Acquedotti dei consoli
e marane di Roma

Fosso Formicola nella Riserva Naturale della Marcigliana a Roma

Con il termine marrana (o marana) vengono indicati, nella campagna romana e anche nel Tavoliere delle Puglie, i fossi e i piccoli corsi d’acqua che attraversano zone suburbane, o territori pianeggianti o collinari.
Il termine sembra derivi da Ager maranus, zona nei pressi della via Appia, dove scorreva il fosso dell’Acqua Mariana, e passò poi a indicare tutti i fossi romani.
La denominazione Acqua Marrana non compare prima del XV secolo e nel Medioevo veniva indicata come Rivus Papati. La sua storia infatti risale al Medioevo e fin da allora esisteva un organismo di gestione delle acque, che all’inizio appartenne alla Basilica di S. Giovanni e poi nell’800 divenne un consorzio a gestione autonoma.

Acquedotto romano a ridosso della via Tiburtina

L’antica Roma era servita da un sistema di undici acquedotti che ne facevano la città meglio fornita del mondo antico (13 metri cubi al secondo contro i 15 di oggi e i 12 del 1970). Ma i Goti di Vitige (539 d.C.) durante il loro assedio tagliarono gli acquedotti per impedire l’approvvigionamento idrico della città, così queste importanti strutture andarono decadendo.
L’Acqua Marana, nonostante le varie traversie dei secoli, rimane tuttora funzionante.
Nasce nei pressi della Valle Molara di Squarciarelli, a Grottaferrata, presso le sorgenti utilizzate dagli acquedotti dell’Aqua Julia e del fiume Cabra, giunge presso Roma da un lato per mezzo di un cunicolo che trovava sbocco presso S. Maria in Cosmedin, e all’altro lato scorre a cielo aperto.
Con l’arrivo dei barbari e le loro distruzioni, Roma era servita solo dall’Acquedotto Vergine, e parzialmente dagli Acquedotti Traiano e Marcio-Antoniano. Fu allora necessario rifornirsi dalle antiche fonti naturali presenti lungo i colli.

Marana, Alberto Sordi fa il bagno nella marana nel film "Un giorno in pretura"

Alberto Sordi fa il bagno nella marana nel film “Un giorno in pretura”

Papa Callisto II nel 1120, per risolvere il problema fece convogliare i numerosi ruscelli dei colli Albani all’interno del fosso dell’Acqua Mariana, per aumentare la forza motrice dei mulini e per poter irrigare i campi.
Il percorso iniziale utilizzava un fosso preesistente detto dell’acqua Crabra e prendeva le sue acque da Squarciarelli e dalla fonte La Preziosa, tra Marino e Grottaferrata, che rifornivano gli antichi acquedotti romani Tepula e Julia. Il canale seguiva gli antichi acquedotti e scendeva verso Roma. A Morena, vicino a villa dei Centroni, tramite una diga quest’acqua veniva convogliata in un condotto sotterraneo dell’antico acquedotto Claudio. Uscito allo scoperto, attraversava la tenuta di Roma Vecchia, dove formava un laghetto con pesci. Quindi proseguiva verso Roma, attraversava la via Tuscolana a Porta Furba, passava per via del Mandrione e giungeva a Porta di San Giovanni, formando un laghetto. Costeggiava poi le mura, dove ora è via Sannio, entrava in Roma a porta Metronia, percorreva l’odierna Passeggiata Archeologica, attraversava il Circo Massimo e si gettava nel Tevere accanto alla Cloaca Massima.
Oggi il suo tracciato, in seguito all’urbanizzazione, è completamente cambiato. Così all’altezza di Roma Vecchia è stato deviato e ora confluisce nell’Almone.
L’Acqua Marana appare ora come una vera e propria fogna a cielo aperto soprattutto nel territorio di alcuni comuni (Grottaferrata, Marino e Ciampino) a causa degli scarichi abusivi. Sarebbe auspicabile bonificare le zone più inquinate e restaurare il percorso dell’Acqua Marrana, magari creando un’area alberata protetta.