Maurizio Lupi. L’8% dei voti nelle elezioni comunali di Genova, lo 0,89% nelle politiche del 2022. Noi Moderati, il suo piccolo partito alleato di Meloni, Salvini e Tajani, fa faville nel capoluogo ligure: a sorpresa fa boom, supera la Lega e Forza Italia, tallona Fratelli d’Italia. Lupi è il solo a mantenere botta in un centro-destra devastato dalla sconfitta a Genova per mano del centro-sinistra.

Maurizio Lupi
Qualcuno come Don Abbondio nei Promessi Sposi potrebbe domandarsi: «Carneade! Chi era costui?». Maurizio Lupi è sconosciuto al grande pubblico ma è una vecchia conoscenza dei giornalisti parlamentari. Lupi, 65 anni. è un centrista a tutto tondo, la sua bandiera è la moderazione, la stessa di Tajani. È lo specchio fedele del suo partito anche nel nome di Noi Moderati. All’inizio degli anni Novanta è nella Dc di Milano, la sua città, un attimo prima del crollo della Prima repubblica con Tangentopoli, cattolico viene dalle file di Comunione e Liberazione. Nella Seconda repubblica aderisce a Forza Italia di Silvio Berlusconi, poi si allontana con il Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano, quindi approda nel centro-sinistra con Alternativa Popolare. Dura poco, torna nel centro-destra di Berlusconi alleandosi con altri centristi fino a fondare Noi Moderati, del quale è il capo.
Canta l’affermazione di Genova con moderazione. Premette: la sconfitta di Genova del centro-destra «pesa». Ma «per quanto riguarda noi c’è grande soddisfazione perché a Genova Noi Moderati prende l’8%, supera la Lega e Forza Italia» e la candidata di Noi Moderati Ilaria Capua è «la più votata di tutti i partiti a Genova». Ora lavora alle prossime elezioni regionali e non sull’ancora lontano appuntamento del voto politico.

Salvini, Berlusconi, Meloni e Lupi in un comizio a piazza del Popolo a Roma
Il segreto del suo boom genovese? Da tempo predica: niente demagogia. Ma invece responsabilità, pragmatismo, compromesso, mediazione, iniziative per il bene comune. Il bene comune è da perseguire anche sfidando l’impopolarità. In una intervista al Corriere della Sera ricorda le proteste di cittadini e dei negozianti per i disagi dei cantieri perché quando «ero ministro dei Trasporti e prima assessore all’Urbanistica a Milano, decidemmo di costruire la linea 4 della metropolitana». Ma c’è stato dialogo con i cittadini e «siamo andati avanti, collegando Linate, il mondo, e le periferie come Giambellino e Lorenteggio… Oggi si capisce quanto quella scelta abbia reso, quanto quei quartieri siano migliorati e riqualificati». Predica pragmatismo e responsabilità anche in politica estera: indica la necessità di coniugare l’europeismo con la difficile alleanza dei nuovi Stati Uniti di Trump.
Elly Schlein gioisce per la vittoria del centro-sinistra nelle amministrative e, in particolare, a Genova: «Uniti si vince…il centro-destra esulta per i sondaggi, noi vinciamo le elezioni». Il centro-destra sempre più diviso smorza il significato della consultazione amministrativa. «Le elezioni nelle città non sono un test per il governo», sembra essere la linea di Giorgia Meloni.
Il grande successo di Lupi è un messaggio incoraggiante per i progetti di tutti i centristi: da Forza Italia di Tajani ad Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi. C’è chi è collocato nel centro-destra, chi nel centro-sinistra, chi potrebbe pensare a nuove, future aggregazioni moderate. Il leghista Edoardo Rixi dice sul voto di Genova: «È il segno di una voglia di cambiamento». Chissà se si riferisce solo alla netta vittoria di Silvia Salis, la candidata del centro-sinistra.