Aquileia, la roccaforte
di Roma anti barbari

La Via Postumia, l’antica strada consolare romana che collegava Genova ad Aquileia, tagliava da ovest ad est la Pianura Padana per mille chilometri. All’inizio aveva una funzione militare di “prima linea” con l’Italia del nord e l’Europa ancora da conquistare. Poi ebbe anche una grande funzione commerciale. Oggi il percorso della Via Postumia alle volte non si sovrappone a quello antico, fioccano le iniziative di piste ciclabili. Ce ne parla Maria Luisa Berti.

La città di Aquileia, Rovine romane di Aquileia

Rovine romane di Aquileia

Aquileia, oggi comune in provincia di Udine, in epoca romana era una città molto grande, che contava probabilmente oltre 200.000 abitanti e si estendeva da Palmanova a Grado tra caseggiati e baracche. Si trovava vicino al mare, in un’area pianeggiante, punto d’incontro tra varie popolazioni. Contribuirono al suo sviluppo la costruzione di un’importante porto sul fiume Natissa e lo snodo delle più importanti strade dell’epoca: la Via Postumia, la Via Annia, la Via Gemina, la Via Iulia Augusta e la Via dell’Ambra. L‘ambra, una preziosa resina fossile, veniva trasportata dai suoi luoghi d’origine, il Mar Baltico e il Mare del Nord, verso il Mar Mediterraneo, in particolare verso l’Italia adriatica, dal delta del Po al Piceno.
Aquileia fu fondata nel 181 a.C. come colonia romana dai triumviri romani Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio, mandati dal Senato per contrastare l’avanzata dei barbari che minacciavano i confini orientali d’Italia. Divenne base militare per le campagne contro i popoli vicini, fra cui gli Istri e i Carni, poi servì come base per l’espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3.500 fanti seguiti dalle rispettive famiglie

La città di Aquileia, Resti del porto fluviale di Aquileia

Resti del porto fluviale di Aquileia

Fu capitale della X regione augustea e metropoli della Chiesa cristiana. Romanizzata la regione, la città divenne municipio dopo l’89 a.C. e si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie. Durante l’inverno tra il 59 ed il 58 Giulio Cesare pose i suoi accampamenti circum Aquileiam, intorno ad Aquileia da dove richiamò due legioni per affrontare gli Elvezi. Grazie a Cesare, Aquileia divenne un importante centro politico-amministrativo e commerciale.
Dal 165 al 189 dopo Cristo anche Aquileia fu colpita da una pestilenza diffusa nell’Impero, probabilmente un’epidemia di vaiolo, conosciuta con il nome di Peste Antonina o “peste di Galeno”, che durò circa 15 anni e che, secondo alcune fonti, avrebbe fatto 5.000.000 di vittime, cambiando la storia di Roma in età imperiale.

Statua di Giulio Cesare a Rimini

Gli apprestamenti difensivi, potenziati fra il II e il III secolo, le permisero di superare gli assedi dei Quadi e dei Marcomanni (170) e dell’imperatore Massimino il Trace, sceso in Italia dalla Pannonia con l’esercito (nel 238), ma la città di Aquileia, dove contava di fare approvvigionamenti, gli chiuse le porte. Rutilio Crispino e Tullio Menofilo, incaricati dal Senato di organizzare la difesa (bellum Aquileiensis), rinforzarono le mura e fecero provvista di cibo e acqua in quantità. Il lungo assedio sfiancò i soldati che uccisero Massimino, accolsero gli inviati da Aquileia e riconobbero per acclamazione gli imperatori scelti dal Senato.
Nel 300 l’imperatore Massimiano si stabilì nei palazzi imperiali di Mediolanum e Aquileia ed in queste città fece erigere costruzioni di enormi proporzioni tanto da farle apparire come una sorta di “seconda capitale”.
Nonostante la crisi del III secolo, la città, sede di numerosi uffici e istituzioni autorevoli, risultava alla morte dell’imperatore Teodosio I (395), la nona città dell’Impero e la quarta d’Italia, dopo Roma, Milano e Capua.
Nel IV-V secolo dopo Cristo si intensificarono le presenze imperiali con molti scontri sanguinosi tra imperatori, usurpatori e pretendenti a tale carica.

Con l’avvento del cristianesimo, predicato secondo la tradizione dall’apostolo San Marco, in città ci furono molti martiri. Dopo la libertà di culto, sancita dall’Editto di Costantino, il vescovo Teodoro (m. 319 circa) creò un grande centro per il culto, composto da tre aule mosaicate, che poi diventerà il primo nucleo della futura Basilica della città. I vescovi di Aquileia crebbero di importanza e contribuirono allo sviluppo del cristianesimo e alla lotta contro l’arianesimo controllando una ventina di diocesi in Italia e una decina oltre le Alpi.

Interno della Basilica di Aquileia

Aquileia resistette alle ripetute incursioni di Alarico (401, 408) ma non ad Attila che, grazie al crollo di un muro della fortificazione, riuscì a entrare nella città il 18 luglio del 452, la devastò, massacrò o fece schiava gran parte della popolazione e, si dice, spargesse il sale sulle sue rovine. Alla figura di Attila è legata la leggenda sul tesoro di Aquileia, sepolto per evitare che fosse depredato.
Con la caduta dell’Impero Romano e le incursioni barbariche, il territorio di Aquileia subì devastazioni e divisioni; solo la Chiesa sopravvisse e acquistò un’importanza sempre maggiore, come evidenziato dalla costruzione della grande Basilica, il più antico edificio di culto cristiano dell’Italia nord-orientale, che mantiene ancora le forme dell’XI secolo.
Della città romana rimangono la zona portuale e le grandi strutture pubbliche dei Templi e del Foro. I reperti sono sparsi un po’ ovunque ad Aquileia, così come i resti delle mura e la necropoli. Il Foro Romano risale al II sec. d.C. e fu scoperto nel 1934; nella sua piazza si ergevano la basilica civile, le botteghe e i lunghi porticati ricoperti di marmo e statue. Oggi sono visibili una parte del colonnato e dei portici e i pavimenti della piazza e della basilica civile, cioè il tribunale romano. Ai lati della piazza si trovavano le tabernae, le botteghe romane, mentre a nord c’era il Comitium (municipio) e il Macellum (mercato).

Attila – Il Giornale Biblioteca Storica

Il sepolcreto romano di Aquileia, l’unico ritrovato in zona, era una necropoli usata dal I al IV secolo, con cinque recinti che appartenevano ad altrettante famiglie, con are, sarcofagi, iscrizioni e statue. La maggior parte dei reperti è custodita presso il Museo Archeologico di Aquileia.
Risale al I secolo l’antico porto fluviale sul fiume Natissa, che oggi è un rigagnolo, ma all’epoca era largo 48 metri ed era costeggiato da due file di banchine di cui solo una è visibile, l’altra è stata interrata.
È possibile in parte visitare anche il macellum, le terme, il mausoleo, i complessi residenziali, le mura difensive, il sepolcreto romano, il circo e l’anfiteatro insieme agli scavi del porto fluviale sul Natissa, con magazzini e banchine. Decentrati rispetto al centro si trovano invece il Battistero e la Basilica Patriarcale, risalente all’anno 1000, con i suoi mosaici del IV secolo.
La maggior parte dei reperti romani e paleocristiani rinvenuti sono visitabili presso i tre musei cittadini: il Museo Archeologico Nazionale, il Museo Paleocristiano e il Museo Civico del Patriarcato.
Anche se gli scavi non hanno ancora riportato alla luce tutte le rovine di Aquileia romana e paleocristiana, quelle ritrovate sono una testimonianza dell’importanza di questa città e della grandezza della civiltà romana.
La via Postumia, come le altre vie consolari, testimonia la grandezza della civiltà romana. Queste strade, infatti, servivano per controllare i territori, conquistati con guerre crudeli, come sono sempre le guerre, ma favorirono i commerci con altri popoli, servirono ad espandere la cultura romana e anche quella dei popoli assoggettati.

Quinto articolo – Fine