Concordia nazionale
incompiuta di Meloni

Partigiani in azione

25 aprile 1945, è il giorno della Liberazione dell’Italia. Esattamente 80 anni fa i partiti antifascisti del Cln (Comitato di liberazione nazionale) liberano Milano e di lì a pochi giorni tutte le città dell’Italia del nord.

La guerra fratricida tra i partiti antifascisti e il fascismo mussoliniano della Repubblica di Salò spacca in due la società italiana. Costa morti, lutti, distruzioni ma alla fine si conclude con il ritorno della libertà e della democrazia. Gli alleati anglo-americani hanno sconfitto le truppe nazifasciste in Italia, ma i partigiani hanno avuto un ruolo militare e politico importante.
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni venerdì 25 aprile 2025 vanno insieme all’Altare della Patria a piazza Venezia a Roma per onorare la Liberazione. Provengono da tradizioni politiche diverse.

Il capo dello Stato viene dalle file della Dc (partito del Cln assieme a comunisti, socialisti, azionisti, liberali) mentre la presidente del Consiglio è presidente di Fratelli d’Italia, partito post fascista erede del Msi e di An. Mattarella va a Genova per commemorare la Liberazione. Scandisce un chiaro no ai revisionismi storici per attenuare le responsabilità del fascismo: «È sempre tempo di Resistenza». Invita a vigilare con attenzione perché nuovi e vecchi autoritarismi possono cancellare libertà e democrazia.

Giorgia Meloni e Sergio Mattarella all’Altare della Patria

Meloni ripete e rafforza la condanna del fascismo già fatta in passato: onora la libertà e la democrazia, valori «che il regime fascista aveva negato». Affronta anche il tema spinoso della pacificazione nazionale, già auspicata quando varò il suo governo di destra-centro alla fine del 2022. Si augura che il 25 Aprile «possa diventare sempre di più un momento di concordia nazionale, nel nome della libertà e della democrazia», contro ogni forma di autoritarismo e di violenza.

Già, perché la «concordia nazionale» stenta a decollare. Una divaricazione si è prodotta anche in questo 25 aprile 2025. Diversi comuni italiani hanno cancellato o ridotto comizi, cortei, convegni, incontri già fissati per festeggiare la Liberazione.

Ha pesato l’appello alla “sobrietà” lanciato dal ministro Nello Musumeci (Fratelli d’Italia) per la coincidenza con i cinque giorni di lutto nazionale in occasione della morte di papa Francesco. L’appello del ministro per la Protezione civile ha lasciato stupefatti perché commemorare la Liberazione è un fatto ben distinto dal doveroso rispetto verso i funerali di papa Bergoglio. A qualcuno la sollecitazione alla “sobrietà” è sembrato un modo per oscurare le celebrazioni della Liberazione.

Cortei e manifestazioni si svolgono in tutta Italia. A Milano scendono in piazza 90.000 persone per il 25 Aprile. È una manifestazione guidata dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani). Momenti di tensione ci sono quando un gruppo di manifestanti pro Palestina contesta la Brigata Ebraica. Si sentono brutti slogan tipo: «Lo Stato di Israele deve essere distrutto».

Liberazione, Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Le nostalgie verso il fascismo ogni tanto affiorano all’interno del governo, dei dirigenti di Fratelli d’Italia e della sua organizzazione giovanile. Ogni tanto scatta il tic del saluto romano e anche qualcosa in più. Scattano gli antichi “tic neri” nonostante le immediate sanzioni di Giorgia Meloni. Delle piccole ricadute si vedono anche nelle manifestazioni di ieri, venerdì 25 aprile. Uno striscione nelle Marche esposto davanti a un fornaio dice: «25 aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo». La fornaia, fatto incredibile, racconta di essere stata identificata dalla polizia.

La presidente del Consiglio e presidente di Fratelli d’Italia deve fare i conti con settori nostalgici del Ventennio esistenti nel suo partito. Ha un atteggiamento prudente. Ha respinto l’invito di Gianfranco Fini, ex presidente di An, di dichiararsi antifascista e non ha rimosso la fiamma ex missina dal simbolo del suo partito. Teme la concorrenza di estrema destra populista di Matteo Salvini, suo alleato di governo. Però Fratelli d’Italia non è più un piccolo partito d’opposizione ma è il primo partito italiano con quasi il 30% dei voti. E lei guida il governo come presidente del Consiglio. La grandissima maggioranza dei suoi elettori ha una identità di destra moderata, democratica, certamente non fascista. Per ora continua la politica dei piccoli passi in chiave di destra democratica.