Perle rare e capolavori di tutti i tempi alla trentunesima edizione di TEFAF Maastricht 2018, la più importante fiera d’arte e d’antiquariato del mondo. Le porte d’ingresso al pubblico sono aperte dal 10 al 18 marzo al MECC di Maastricht.
La Galleria Antonacci Lapiccirella Fine Art, con sede nella magica via Margutta a Roma, partecipa anche quest’anno all’appuntamento, il più importante avvenimento fieristico mondiale dedicato all’arte, all’antiquariato e al design. Instancabile ricerca, competenze assolute, documentazione scrupolosa, assoluta ambizione qualitativa, visione internazionale e inesauribile passione costituiscono l’identikit, sostiene un comunicato stampa, con il quale Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella sono conosciuti ai migliori livelli nel mondo dell’arte.
La selezione presentata quest’anno è ispirata dal profondo interesse che la galleria nutre per i dipinti dal neoclassicismo al primo Novecento.
Non mancano delle perle. Fra le opere in mostra spicca un inedito dipinto di Antonio Canova, per la prima volta esposto al TEFAF Maastricht dopo più di 200 anni di oblio, che costituisce un importante ritrovamento e aggiunge un significativo contributo all’attività pittorica del grande scultore romano. Si tratta dell’Autoritratto di Giorgione del 1792, un dipinto ad olio su tavola, centimetri 72,5 x 64, ancora racchiuso entro la sua cornice originale, commissionato dal principe Abbondio Rezzonico, grande protettore e mecenate dell’allora giovane scultore.
Le più autorevoli fonti riportano l’appassionante storia in cui Canova realizza l’opera su di una antica tavola cinquecentesca dove era già dipinta una Sacra famiglia, la cui immagine è adesso affiorata grazie ad una riflettografia ai raggi infrarossi, prendendo come modello un’incisione con il ritratto di Giorgione. Il principe Rezzonico fu complice dell’inganno ordito dallo scultore nei confronti dei maggiori artisti e intellettuali allora presenti a Roma, invitati in occasione di un banchetto a casa del principe, dove venne presentato il dipinto spacciandolo appunto per un Autoritratto di Giorgione. In virtù dell’abilità con cui era stato eseguito, il dipinto piacque a tutti e venne considerato all’unanimità autentico! L’affascinante episodio conferma l’amore di Canova per l’antica e gloriosa pittura veneziana, da cui trasse ispirazione anche per la sua scultura.
A conferma dell’interesse per la pittura italiana verrà presentato anche un raro e prezioso olio su tela di Giovanni Boldini, Nudo di donna, 1890 c., esposto per la prima volta nel 2015 alla più importante mostra monografica dedicata all’artista ferrarese Giovanni Boldini lo spettacolo della modernità tenutasi a Forlì, testimonianza della fama internazionale raggiunta dal suo autore nella Parigi dell’Ottocento, capitale assoluta dell’arte moderna. Il dipinto è caratterizzato da una pittura ricca di forza vitalistica e libertà espressiva, nonché da una pennellata dinamica e impetuosa, tipica del miglior Boldini dove l’artista riesce a far emergere la seducente sensualità del corpo femminile. La giovane modella è distesa nel disordine di un letto scomposto, con i capelli sciolti e gli occhi chiusi; il dipinto emana una forte carica erotica, mantenendo la scena stabilmente elegante.
Segnaliamo perché di grande interesse storico-artistico tre bellissimi dipinti realizzati da Giulio Aristide Sartorio nel 1906. I pannelli costituiscono un importante ritrovamento di parti del grande fregio decorativo intitolato Dalla caduta di Roma imperiale alle conquiste ultime della scienza, realizzato da Sartorio per la Sala del Lazio in occasione dell’Esposizione Internazionale del Sempione a Milano nel 1906. Il fregio, dipinto “en grisaille” ad olio su tela, era composto da una teoria di pannelli, con i quali l’artista intendeva illustrare “l’energia dell’Italia nella Storia, tramite dell’idea classica al mondo moderno” e fu considerato dalla critica una delle più riuscite imprese decorative di Sartorio.
Alla fiera ci sarà anche la grande tela Primavera datata 1925 di Cagnaccio di San Pietro, uno dei maggiori iperrealisti italiani, la cui pittura delineata, compatta e precisa e il particolarissimo colore smaltato, quasi vitreo è il manifesto del Realismo Magico, la corrente artistica elaborata in Italia negli anni ’20 con evidenti contatti con la Nuova Oggettività e il Magischer Realismus nord europeo. Il dipinto, proveniente da una prestigiosa collezione privata italiana, ha rivelato una storia affascinante fino ad oggi sconosciuta: attraverso le approfondite ricerche condotte e all’esame radiografico eseguito in sede di pulitura, si è scoperto che il dipinto è stato esposto per la prima volta a Ca’ Pesaro nel 1923 con il titolo Primavera; due anni dopo l’artista, più consapevole delle ragioni della sua pittura e nel clima del Realismo magico, sente il bisogno di eliminare dal quadro il troppo evidente naturalismo, rendendo di fatto il quadro il manifesto della nuova corrente artistica. In quell’occasione lo firma e lo data 1925 e da quel momento in poi verrà esposto con il titolo Le due Sorelle o La lettera.