Usa-Europa spintonano
Putin alla tregua

Vladimir Putin

Putin sembra mettere da parte i tempi infiniti. Uno spiraglio per una tregua in Ucraina sembra aprirsi improvvisamente sotto gli “spintoni” di Trump. Il presidente russo si presenta all’una e mezza di notte per un messaggio televisivo alla nazione. Premette: «Buona sera, e scusate per l’ora tarda». Ufficialmente il Cremlino attribuisce la dichiarazione notturna ai ritardi nei colloqui con i capi di Stato dei 27 paesi amici, arrivati a Mosca il 9 maggio per festeggiare l’80° anniversario della vittoria sul nazismo.

Ma la notizia riguarda l’Ucraina. Vladimir Putin propone negoziati diretti con Kiev a Istanbul dal 15 maggio. È una grande novità. Finora aveva sempre respinto ogni ipotesi di negoziato diretto con Kiev considerando illegittimo il governo di Volodymyr Zelensky. A febbraio e marzo i delegati statunitensi hanno trattato separatamente in Arabia Saudita con i diplomatici russi e ucraini.

Spiraglio per una tregua in Ucraina, Vertice della "coalizione dei volenterosi" europei con Zelensky a Kiev

Vertice della “coalizione dei volenterosi” europei con Zelensky a Kiev

Donald Trump ha avanzato a Mosca e a Kiev la sua proposta di tregua di 30 giorni ma il progetto è rimasto al palo perché è stato accettato solo da Kiev e non da Mosca. Ora invece la situazione sembra cambiare. Lo “zar” dice nel suo messaggio televisivo guardando i suoi foglietti di appunti: «Siamo intenzionati a negoziati seri con l’Ucraina, un obiettivo che richiede la fine del conflitto, per stabilire una pace lunga e durevole».

Si può aprire lo spiraglio per una tregua in Ucraina. Tuttavia le distanze sono ancora forti. L’Ucraina, gli Usa e i paesi europei della “coalizione dei volenterosi” (Regno Unito, Germania, Francia, Polonia) chiedono i negoziati e una tregua incondizionata di 30 giorni comprendente un cessate il fuoco (finora il Cremlino ha concesso solo due tregue di pochi giorni a cavallo della Pasqua e della festa per la vittoria contro il nazismo). Keith Kellogg, il negoziatore americano considerato finora molto vicino alle posizioni di Mosca, è netto: «Come ha ripetutamente affermato il presidente Trump, fermate le uccisioni! Prima un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni e, durante questo periodo, avviate discussioni di pace globali. Non il contrario».

Donald Trump e Volodymyr Zelensky

Putin deve fare i conti con il ricompattamento del fronte degli alleati occidentali. Il premier britannico Keir Starmer manda un preciso messaggio: «Noi chiamiamo Putin ad accettare subito. Se è serio sulla pace, deve rispondere senza se e senza ma, occorre che dimostri nei fatti la sua disponibilità a chiudere la guerra». Zelensky conferma la disponibilità al dialogo diretto con la Russia «in ogni formato e nel contesto della tregua, che noi abbiamo già accettato da tempo». Si aspetta «un cessate il fuoco completo» a partire da oggi lunedì 12 maggio. Annuncia: «E aspetterò Putin in Turchia giovedì»,15 maggio.
Putin rischia di perdere il buon rapporto instaurato con il presidente Usa che è arrivato perfino ad addossare a Zelensky la colpa della guerra in Ucraina. I tanti no del presidente della Russia, condizionati o meno alla tregua, hanno fatto infuriare Trump che nel frattempo ha siglato un accordo con Kiev sullo sfruttamento delle terre rare ucraine. L’inquilino della Casa Bianca ha più volte detto di essere «molto arrabbiato» con Putin. Ha costruito discreti rapporti con Zelensky in un colloquio a San Pietro poco prima dei funerali di papa Francesco. Ha ripreso a fornire aiuti umanitari e militari a Kiev e ha minacciato tariffe secondarie «su tutto il petrolio che esce dalla Russia». Ma già adesso sono guai seri per il Cremlino: il petrolio, la maggiore risorsa russa, è sprofondato da 80 a 60 dollari a barile per la guerra dei dazi scatenata dal presidente americano. E i molteplici segnali di recessione economica internazionale deprimono ulteriormente i prezzi con il calo della richiesta mondiale di greggio.