Cuzco, Tambomachay,
la fonte della giovinezza

Perù, una delle perle dell’America Latina. È uno sconfinato paese nel quale la natura e la storia sono riusciti a convogliare deserti, laghi, vulcani, la Foresta Amazzonica, le altissime Ande, i resti archeologici di antiche civiltà misteriose. Il paese degli Incas, il principale impero del Sud America prima della conquista degli spagnoli, ha sempre affascinato ed affascina per le sue meraviglie e le sue contraddizioni. La popolazione discendente dagli Incas convive con quelle di radici europee, asiatiche ed africane. Claudio Magrini, 32 anni, giovane consulente di un’azienda informatica, ha scritto un diario di viaggio delle due settimane trascorse nel sud del Perù. Un viaggio affrontato con pochi mezzi e grandissimo entusiasmo.

Alle 08:00 di mattina saliamo sul nostro Cruz del Sur che in poco più di 6 ore ci avrebbe portato da Puno ad uno dei luoghi più interessanti e affascinanti dell’intero Perù: Cuzco. L’antica capitale dell’impero Inca, sebbene distrutta dai colonizzatori spagnoli, incanta ancora i visitatori con il suo ricco retaggio culturale che non ha eguali in tutto il Sud America.

Cuzco, Plaza de Armas a Cuzco

Plaza de Armas a Cuzco

Un po’ di storia: l’impero Inca, di cui Cuzco era la Capitale, conobbe la sua massima espansione nel 1438, sotto il nono inca Pachacutec, anno della leggendaria vittoria sulla più potente tribù dei chanka. Pachacutec era anche un grande urbanista: a lui infatti vengono attribuite la planimetria a forma di puma di Cuzco, la costruzione di edifici di grande pregio intorno a Plaza de Armas e monumenti come la cittadella di Sacsaywaman o il tempio-fortezza di Ollantaytambo. Il nostro tour della Valle Sacra non poteva non cominciare da Cuzco. Considerata dagli Incas come l’ombelico del mondo (qosq’o in lingua Quechua), la capitale andina è reputata la porta d’ingresso alla Valle Sacra. Nei suoi dintorni infatti abbiamo trovato meravigliosi paesini di montagna che ci avrebbero consentito scoprire l’astronomia, l’artigianato, l’agricoltura e più in generale, di entrare in contatto con le antiche tradizioni del popolo Inca.

Con Google Maps abbiamo elaborato il percorso che volevamo vedere il giorno dopo e proposto ad un tassista locale per farci fare il prezzo. 80 soles (circa 20 euro) per portarci tutto il giorno in giro nei dintorni di Cuzco: abbiamo scelto Sacsaywaman, Pukapukara e Tambomachay.

Sacsaywaman

Sacsaywaman

La prima tappa del nostro tour è Sacsaywaman che si trova poco sopra Cuzco e da cui si può godere di un’ottima vista sulla città. È stata costruita dal re Pachacutec per commemorare la vittoria contro la tribù dei chanka. Anche se oggi il sito archeologico di Sacsaywaman sembra molto vasto quello che si presenta ai nostri occhi è solo il 20% di quella che era la città originale: durante gli anni dell’invasione spagnola infatti, i conquistadores prelevarono molte delle pietre del sito al fine di costruirsi le loro abitazioni a Cuzco, lasciando solamente quelle di dimensioni più grandi in quanto difficili da trasportare. Nel 1536 Sacsaywaman fu teatro di una delle più cruente battaglie combattute tra gli Inca e l’esercito spagnolo: lo scontro si concluse in favore di quest’ultimo che conquistò la città.

Cuzco, Pukapukara

Pukapukara

Pukapukara, si trova a circa 7 km da Cuzco a 3.850 mt sopra il livello del mare, in quechua significa “fortaleza roja” probabilmente per la sua posizione, ubicata su una collina che domina la vallata e per il colore delle pietre con cui è stata edificata. Qui, incontriamo due ragazze con cui decidiamo di proseguire il nostro viaggio alla scoperta della Valle Sacra. Ricordo il nome soltanto di una delle due, Sami, nata in Andalusia, ha vissuto a Milano e ora per lavoro svolge book fotografici ai turisti di Playa del Carmen in Messico. Era in compagnia di una sua amica bionda, polacca.

Altra tappa delle nostre gite di oggi, il tour della Valle Sacra sarebbe continuato l’indomani, è Tambomachay. Questo complesso fungeva da bagni termali e come luogo di riposo per il re Inca. La leggenda narra che in quel luogo vi era la “fonte dell’eterna giovinezza”. Venivano eseguiti atti solenni di culto dell’acqua, fonte di vita secondo la visione del mondo Inca. Mentre il re Inca si riposava a Tambomachay, i suoi soldati e i suoi servi si fermavano a Pukapukara.

Cuzco, Tambomachay

Tambomachay

Assieme a Sami e la sua amica decidiamo di ritornare verso Cuzco per terminare in bellezza questa meravigliosa giornata alla scoperta dei tesori della Valle Sacra: “Coricancha”. Chiamato anche Inti Kancha (“tempio del Sole”) fu il tempio più importante nell’Impero Inca, dedicato principalmente a Inti, il Dio Sole. Gli spagnoli descrissero il tempio come “favoloso! da non crederci”. Un tempo era una costruzione tempestata d’oro e pietre preziose con statue e giardini di dimensioni enormi. Inti era simboleggiato da un grande disco d’oro nel santuario principale ma gran parte dell’oro venne utilizzato (inutilmente) dall’ultimo re inca per pagare il riscatto per la liberazione dagli spagnoli.

Coricancha

Claudio e Sami a Coricancha

La sera a Cuzco è abbastanza movimentata soprattutto nella zona di San Blas, conosciuto come il quartiere degli artisti, è una ripida collina vicino il centro di Cuzco. Lì si può vedere la famosa “pietra a dodici angoli”. Classico esempio di edilizia Inca. Gli architetti Inca erano famosi infatti per la loro tecnica edilizia di qualità, con pietre tagliate e modellate con precisione, perfettamente incastrate e bloccate fra di loro senza l’utilizzo di malta o calce. Nonostante il Perù fosse da sempre zona ad alto pericolo sismico, tutt’ora troviamo intatti gran parte delle loro costruzioni, a bontà del lavoro svolto dagli architetti dell’epoca.

Popolo di grandi architetti quindi, ma non solo, anche l’astronomia influenzava i disegni degli urbanisti Inca, tant’è vero che alcune delle vie principali di Cuzco sono state tracciate per trovarsi in allineamento con le stelle in determinati periodi dell’anno. A tal proposito consiglio la visita al Planetario di Cuzco.

 

Sesto articolo – Segue