
Sergio Mattarella
Trattandosi del Presidente della Repubblica, è opportuno cominciare da notizie certificate. L’agenzia ANSA riferisce che il Presidente Sergio Mattarella ha incontrato al Quirinale – sede quanto mai ufficiale e istituzionale – il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in occasione del 208 anniversario della sua costituzione. Ha colto l’occasione per esprimere un pensiero radicato, lo ha già espresso in altre occasioni: «È drammatico il problema dei suicidi nelle carceri che da troppo tempo non dà segni di arresto: si tratta di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo. Deve essere fatto per rispetto dei valori della Costituzione, per rispetto del vostro lavoro e della storia della polizia penitenziaria».

Il carcere di Rebibbia
Il Presidente della Repubblica aggiunge che la Polizia Penitenziaria opera in «un panorama articolato e complesso. Delle funzioni che svolgete in conformità alla Costituzione e che non si esauriscono nella vigilanza. So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e professionalità il vostro impegno: impegno reso ancora più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario che è contrassegnato da una grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento. I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati, in palestra di addestramento al crimine, nei luoghi di senza speranza ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività oltre ad essere un obiettivo costituzionale».
Dunque: «Vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo».
È il passaggio “forte” del messaggio del Presidente. Messaggio più di sempre opportuno e necessario: giorni fa un sovrintendente del Corpo di polizia penitenziaria di 58 anni si è tolto la vita sparandosi nel parcheggio della Casa Circondariale di Secondigliano.

Elly Schlein
È il terzo operatore che dall’inizio dell’anno si suicida, oltre i 36 detenuti “ufficiali” dall’inizio dell’anno: segno evidente di una situazione carceraria che porta allo stremo. Con 16mila detenuti in eccesso e 18mila agenti mancanti. I carichi di lavoro sono insostenibili e le turnazioni di servizio si protraggono sino a 26 ore continuative; il lavoro straordinario non viene pagato o viene remunerato meno dell’ordinario, dunque un vero e proprio caporalato di stato.
Molteplici le ragioni che possono aver provocato il suicidio del sovrintendente. Dovrebbe comunque far riflettere (e di conseguenza agire e intervenire), il contesto in cui il suicidio è avvenuto: il carcere, con tutto il suo “corollario” di violenze, suicidi, tentati suicidi, atti autolesionistici e molto altro.
A questo punto forse, pur con tutte le cautele e le prudenze che il ruolo impone e che sono la cifra peculiare del carattere del Presidente, attivo teorico della moral suasion, qualche gesto concreto dovrebbe seguire ai richiami, peraltro frequenti, circa la situazione carceraria:
– Messaggio formale alle Camere, come peraltro nelle prerogative del Presidente.
– Simbolica, ma non circoscritta a qualche singolo caso, “grazia” a detenuti che non si siano macchiati di reati di sangue a cui resti qualche mese di carcere ancora da scontare (anche questa prerogativa del Presidente).
Quanto all’opposizione, e segnatamente: Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli, Calenda, Renzi: quando, su questo tema, mostreranno di esserci? Quando, finalmente, batteranno il proverbiale colpo? È troppo chiederlo?