Il rebus della Via Postumia
oltrepassata Oderzo

La Via Postumia, l’antica strada consolare romana che collegava Genova ad Aquileia, tagliava da ovest ad est la Pianura Padana per mille chilometri. All’inizio aveva una funzione militare di “prima linea” con l’Italia del nord e l’Europa ancora da conquistare. Poi ebbe anche una grande funzione commerciale. Oggi il percorso della Via Postumia alle volte non si sovrappone a quello antico, fioccano le iniziative di piste ciclabili. Ce ne parla Maria Luisa Berti.

Oderzo, Basolato di un'antica via romana a Oderzo

Basolato di un’antica via romana a Oderzo

Nel II secolo Vicenza fu risparmiata dal saccheggio dei Quadii e dei Marcomanni che avevano invaso la Regio e che furono poi fermati a Opitergium. Nell’epoca costantiniana, grazie alla nuova capitale, Aquileia, vi fu una certa ripresa economica con la manutenzione o il recupero delle vie di transito, come testimonia un miliario rinvenuto a Montecchio Maggiore con dedica all’imperatore Costantino: D(omino) N(ostro) Flavio Constantino Maximo Pio Felici Invicto Augusto VII, ora conservato nell’atrio di palazzo da Schio. Dopo la concessione ai cristiani della libertà di culto (Editto di Costantino del 313) furono edificate l’attuale Cattedrale e la Basilica cimiteriale dei Santi Felice e Fortunato, sulla via Postumia.
Alla caduta dell’Impero Vicenza ricostruì le mura ma non fu toccata dai barbari e durante il periodo ostrogoto divenne un punto di riferimento religioso per la popolazione, ma la guerra greco gotica (535-553) portò saccheggi, carestie e pestilenze decimando la popolazione.
Opitergium (l’odierna Oderzo) sorse a metà strada tra i monti del Cansiglio e il Mare Adriatico attorno all’XI secolo a.C., ad opera degli antichi Veneti. Era una zona fertile e strategicamente importante, perché servita da due fiumi, con sicure vie di commercio: il Monticano ed un ramo oggi inesistente del Piave. Fu inglobata nell’area d’influenza della Repubblica romana e nel 49 a.C., grazie alla Lex de Gallia Cisalpina ottenne lo status di municipium. Divenne un importante centro commerciale e amministrativo e raggiunse il massimo splendore nel I-II secolo, quando la città pare ospitasse circa 50.000 abitanti. L’importanza fu tale che all’epoca la Laguna di Venezia fu detta opitergina ed i monti del Cansiglio Monti opitergini. Partecipò poi alla stessa sorte di Roma subendo per secoli le pesanti conseguenze delle invasioni barbariche e delle guerre tra Bizantini e Longobardi (Ducato di Ceneda): tra le conseguenze ci fu anche la fine dell’antica diocesi di Oderzo.

Tavola Peutingeriana sul percorso della Via Postumia

La città iniziò a riprendersi molto lentamente soltanto dopo l’anno mille, pure senza mai tornare agli antichi fasti.
I siti archeologici sono sparsi in vari punti della cittadina. L’area del Foro Romano (tra via Roma e via Mazzini) conserva i resti di un complesso forense di età augustea e di una grande domus, ubicata all’incrocio tra i due principali assi viari cittadini. Ci sono i resti di una piazza (misure probabili 40×100 metri), della basilica civile e di un’imponente gradinata.
Nell’area di via dei Mosaici si sono ritrovati la parte inferiore di due pozzi e la pavimentazione musiva di una domus.
L’area tra Piazza Grande e Piazza Castello comprende un tunnel ricavato nell’edificio moderno posto tra le due piazze. Attraversandolo si possono vedere i resti di uno dei due assi principali della città e di una pavimentazione esposta a muro.
Il nome della città deriva dal latino Opitergium derivato dal venetico Obterg, ovvero “Piazza del mercato”. L’antico nome sopravvive nell’aggettivo che indica l’appartenenza alla città, ovvero “opitergino”, ed è ancora di uso in città, in quanto dà il nome allo stadio e a numerosi enti e associazioni locali.
Se il percorso da Genova a Oderzo della Via Postumia non ha presentato problemi di identificazione, quello più orientale ha aperto molte questioni. La Tavola Peutingeriana (il cui originale risale alla metà del IV secolo d.C.) ci dà un percorso ben leggibile proprio fino a Oderzo, dove la via sembra terminare; il proseguimento da qui ad Aquileia non è ben chiaro e tra gli studiosi non c’è stato accordo, in passato, sul tratto terminale.

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