Lettera a Francesca Mannocchi

Cara Francesca Mannocchi,

Francesca Mannocchi, La vignetta di Riccardo Mannelli pubblicata su Il Fatto

La vignetta di Riccardo Mannelli pubblicata su Il Fatto

tanti, con ragione e ragioni, sono indignati per la vignetta che Il Fatto, giorni fa, ti ha “dedicato”. Tu no, non ti senti offesa, o almeno non hai voluto dare la soddisfazione di mostrare di esserlo; in effetti è poco più di uno scarabocchio, non intacca in nulla la tua professionalità e grande capacità di raccontare fatti e situazioni, andando, tu e Alessio, nei posti dove le cose accadono.  

Ovviamente non è il caso di invocare limiti o censure. Figuriamoci se proprio io: in anni lontani mi sono beccato un’ottantina tra querele e denunce e una condanna a due anni e sei mesi senza condizionale per aver voluto dirigere Il Male che in quanto a sberleffi andava giù a colpi di clava (la condanna, l’unica, in seguito a querela, quando si dice il caso, presentata da un magistrato…). Satira e umorismo però, per essere tali, esigono “grazia” e “nobiltà” anche quando vogliono essere feroci. Sono qualità che si hanno dalla e per nascita: o le hai, o nessuno te le può dare. Semmai si può e si deve riflettere più in generale: oggi è toccato a te; prima a Elly Schlein, colpevole di quel suo “naso”; indimenticabili i rozzi riferimenti alla statura di Renato

Giorgio Forattini

Brunetta e prima ancora a Silvio Berlusconi. Quando si tratta di caricature ci vuole, appunto, “grazia”: l’aveva Giorgio Forattini, nei riguardi di Giovanni Spadolini o Giulio Andreotti, pur ritratti in modo irridente. L’aveva Vincino, scanzonato in quel suo tratto apparentemente infantile eppure così raffinato. L’aveva Pino Zac, graffiante come pochi… Anche loro “bastonavano”, ma una loro legnata equivaleva a una medaglia al merito. Non così si può dire di altri, che sopperiscono con villanìa e rozzezza. Non da ora, peraltro; dunque non è il caso di sprecare indignazione, ben altro tra quello che accade, la merita. Penso alla sequela di affermazioni dell’attuale ministro dell’Interno… Neppure vale la regola di un Andreotti che chiedeva all’autore l’originale della vignetta che la ritraeva. Quella che ti riguarda, non è offensiva; è “semplicemente” brutta, volgare. Non merita d’essere conservata. Con immutata stima e simpatia.