Dazi al 50% contro l’Unione Europea. L’ultima minaccia verso l’Europa è difficile da disinnescare. Trump cerca clienti e non più paesi alleati, notò per primo Rino Formica. L’analisi raffinata a molti sembrava quantomeno azzardata se non sbagliata. L’esponente storico del Psi di Bettino Craxi parlava all’inizio di gennaio, poco prima dell’insediamento di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America.

Rino Formica
L’ex ministro delle Finanze e dei Trasporti sosteneva: «…dal 1945 sino a poche settimane fa siamo stati dentro un’alleanza politica e strategica con gli Stati Uniti, ma ora l’America di Trump non vuole più alleati. Vuole clienti dei loro affari: è una grande novità, che spiega la nuova stagione».
I fatti danno ragione a Rino Formica, 98 anni di età, lucidissimo. Trump non è semplicemente imprevedibile e inaffidabile. Va a caccia di affari, non esistono più regole da rispettare. Va in Arabia Saudita e ristabilisce una forte intesa economica spazzando via i contrasti degli ultimi anni nei quali cercava d’inserirsi Vladimir Putin. Va per le spicce con Mohammad bin Salman visto come un autocrate da Joe Biden. A Riad incontra il principe ereditario dell’Arabia Saudita e accarezza le vanità dell’uomo forte della monarchia saudita: «…nessuno è più forte di lui, mi piace molto. Tu mi piaci troppo davvero». Subito dopo annuncia grandi intese economiche: accordi di vendita di prodotti statunitensi (dalle armi agli aerei, dall’intelligenza artificiale ai servizi digitali) per migliaia di miliardi di dollari. In più comunica accordi per investimenti sauditi negli Usa per centinaia di miliardi di dollari. Riad è un ricco cliente: è il primo esportatore al mondo di petrolio.
Una musica ben diversa suona con l’Europa. Prende di petto soprattutto l’Unione Europea: minaccia il disimpegno dalla Nato nella difesa del continente, alza la ghigliottina dei super dazi. Prima parla di tariffe del 20% sulle importazioni da Bruxelles, poi le riduce al 10% in attesa dei negoziati, adesso addirittura minaccia di aumentare i dazi al 50% dal primo giugno facendo crollare le Borse. Lancia una linea oltranzista: «Non cerco un accordo con l’Unione europea». Lascia pochi margini per un’intesa: «È molto difficile avere a che fare con l’Unione Europea, formata con l’obiettivo di approfittarsi degli Stati Uniti sul commercio». I contrasti saranno superati? Risponde: «Vediamo che succede». L’uomo alla guida della prima super potenza del mondo fa la vittima con gli storici alleati democratici europei.

Donald Trump ed Emmanuel Macron
Trump è alla disperata ricerca di risorse per finanziare il gigantesco debito pubblico statunitense avviato proprio da lui nella sua prima presidenza nel 2017. È un fardello finanziario che fa rischiare la bancarotta a Washington perché Trump vuole tagliare ulteriormente le tasse agli alti redditi e alle imprese con la nuova legge di bilancio all’esame del Senato (alla Camera dei rappresentanti è passata per un soffio). Però manca una copertura delle spese. Non a caso Moody’s, S&P e Fitch declassano il debito pubblico americano levandogli la tripla A. Così ledono l’affidabilità del rimborso dei titoli del debito Usa, salgono ancora i tassi d’interesse delle emissioni e il dollaro precipita sui mercati internazionali.
I super dazi al 50%, come quello delineato per l’Europa, non sono la strada giusta per puntellare la stabilità del debito pubblico e per restituire slancio alle merci americane. Se i prodotti non sono competitivi le tariffe alle importazioni fanno cilecca e causano solo inflazione.
In più mandano in bestia i paesi alleati, come l’Europa, ora considerati come dei clienti. I guai per il presidente populista americano potrebbero peggiorare e di molto. I paesi dell’Unione Europea, nel loro complesso, hanno superato il Giappone e la Cina e ora detengono in cassaforte la maggior parte del debito pubblico Usa. Già è partito un segnale di una fuga di capitali. Sono cominciate le vendite dei titoli del Tesoro Usa. Risultato: il dollaro scende e l’euro sale. Ma se le vendite diverranno consistenti allora gli Usa e la loro moneta possono rischiare il tracollo.