Rider, Di Maio 
inadempiente

Ciclofattorini, Rider pedala per consegnare un pasto

Rider pedala per consegnare un pasto

Scivolano su biciclette e su motorini nel traffico caotico delle città italiane. Sono i ciclofattorini o rider. Pedalano su delle bici con sulle spalle uno zaino termico dai colori sgargianti. Consegnano i pasti  a domicilio dalla mattina alla sera, con il sole e sotto la pioggia. In genere guadagnano appena 2 euro a consegna e hanno un contratto di collaborazione a prestazione occasionale.

Sono circa 50 mila in tutta Italia, prevalentemente sono ragazzi ma non mancano quarantenni disoccupati per la crisi economica. Sono il simbolo del giovane lavoratore precario del 2000 senza un futuro. Non ne possono più. La sera di sabato 27 aprile hanno scioperato a Torino soprattutto i ciclofattorini di Glovo, la piattaforma più importante per le consegne a domicilio. C’è stata anche una protesta con un corteo nel centro del capoluogo piemontese.

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

Ogni tanto un rider finisce falciato da un’auto o da un camion e solo allora il problema si affaccia sui giornali. Ci sono problemi gravi da affrontare: sicurezza, infortuni sul lavoro, malattie, retribuzioni sottozero. Scioperi, contestazioni e proteste si susseguono in tutta Italia da un anno ma con scarsi risultati. Questi ragazzi in bicicletta un po’ rappresentano il nuovo proletariato senza diritti del terzo millennio.

Il “governo del cambiamento” si era impegnato a garantire diritti, sicurezza, condizioni di lavoro dignitose. Luigi Di Maio aveva annunciato lo scorso giugno, appena si era insediato l’esecutivo grillo-leghista: «Dobbiamo garantirgli l’assicurazione e una paga minima dignitosa». Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico li indicò come «il simbolo di una generazione abbandonata che non ha tutele e a volte nemmeno un contratto».

Ciclofattorini, Rider al lavoro per consegnare una cena

Rider al lavoro per consegnare una cena

Di Maio incontrò più volte i rider, i sindacati, le multinazionali delle consegne a domicilio. Prese l’impegno di regolamentare il far west delle consegne a casa (si occupano non solo di pranzi e cene, ma anche di medicine, spesa nei supermercati, abiti ritirati nelle tintorie). Tuttavia sono passati 10 mesi ma non è successo niente, non è cambiato nulla. I ciclofattorini si sentono traditi e presi in giro dalle tante solenni promesse di Di Maio. Il governo, però, conferma l’arrivo delle tutele: ci saranno o con un decreto legge ad hoc o con un disegno di legge sul salario minimo garantito. Di Maio dovrebbe incontrare di nuovo le parti sociali il 6 maggio. Forse sarà la volta buona. Forse.