I dittatori temono
parole e pensieri

Dittatori, Adolf Hitler

Adolf Hitler

«Ecco i dittatori sui loro piedestalli, circondati dalle baionette dei loro soldati.
Sono protetti da ogni lato da masse di uomini armati, cannoni, aerei, fortificazioni.
Si vantano e si gloriano davanti al mondo.
Nel cuore, però, hanno un timore inespresso, temono le parole e i pensieri.
Nonostante li vietino, parole e pensieri sono potenti e li atterriscono» (Winston Churchill, 1938).

Sotto una dittatura è l’anelito di libertà che scuote la coscienza dei testimoni coraggiosi, il cui esempio, all’occhio del tiranno di turno, è pericolosissimo perché può infettare i sudditi silenti e inerti.

Ed infatti, i dittatori e dittatorelli in giro per il pianeta (qualcuno un po’ più serio, altri, invece, per la loro trasudante modestia ricordano il grottesco personaggio interpretato da Charlie Chaplin) sanno che non potranno piegare tutte le menti e ciò li atterrisce sino a terrorizzarli, costringendoli a incubi perenni in cui un demone, che ha il corpo del caprone ma il volto dei testimoni coraggiosi, usa la parola come un piccone e polverizza il loro potere.

Parola e pensiero critico sono armi formidabili e non ci sono “cerchi magici” vicini o lontani, retorica di regime, mezzi di comunicazione e minacce che tengano: è sufficiente usarli perché la tirannide sia distrutta dal maglio battente e libero dei testimoni coraggiosi.