La società dello spettacolo

La societè du spectacle. Questo è il titolo di un saggio, oggi molto dimenticato, del filosofo francese Guy Debord, morto suicida. Questo studio, difficilissimo da leggere, è stato scritto nel 1965 e vuole dimostrare che il capitalismo era già ‘la società dello spettacolo’.

La società dello spettacolo, L'incontro tra Zelensky, Trump e Vance alla Casa Bianca

L’incontro tra Zelensky, Trump e Vance alla Casa Bianca

Mi sembra che la sua intuizione si sia puntualmente verificata e vorrei citare alcuni esempi, anche se ce ne sarebbero migliaia, in questo nostro tempo di confusione. L’informazione della politica e dei media presenta oggi due caratteristiche fondamentali: da un lato dilata spaventosamente l’informazione e dall’altro mischia, volontariamente o involontariamente, i fatti con ipotesi ed opinioni. Mi rendo conto che questo avvenga per ragioni di marketing: si attraggono più lettori se si parla spesso e a lungo di uno stesso fatto, di una stessa situazione e inoltre perché serve ai media e ai talk show parlare sempre e più a lungo di qualcosa (anche se alcuni osservatori pensano che a volte lo si faccia per non parlare di qualcos’altro).
Siccome però l’informazione si rivolge, o dovrebbe rivolgersi, a tutti i cittadini, anche a coloro che sono meno acculturati sui vari temi di cui si tratta, viene il sospetto che una informazione così possa diventare manipolatoria, o quanto meno generi più confusione che certezze.
C’è stato uno sfogo senza precedenti sull’incontro a Washington tra Zelensky, Trump e Vance. È stato seguito da un coro di commenti su come il Presidente e il suo Vice avessero umiliato il povero Zelensky. Pochissimi ricordano che quel colloquio, per violento e maleducato che fosse, ha fatto in modo che Zelensky passasse da un consenso del 30/35% nel suo paese, a una approvazione di più del 70% degli Ucraini. Se le due informazioni fossero date insieme, forse si capirebbe chi ha vinto e chi ha perso, se Trump avesse voluto – ma questa è una ipotesi – sminuire Zelensky per portarlo sulle posizioni di Putin, avrebbe certamente sbagliato strategia.
Papa Francesco è morto e abbiamo assistito alle previsioni più disparate su chi sarebbe stato il nuovo Papa. Niente di male che si pensasse a uno dei tre papabili italiani, o ad altri cardinali, ma per fortuna lo ‘Spirito Santo’ li ha orientati diversamente. Non è bastato. Esperti e giornalisti hanno spulciato la vita di Robert Prevost per vedere che Papa era stato eletto, cosa pensava e cosa avrebbe fatto. E giù ipotesi, di ogni tipo, dopo i suoi primi interventi dal balcone del palazzo apostolico e dopo l’omelia della prima messa. Dicono in molti che continuerà sulla linea di Francesco ma altri fanno notare che cercherà di conciliare quella linea con un approccio più ‘conservatore’, dimostrato dall’indossare i paramenti tradizionali e andare a risiedere nel Palazzo Apostolico.

Colloquio tra Trump e Zelensky nella Basilica di San Pietro

Un formidabile interesse ha suscitato che Trump e Zelensky, al funerale del Papa, fossero seduti in due sedie una accanto all’altra. Un incredibile segnale diplomatico, un incredibile riavvicinamento: ma quale? Certo una vera strategia diplomatica reale mi sembra difficile da discutere al funerale di un Papa!
La verità è forse da ricercare nelle molte e contraddittorie dichiarazioni del Presidente americano. Quando, per esempio, ha istituito dazi doganali contro la Cina, poi subito ridotti praticamente a quelli di prima, perché probabilmente qualcuno gli aveva fatto notare che sarebbero stati enormemente dannosi per l’economia americana.
La creazione di un luogo di detenzione in Albania per i migranti irregolari, fortemente voluto da Giorgia Meloni, è stata vanificata dai tribunali italiani, perché si sapeva benissimo che quella misura doveva essere giudicata dalla corte della UE, che ancora non lo ha fatto. E, sempre tornando a Trump, stiamo assistendo all’annullamento di molti dei suoi ordini esecutivi, quelli più folli e inefficaci, grazie ai tribunali americani. Quando il Presidente ha deciso di cancellare USAID, la cooperazione allo sviluppo americana, ed ha cacciato da un giorno all’altro migliaia di funzionari pubblici, nessuno, sulla stampa soprattutto italiana, ha fatto notare che un provvedimento simile gli avrebbe creato feroce ostilità da parte di coloro che avevano perso il posto di lavoro: tutte persone che hanno certamente nei cassetti documenti e rapporti ‘delicati’ e che avevano instaurato nel tempo contatti importanti con colleghi americani o stranieri. Una vendetta è arrivata subito: un giornalista è stato invitato per email a una segretissima riunione sulla strategia militare contro gli Houti e, anche se essa era stata già realizzata, si comprende facilmente quale sia l’atmosfera che Trump ha creato con la distruzione dell’apparato burocratico americano.

Elon Musk e Donald Trump

Non credo sia necessaria una grande esperienza, una grande conoscenza degli apparati politici, per rendersi conto che l’obiettivo di Trump e di molti populisti, non è quello di ottenere misure efficaci ma esclusivamente di dare in pasto ai social media misure eclatanti, a prescindere dal loro reale effetto: tanto chi legge i social media raramente confronta le notizie con quello che succede dopo.
I populisti si comportano così perché, grazie al web, possono privilegiare la propaganda momentanea e occasionale, rispetto a visioni e strategie politiche che potrebbero cambiare le cose, persino secondo le loro visioni. Proprio nelle ultime ore si lancia l’idea che il negoziato Russo-Ucraino, fallito a Istanbul, potrebbe essere condotto in Vaticano. Ma interessa il turismo diplomatico o un negoziato comincia soltanto quando l’aggressore pensa che non otterrà più molto con la violenza?
Però l’informazione, la gran parte dei giornali importanti e delle TV, non tutti certo, si allineano a questa prassi populista, dando risalto ad ogni parola di questo tipo di leader, con grandi commenti e analisi e mischiando fatti e opinioni.
Mi rendo conto che questa informazione sia anche condizionata da esigenze di marketing, cioè di parlare di tutto quello di cui parlano gli altri e che sembra essere d’attualità. Però è impossibile non osservare che questa informazione occasionalistica e grandemente amplificata, genera soprattutto confusione e incertezza contribuendo a creare paure e insicurezze.
Per fortuna esistono però fonti informative più piccole e meno note dei grandi giornali e dei talk show televisivi, come Sfoglia Roma, che possono aiutare molto in questa confusione e crescente disinformazione.
Spero che opteremo sempre di più per le molte fonti attuali di informazione alternativa, ma prima dovremo renderci conto del fatto che i media e le fonti più tradizionali, sono diventati sempre più inaffidabili, molto più vicini allo spettacolo che alla realtà.