Totò Genio parla di tutto: sia della vita pubblica sia della vita privata del grande maestro napoletano. Una lettera è noiosa, noiosissima. Solo Totò, all’anagrafe Antonio de Curtis, con l’aiuto di Peppino De Filippo sapeva trasformarla in una interminabile risata. La lettera scritta dai due grandissimi attori nel film Totò Peppino e la malafemmina è un’opera d’arte della più dirompente comicità. Il pezzo sulla punteggiatura è uno dei passaggi più belli. Totò detta la lettera alla sgradita fidanzata del prediletto nipote: «Punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola…» Peppino scrive e obietta: «Troppa roba». Totò risponde: «E lascia fare. Che dica che noi siamo provinciali, che siamo tirati?».
Immediatezza, battute istintive e a braccio, astrusità assolute sapientemente legate all’ironia sui luoghi comuni compongono una irraggiungibile alchimia della incontenibile risata. L’irrisione ai simboli del potere e ai totem delle logore consuetudini hanno lasciato il segno. Totò, di animo fine e melanconico, ha fatto ridere milioni di persone in Italia e in tutto il mondo. Sono passati 50 anni dalla sua morte, avvenuta il 15 aprile 1967, ma il grande artista napoletano manca ancora al suo vastissimo pubblico.
La mostra Totò Genio è un modo per ricordalo. Dopo il successo riscosso a Napoli, la mostra è arrivata a Roma. È ospitata nel Museo di Roma in Trastevere fino al 18 febbraio 2018. Il catalogo ufficiale, realizzato da Skira editore, è introdotto da una prefazione di Goffredo Fofi. Realizzata a cinquant’anni dalla sua scomparsa la mostra Totò Genio, precisa un comunicato stampa, ripercorre la grandezza di Antonio de Curtis, in arte Totò, uno dei maggiori interpreti italiani del Novecento.
Fu un artista a tutto tondo, una figura poliedrica, non solo attore di cinema e teatro, ma poeta e autore di canzoni indimenticabili. Il principe de Curtis era molto affezionato ai suoi scritti, che probabilmente considerava lo specchio più autentico della sua anima malinconica e notturna: «Non c’è nessuna discrepanza» – diceva – «tra la mia professione (che adoro) e il fatto che io componga canzoni e butti giù qualche verso pieno di malinconia. Sono napoletano e i napoletani sono bravissimi nel passare dal riso al pianto».
Attraverso documenti personali, cimeli, lettere, disegni, costumi, fotografie, installazioni e testimonianze, Totò Genio propone un viaggio indietro nel tempo, nell’universo di Totò. La mostra racconta la vita, le passioni e gli amori del maestro.
Si possono ammirare i disegni realizzati da Pier Paolo Pasolini per la Terra vista dalla luna, episodio del film Le streghe interpretato da Totò, i disegni di Federico Fellini, che in lui vedeva un artista senza tempo, fino ad arrivare a quelli realizzati negli anni ’50 da Ettore Scola per la rivista satirica Marc’Aurelio.
E ancora sono esposti i disegni realizzati da fumettisti celebri come Crepax, Pratt, Manara, Onorato e Pazienza, una serie di fotografie che ritraggono Totò insieme ai grandi personaggi del Novecento e una poesia scritta da Paolo Conte e dedicata al grande interprete napoletano.
Un’ampia sezione della mostra è dedicata al suo rapporto con il cinema, che lo ha visto protagonista di 97 film, e ripercorre la sua lunga carriera attraverso i manifesti e le fotobuste che lo hanno reso celebre al grande pubblico.
Il suo rapporto con il teatro è raccontato e rivisitato attraverso i costumi di scena, filmati d’epoca e installazioni multimediali. Un aspetto meno noto di Totò è il suo rapporto con la pubblicità. È stato testimonial di alcuni prodotti italiani di quegli anni, come la Lambretta e la Perugina, che lo scelse come volto per pubblicizzare il suo famoso Bacio.
Totò Genio racconta anche il suo legame fortissimo con Napoli, la sua città d’origine, e il suo grande amore per gli animali, in particolare per i cani, passione che condivideva con la sua compagna Franca Faldini. Attraverso foto private, documenti originali e giornali d’epoca viene descritto un Totò più privato, un uomo generoso che amava prendersi cura degli animali e delle creature più indifese.
Non mancano infine le sue poesie, come la celebre ‘A livella e le sue canzoni, come Malafemmena, composta da Totò nel 1951 e poi declinata in centinaia di versioni.
Chiude la mostra la sezione Nessuno mi ricorderà, dedicata ai suoi funerali, che furono tre, il primo a Roma, il secondo a Napoli e il terzo nel Rione Sanità di Napoli, in cui era nato. Attraverso fotografie, filmati storici provenienti dall’Archivio Luce e dalla Rai, giornali e ricordi, viene raccontato il meraviglioso addio che Napoli ha rivolto al suo più grande artista.
Museo di Roma in Trastevere
Fino al 18 febbraio 2018