ll “no” molte volte fa bene

Telemaco e Penelope – Museo di Chiusi

Viviamo un tempo in cui il “no” è ormai avversato, anzi spessissimo si rifugge dal “no”. I protagonisti sono due categorie umane: il giovane ragazzo/adolescente e il maturo. Poi, in particolare, si dividono la scena due sub-categorie: il figlio ragazzo/adolescente e il genitore.
La trama è sempre la stessa: il figlio chiede e il genitore non è capace di dire di “no”, come se avesse paura di procurare al figlio un trauma con la negazione della richiesta o come se non volesse che la propria coscienza ne venisse turbata.
Eppure il “no” molte volte fa bene, sia a chi lo pronuncia, sia a chi lo riceve, perché fortifica entrambi.
L’abitudine a dire e ricevere un “no”, purché frutto di discernimento e non di posizioni apodittiche o umorali o dettate dal caso e dal momento, consente la formazione di un carattere giusto, equilibrato e, non bisogna avere paura di dirlo, forte.

Abitudine al no, Ulisse e le Sirene

Ulisse e le Sirene – British Museum Londra

Inoltre, l’abitudine al “no” consente di superare l’emozione spiacevole della negazione ed a volte anche del rifiuto: fa sopportare e rispettare la negazione dell’amata o dell’amato, del dover rimanere a casa, del mancato acquisto dell’ultimo modello di telefono cellulare, della punizione perché si è fatta una sciocchezza o perché non si è compiuto il proprio dovere.
L’abitudine al “no” fa sopportare le problematiche lavorative, i richiami scolastici e qualsiasi altra situazione di rapportualità umana.
Insomma, un “no” pronunciato e ricevuto per una ragione giusta non ha mai fatto male ad alcuno e, anzi, costruisce e fortifica il carattere del ragazzo e del giovane uomo, impedendogli di “perdere la testa” e di fare del male a se stesso ed agli altri nel caso in cui subisca la negazione.
Ma fortifica anche il genitore, l’educatore, l’insegnante, che non devono essere “amici” del ragazzo/adolescente, ma esempi autorevoli a cui ispirarsi nel presente e nel futuro.
Il “no” fa parte della vita, impariamo a dirlo ed a riceverlo: fa bene a tutti.