Libri. Ragazzi che
fumano cannabis

Spinello, canna, cannabis. Si consumano le droghe leggere per tanti motivi. Ansia, fobie, dubbi. Voglia di sperimentare, insicurezze, rabbia verso la società, intenti di rivolta. E ancora: paura del presente e del futuro, salute incerta, difficoltà nel sesso, problemi di competizione con conoscenti e nel lavoro.

“Si fanno le canne” gli adolescenti, i ragazzi e gli adulti per un motivo o per l’altro. Gli adolescenti molte volte compiono questa scelta perché si sentono soli e così, invece, si vedono  accettati da un gruppo di coetanei. Alberto Bolletta in “Ragazzi che fumano cannabis” (Aracne Editrice, 155 pagine, 12 euro) vuole spiegare e raccontare un enorme problema sociale e forti drammi personali. Bolletta, psicologo e psicoterapeuta, ha scritto questo libro (è possibile acquistarlo in libreria o su internet tramite Amazon) su vicende che conosce bene per un lungo ed approfondito lavoro professionale sul campo. Analizza un vasto fenomeno e lo scandisce attraverso molti casi concreti.

Il libro di Alberto Bolletta

Il libro di Alberto Bolletta

Lo spinello è avvolto da un’aurea romantica, libertaria e liberatoria. Una volta era anche un simbolo della contestazione studentesca della società borghese. C’è tolleranza nella società verso le canne ed esistono anche forti spinte alla legalizzazione. Il fumo è considerato innocuo per la salute, da parte di alcuni settori politici e da una parte del mondo culturale e giornalistico. Si argomenta: non si muore per la cannabis, non crea aggressività come altri stupefacenti. Ma non è esattamente così secondo Bolletta.

Il libro lancia l’allarme: attenzione, anche la cannabis altera la coscienza. Soprattutto l’uso continuativo e gli alti dosaggi causano danni alla salute e alla autonomia intellettiva e di discernimento. Questi sono pericoli che corrono soprattutto gli adolescenti, ancora in una fase della vita dall’identità incerta, attestati in uno stadio di età molto complicata.

Il salto dall’infanzia alla prima adolescenza causa «un urto micidiale», scrive Bolletta. I ragazzi nelle scuole medie, a 11-14 anni, sono molto a rischio perché «in questa fase della vita è forse la massima fragilità dell’esistenza dell’individuo». Ma la sirena d’allarme scatta anche per la seconda adolescenza, per chi ha 15-19 anni. L’uso della cannabis da parte di un adolescente nella migliore delle ipotesi, sostiene l’autore, provoca “difficoltà e ritardi” e nella peggiore “scompensi e disturbi”. Cita Sigmund Freud: «Il super Io è solubile nell’alcol». Poi commenta: «Il super Io è solubile in tutte le droghe» perché c’è un indebolimento della coscienza.

Alberto Bolletta

Alberto Bolletta

Dall’analisi il libro passa ai casi concreti. Bolletta espone la vicenda di un ragazzo di 19 anni bocciato al liceo che aveva in psicoterapia: «Era pigro e indolente e sembrava poco coinvolto con il mondo che lo circondava. Non voleva saperne di mollare la cannabis pretendendo di fumarla liberamente anche in casa. Affermava di stare bene e di non aver problemi».

Anzi, decantava di aver ampliato, grazie alle canne, le sue conoscenze nella società,  sia tra i ceti alto borghesi sia tra quelli proletari. Non voleva sentire ragioni, ma alla fine ridusse drasticamente l’uso di cannabis perché si era scontrato con un muro: le sue conoscenze potevano ampliarsi «ma non avrebbe portato a nulla di più, non conteneva nessun aspetto realizzativo e progettuale per lui». In sintesi: aveva capito che la sua vita non avrebbe potuto svilupparsi sia intellettualmente sia emotivamente con la zavorra degli spinelli.

La cannabis, indebolendo lo stato della coscienza, determina “un ritardo maturativo” negli adolescenti. La memoria, l’attenzione e la concentrazione sono lese. La molecola dello spinello è insidiosa, è smaltita dall’organismo umano molto più lentamente rispetto a quelle di altri pericolosi stupefacenti come la cocaina e l’eroina. Le tracce della canna restano nel corpo dei fumatori occasionali fino a una settimana e per i consumatori abituali, invece, occorrono addirittura dei mesi per lo smaltimento degli effetti di alterazione della coscienza.

Bolletta racconta il caso di un brillante studente di ingegneria elettronica: «Era un fumatore moderato e saltuario. Questi era solito fumarsi uno spinello intero prima degli esami scritti di matematica a ingegneria e prendeva voti molto alti…». Tutto a posto, allora? Assolutamente no: «Si tratta di eccezioni, probabilmente rarissime, che confermano le regole».

Pianta di cannabis

Pianta di cannabis

Ecco i conti. Su dieci ragazzi che fanno uso di cannabis nove hanno un vistoso calo di rendimento nel profitto scolastico. La droga provoca in particolare «una indolenza e una pigrizia generalizzata nel fumatore abituale». Ecco un altro caso: «Un ragazzo diceva che non c’era alcuna fretta e che avrebbe potuto laurearsi anche in 10 anni, perché non voleva immergersi in una società malata affetta da una nevrosi collettiva». Però è andata a finire bene: «Fu efficace il mio rimprovero e rimase senza parole quando gli dissi che forse non aveva ben considerato che la sua giustificazione per lo scarso impegno poggiava sulle spalle incurvate dalla fatica dei suoi genitori». Ha riconosciuto che la sua teoria sulla società malata era «un bell’alibi per prendersela comoda e continuare a farsi le canne».

Spinelli sì, spinelli no. Cadono molti falsi miti. Alla fine le canne deludono: non determinano felicità, socializzazione, dinamismo ma esattamente il contrario. Causano depressione, incertezza, isolamento.

R.Ru.