Storyboard è un termine anglosassone misterioso per indicare un lavoro affascinante: disegnatore scenografo di film. È un mestiere antico, poco noto, risalente ai primi decenni del 1900 ma che negli ultimi anni ha conosciuto uno straordinario successo. I grandi registi si affidano agli storyboard per mandare in buca film, serie televisive e documentari. Chiedono delle tavole, dei fumetti, per tracciare il percorso e far volare i loro film.
Una mostra alla Casa del Cinema a Roma dal titolo “Storyboard – Il cinema frame by frame” illustra l’opera di questi geni della matita. Sono gli ultimi giorni per capire di cosa si tratta perché la mostra, cominciata il 19 settembre, chiuderà i battenti domenica 29 ottobre. Con centinaia di tavole questi pittori della sceneggiatura descrivono le scene attraverso le quali si dipana il film. Sui disegni sono indicate le inquadrature delle telecamere e le posizioni degli attori.
L’iniziativa della mostra nasce dalla collaborazione di sei artisti, tra i più rinomati disegnatori di cinema come Davide De Cubellis, Daniele Dickmann, Cristiano Donzelli, Marco Valerio Gallo, Davide Orlandelli e Marco Letizia. Alla mostra sono presenti alcune delle più significative tavole da loro realizzate per la tv e per il cinema italiano. Domenica mattina la mostra sarà chiusa da una festa alla quale parteciperanno i sei artisti.
Marco Letizia, 47 anni, romano, uno dei protagonisti, invita tutti. Dal telefono trapela una voce stanca ed entusiasta: «Venite! Vi mostreremo il nostro lavoro. Ci divertiremo!». Si schernisce: «Io artista? Faccio un lavoro da geometra!». Ma non nasconde la grande passione per il suo lavoro: «Mi piace moltissimo! Lavoro sia per le agenzie di pubblicità sia per le case di produzione cinematografiche e televisive. È bello disegnare una storia, una sceneggiatura».
È un lavoro sul quale Marco Letizia è inciampato quasi per caso: «Mi trovavo in Svezia, facevo l’informatico. Un amico mi ha invitato a provare. L’ho fatto, è andata bene, mi è piaciuto e ho cominciato. Ho lavorato parecchio in Svezia, adesso la mia attività è in Italia. Ogni tanto, però, faccio qualcosa anche all’estero». Ormai è un veterano. Precisa: «Sono quasi 20 anni che faccio questo lavoro. Ne ho viste di tutti i colori!». Gli impegni più belli? Breve pausa di silenzio e ricorda: «Ho lavorato con il regista Sergio Rubini per il film ‘Mi rifaccio vivo’. È stato un lavoro complicato, ma entusiasmante. Ho fatto ‘Acciaio’ di Stefano Mordini. Ho fatto ‘Braccialetti rossi’, una serie televisiva per la Rai di Giacomo Campiotti. Ho lavorato anche con altri registi: Paolo Genovese, Sydney Sibilia, Luca Miniero, Stefano Sollima, Matteo Pellegrini».
Poi c’è il capitolo pubblicità… Spiega: «Ho fatto spot televisivi per molte grandi società». Cioè? Elenca nomi di imprese blasonate: «Coca-Cola, DHL, Enel, Ferrero, Fiat, Ikea, Kraft, Lottomatica, McDonalds, Mercedes, Nintendo, Nokia, Peugeot, Saab, Skoda, Volvo, Wind, Reebok». Uno sguardo sul futuro. È un lavoro da consigliare a un ragazzo? Una breve pausa prima della risposta: «Sì, lo consiglierei. Ma deve attrezzarsi. Deve essere capace, veloce e resistente. È un mondo difficile. Ti chiedono tempi rapidissimi per disegnare le tavole. Lo stress è forte!».
Azzardo l’ultima domanda poco attinente con l’arte: si guadagna molto con questo lavoro? La risposta è un fulmine: «No. Sono guadagni normali…».
Passeggiando alla Casa del Cinema a Villa Borghese si vedono delle tavole di tutti i tipi. I fumetti sono belli. Sono la matrice di molte pellicole degli ultimi 15 anni. Film comici, drammatici, di avventure, gialli, erotici, documentari. Il visitatore può vedere, tra le altre, le sequenze di storyboard realizzate per Habemus Papam (regista Nanni Moretti, 2011), Diaz (Daniele Vicari, 2012), Il Racconto dei Racconti (Matteo Garrone, 2015), Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti, 2015), N, io e Napoleone (Paolo Virzì, 2006), Acciaio (Stefano Mordini, 2012), La sedia della felicità (Carlo Mazzacurati, 2013), Mi rifaccio vivo (Sergio Rubini, 2013), Mister Felicità (Alessandro Siani, 2017), La prima cosa bella (Paolo Virzì, 2010) e Rocco Schiavone (Michele Soavi, 2016).
Una curiosità. L’invenzione dello storyboard sembra sia legata alla mente vulcanica di Walt Disney, il genio che lanciò in America e nel mondo i cartoni animati, Paperino e Topolino, i film per tutti: piccoli e grandi spettatori. Oggi grandi protagonisti sono i giovani disegnatori italiani, apprezzate matite sia nel Belpaese sia all’estero.
R.Ru.