”, un libro sull’assassinio di Di Vagno

Giuseppe Di Vagno fu ucciso nel settembre del 1921, cento anni fa. Aveva appena 32 anni. L’edizione parigina dell’Avanti! scrisse: «Una banda di fascisti della sua stessa città aveva abbattuto questa quercia che dava molta ombra alle loro ambizioni».

Torna in libreria Giovanni Capurso con la biografia del primo parlamentare italiano ucciso per le idee che professava: La ghianda e la spiga – Giuseppe Di Vagno e le origini del Fascismo, edizioni Progedit (160 pagg., euro 13).

L’opera, che celebra il centenario della morte dell’avvocato e deputato pugliese Giuseppe Di Vagno (1889-1921), si propone di ricostruirne vita e pensiero dai primi anni della formazione all’impegno pacifista e antimilitarista, dall’assistenza agli sfollati durante la Grande Guerra alle lotte per l’unità del Partito socialista italiano, dai soprusi dello squadrismo fascista all’elezione in Parlamento.

 Capurso, precisa un comunicato stampa, cerca di inquadrare la storia coraggiosa e drammatica del parlamentare pugliese all’interno della genesi del fascismo. In tal senso, l’omicidio Di Vagno, secondo l’autore, costituì per Mussolini il colpo di grazia al fragile tentativo di realizzare a livello nazionale il Patto di pacificazione con le altre forze politiche del Paese.

Di Vagno, Giovanni Capurso

Giovanni Capurso

Peppino Di Vagno si spense alle 12.45 di lunedì 26 settembre 1921, lasciando la moglie in attesa di un bambino e l’anziana madre. L’assassinio trovò risonanza alla Camera ma, come suggerì il politico, giornalista e storico Gaetano Arfè, i deputati del Partito socialista, lacerati dalle lotte tra correnti, sul momento non colsero pienamente la portata di questo omicidio: per la prima volta nella storia d’Italia un parlamentare era stato ucciso per le idee che professava.

Visto in questa luce, il delitto costituisce uno dei passaggi chiave nel processo che portò alla lunga dittatura fascista. Bilanciando il rigore storico con uno stile divulgativo, l’autore vuole rilanciarne una figura per troppo tempo accantonata dalla storiografia.

Giovanni Capurso scrive: «Questa non è la storia breve e intensa solo di un uomo, ma di un’epoca, di un fardello che le ultime generazioni si trascinano dietro. La sua ombra ci insegue ancora oggi e interroga il tribunale della nostra coscienza collettiva».

Il fascismo conquistò il potere nel 1922, un anno dopo l’assassinio di Di Vagno. Instaurò una dura dittatura uccidendo e imprigionando gli avversari politici in tante carceri sparse per l’Italia, come a Ventotene. Ma anche nelle carceri maturò la ribellione che poi portò alla Resistenza e alla sconfitta del nazifascismo nel 1945.