La Via Postumia, l’antica strada consolare romana che collegava Genova ad Aquileia, tagliava da ovest ad est la Pianura Padana per mille chilometri. All’inizio aveva una funzione militare di “prima linea” con l’Italia del nord e l’Europa ancora da conquistare. Poi ebbe anche una grande funzione commerciale. Oggi il percorso della Via Postumia alle volte non si sovrappone a quello antico, fioccano le iniziative di piste ciclabili. Ce ne parla Maria Luisa Berti.

Porta Borsari a Verona
La via Postumia da Placentia continuava fino a Cremona, dove attraversava il fiume Po, e raggiungeva Bedriacum, un antico vicus romano nei pressi del comune di Calvatone (CR), alla confluenza tra i fiumi Oglio e Chiese. Da Bedriacum si diramava un tratto che raggiungeva Mantua (Mantova), mentre il percorso principale procedeva verso Verona, dove attraversava il fiume Adige.
Cremona secondo una leggenda sarebbe stata fondata da Ercole. In realtà fu costruita durante il periodo repubblicano su un villaggio preesistente nel territorio dei Galli Cenomani. Fu fortificata dai Romani nel 218 a.C. da 6.000 coloni come castrum avanzato in riva al Po, contro l’avanzata di Annibale, e divenne un vitale centro dell’area padana, con un anfiteatro per le attività ludiche, un foro e le terme.
Cremona deve la sua fortuna proprio all’essere stata il principale porto fluviale sul Po in epoca romana e medievale; i ricchi commerci favorirono la crescita del capoluogo, ma anche di altre importanti cittadine vicine. Dal suo porto, infatti, partivano la Via Regina che la collegava a Clavenna (Chiavenna) passando per Mediolanum, e la via Brixiana, che conduceva a Brescia. Cremona nel periodo tardo romano perse progressivamente importanza ma mantenne il porto fluviale, attestato sino al periodo tardo antico. Attualmente è attivo il nuovo porto fluviale.

Basolato della via Postumia a Verona
Nel 69 d.C. fu assediata e distrutta dalle truppe di Vespasiano e poi riedificata con l’aiuto dello stesso imperatore. Per un lungo periodo la città scomparve dalle cronache della storia, citata solo in pochi documenti o nominata per la provenienza di qualche personaggio illustre.
Resti romani a Cremona:
– in via Solferino sotto terra i resti di una strada romana;
– sotto la scuola primaria Capra i ruderi di una domus con i suoi mosaici;
– sotto Piazza Marconi i resti di una grande villa con piscina;
– resti di affreschi, terrecotte… che sono conservati al Museo Archeologico di San Lorenzo.
Nel territorio dei Veneti, che accolsero pacificamente i Romani, sorgeva un piccolo villaggio di capanne che i Romani trasformarono in una grande città con edifici in muratura, infrastrutture e strade lastricate: Verona.
Resti dell’originario selciato romano in lastre di pietra vulcanica sono stati ritrovati in Corso Cavour e sotto l’Arco dei Gavi del I secolo d. C., monumento celebrativo di questa gens, ricca e potente famiglia patrizia.
Nel 148 a.C. fu inserita nel tracciato della via Postumia e a Verona passava la via Claudio Augusta, costruita da Druso, generale dell’imperatore Augusto e completata da Claudio. Serviva per collegare il Brennero con Ostiglia nella Pianura Padana. Partiva da qui la Via Gallica, costruita nel 40 d.C. dall’imperatore Claudio, che arrivava a Milano dopo aver attraversato i centri romani sulla costa meridionale del Lago di Garda. La città divenne dunque un punto nevralgico di collegamento tramite questo sistema viario ricalcato oggi da due autostrade la Milano – Venezia (A4) e la Modena – Brennero (A22).
Il primo insediamento romano su quello originario veneto era sulla sponda sinistra dell’Adige, su colle San Pietro sulla cui cima fu costruito un tempio. Il resto dell’abitato sorgeva sul pendio e sulla riva protetto da un muro che circondava il colle. Nell’89 a.C. Verona diviene Colonia latina e nel 49 a.C. ottenne la cittadinanza romana come Municipio. Furono costruiti grandi teatri, ricchi palazzi, templi, acquedotti, fognature e l’urbe raggiunse il massimo splendore durante l’età Flavia. Fu necessario creare un nuovo centro sull’altra sponda del fiume, dove le sue ampie anse formano una penisola naturale, a difesa da possibili attacchi.

Arena di Verona
Nell’attuale Piazza delle Erbe venne quindi realizzato il Foro, all’incrocio tra cardine e decumano massimi. Circondato da una fila di portici, conteneva un grandioso Campidoglio, tempio dedicato a Giove, Giunone, Minerva. Durante il I secolo furono qui edificati numerosi monumenti tra cui la Curia e la Basilica. La Curia era ad aula unica con banchi laterali e un podio sul fondo. Vi si svolgevano le assemblee dei decurioni, convocate dai massimi magistrati: i loro decreti venivano poi trascritti in tavole conservate nell’archivio. La Basilica era caratterizzata da portici, vi si accedeva tramite scalinata: era un ambiente rettangolare con colonnato interno e conteneva diverse statue. Fu ristrutturata in epoca severiana quando fu rifatto il colonnato interno e vi fu costruita un’abside.
L’Arena di Verona, uno dei più grandi anfiteatri in Italia, fu eretto nel I secolo d.C. per i combattimenti tra gladiatori e la caccia ad animali feroci. Si trovava lontano dalle zone residenziali, al di fuori delle mura cittadine, vicino agli ingressi principali della città per favorire l’afflusso degli spettatori ed evitare resse nel centro urbano. Di forma ellittica, poteva contenere fino a trentamila spettatori. Per la sua costruzione furono usate pietre di Valpolicella, note come Rosso Verona, una pietra calcarea locale resistente e facilmente lavorabile. Solo un breve tratto dell’anello esterno dell’antica costruzione si è conservato.

Gradinate dell’Arena di Verona
Infatti, sotto il regno di Teodorico (493-526) fu in gran parte demolito per costruire la seconda cerchia di mura della città. Fino al Rinascimento l’anfiteatro fu usato come cava di pietra. Al centro dell’interno c’era l’arena, dove si svolgevano gli spettacoli, e attorno la cavea a gradinate per il pubblico. In antico l’arena era separata dalle gradinate per mezzo di un podio, sopra il quale si trovavano forse reti per garantire la sicurezza degli spettatori. La cavea, ora con gradoni ricostruiti, era suddivisa in settori orizzontali per mezzo di camminamenti ed in alto presentava un porticato coperto da un tetto.
Dal medioevo gli “arcovoli” esterni vennero dati in affitto dal Comune: fino al XVI secolo vi furono relegate le prostitute, poi vi trovarono posto botteghe artigianali. Lo spazio interno fu adibito nel corso del tempo a diversi usi, come l’amministrazione della giustizia, feste, spettacoli, corse. Nel 1913 vi fu rappresentata per la prima volta l’Aida di Verdi e da allora divenne la sede di stagioni liriche estive.
Il teatro di Verona fu costruito nel I secolo a.C. sulla riva sinistra dell’Adige alle pendici meridionali del Colle San Pietro che, per la formazione del terreno e l’aspetto scenografico, si prestava bene per la sua realizzazione. Prima della sua costruzione fu necessario realizzare dei muraglioni d’argine tra i ponti Pietra e Postumio, paralleli al teatro stesso, in modo da difenderlo da eventuali piene del fiume. Furono costruiti degli argini in pietra come base per le fondazioni del teatro, per evitare futuri smottamenti, e anche per farvi passare la strada di raccordo tra i due ponti. Fu scavata una profonda intercapedine attorno alla futura cavea del teatro, per convogliarvi l’acqua piovana, che tramite canalizzazioni sotterranee veniva condotta verso il fiume. La costruzione del teatro durò alcuni decenni ma rimangono pochi resti archeologici. Sopra il teatro furono costruiti dei terrazzamenti e in cima alla collina sorse un edificio monumentale, forse un tempio.

Teatro Romano di Verona
Durante il Medioevo l’edificio andò in rovina e sui suoi resti sorse un intero quartiere, dove le abitazioni sorgevano direttamente sulle costruzioni romane e alcuni antichi ingressi e scale del teatro venivano ancora utilizzati per l’accesso al quartiere, mentre la cavea veniva coltivata. Gli scavi archeologici cominciarono nell’Ottocento grazie all’opera di Andrea Monga, un facoltoso commerciante che si dilettava d’archeologia. Egli acquistò tutta l’area su cui insisteva l’antico edificio e tra il 1834 e il 1844 diresse gli scavi archeologici del sito. Agli inizi del Novecento l’area fu acquistata dal Comune che proseguì i lavori di scavo e di restauro, che continuarono sotto la direzione di Antonio Avena fino al 1970/71. Il teatro romano di Verona è uno dei teatri meglio conservati dell’Italia settentrionale ed è sede, durante i mesi estivi, dell’estate teatrale veronese, le cui edizioni si svolgono ininterrottamente sin dal 1948.
La città era circondata da possenti mura e vi si accedeva tramite porte monumentali, delle quali sono rimaste la Porta Leoni e la Porta Iovia, detta anche Porta Borsari. Porta Leoni era un piccolo castello e conserva ancora parte della prima struttura in mattoni e tufo di epoca repubblicana. In epoca imperiale alla costruzione in mattoni furono aggiunte strutture in pietra calcarea bianca. Venne chiamata così dai due leoni scolpiti che decoravano il coperchio di un sarcofago rinvenuto nei vicini giardinetti. Porta Iovia prende nome da un tempio dedicato a Giove, che le sorgeva davanti e i cui resti sono visibili dai giardinetti di via Torbido.

Arco dei Gavi a Verona
L’imperatore Gallieno durante le lunghe guerre del III secolo contro i barbari utilizzò Verona nella sua nuova tattica di difesa e nel 265 decise di ristrutturare le mura tardo repubblicane della città e di costruire un nuovo tratto lungo 550 metri includendo l’anfiteatro. Nel 1874 durante gli scavi di Antonio Pompei attorno all’Arena si riportarono alla luce le fondazioni delle mura di Gallieno. Verona tuttora utilizza l’anfiteatro, l’Arena, e il teatro romano per concerti, opere liriche e rappresentazioni teatrali.
Il Museo Lapidario Maffeiano custodisce centinaia di epigrafi e materiali scultorei di epoca romana, oltre a materiali epigrafici greci, etruschi e paleoveneti. Al Museo Archeologico di Verona, tra gli altri reperti ci sono i mosaici ritrovati nella Villa Dei Mosaici, riscoperta in toto nel 2022 in un vigneto nel comune di Negrar Valpolicella. Si tratta di una proprietà privata che comprende una parte residenziale, una produttiva e addirittura delle terme.
Gli ultimi scavi sotto il vecchio cinema Astra, conclusi nel 2021 hanno messo in luce un grande complesso di età romana, databile tra il I e il III secolo d.C., il cui uso non è stato ancora stabilito con certezza, ma si presume fosse un albergo di lusso. C’è ancora molto da scoprire sotto le vie e le piazze di Verona.
Dopo Verona la via Postumia toccava Vicenza, Asolo, Oderzo, Codrigo e terminava ad Aquileia.
Terzo Articolo – Segue