
Pedro Nuno Santos
Crollo del Partito socialista, che perde 5 punti e scende al 23 per cento dei voti, il peggior risultato dagli anni Ottanta. Vittoria del centrodestra con Alleanza democratica, la coalizione del premier uscente Luis Montenegro, che guadagna 3 punti e si conferma primo partito portoghese. Balzo in avanti di Chega, il partito di estrema destra fondato da André Ventura, che sfonda il muro del 20 per cento e con il suo 22,5 per cento è ormai a un soffio dai socialisti. Questo il risultato delle elezioni politiche portoghesi di domenica 18 maggio, il terzo voto anticipato in tre anni.
Il primo dato è la catastrofe del Ps guidato da Pedro Nuno Santos, che ha già rassegnato le dimissioni da segretario. Scelta obbligata, considerando che un paio d’anni fa, per la precisione a gennaio del 2022, il Partito, allora guidato da Antonio Costa, aveva vinto le elezioni conquistando la maggioranza assoluta con il 41 per cento dei voti. Insomma, il Ps è uscito dalle urne quasi dimezzato in meno di un triennio.
Il secondo dato sorprendente del voto di domenica 18 maggio è che Luis Montenegro, leader del Psd e premier uscente, non ha pagato pegno per l’azzardo con cui ha imposto le elezioni anticipate dopo appena un anno alla guida di un governo di minoranza.

Luìs Montenegro
È successo a marzo scorso, quando, finito nel mirino dell’opposizione che lo accusava di conflitto d’interessi per una società di consulenza intestata a moglie e figli, ha deciso di evitare il tritacarne di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività dell’azienda di famiglia e ha presentato una mozione di fiducia sul governo. Che naturalmente la maggioranza del Parlamento ha bocciato, provocando le dimissioni del governo, lo scioglimento dell’Assemblea legislativa e le elezioni anticipate.
A questo punto il segretario socialista ha pensato bene di impostare la sua campagna elettorale sulla questione morale e sul conflitto d’interessi di Montenegro. Mossa azzardata, perché dopo pochi giorni – sondaggi alla mano – è parso subito evidente che la maggioranza degli elettori portoghesi non considerava moralmente inattaccabile nessuno dei leader politici portoghesi e anteponeva all’etica di un primo ministro, la stabilità del suo governo e la capacità di affrontare i problemi quotidiani: salari, salute, sicurezza, eccetera.

André Ventura
Quindi la campagna elettorale socialista andava impostata su una proposta e su un progetto. Cosa che evidentemente non è stata, anche se Santos nei suoi ultimi comizi ha cambiato registro cercando di porre in primo piano cose più concrete. Evidentemente non è bastato.
Intanto Montenegro rafforzava gli appelli per un voto utile alla sua coalizione, rivolgendosi agli elettori stanchi della frequenza delle elezioni. Associando la coalizione di centro-destra alla stabilità politica, il leader socialdemocratico accusava poi l’opposizione di essere «distruttiva» e di aver «fatto dell’instabilità uno stile di vita». E alla fine ha vinto.
Come ha vinto, anzi stravinto il leader di Chega, Ventura, che ha raggiunto il 22,5 per cento, guadagnando altri cinque punti rispetto al 2024 quando era già balzato al 18,8%. A questo punto, un terzo partito oltre il 20 per cento significa la fine del bipartitismo portoghese. Quello sinistra socialista-destra moderata, che dalla Rivoluzione del 25 aprile 1975 ad oggi, si è alternato al governo segnando la vita politica democratica in Portogallo.