Dazi, Salvini e Tajani
non toccano palla

Trump loda Meloni, Donald Trump accoglie Giorgia Meloni alla Casa bianca

Donald Trump accoglie Giorgia Meloni alla Casa Bianca

Trump loda Meloni. Anzi, inonda di complimenti la presidente del Consiglio nell’incontro alla Casa Bianca: «Meloni mi piace molto» e «ha grande talento». Aggiunge: è «un’amica» che «sta facendo un lavoro fantastico». Rincara: «Penso che sia un grande Primo Ministro… ha conquistato l’Europa … È una delle vere leader del mondo».
Lo stesso volubile ed autoritario presidente degli Stati Uniti si sente in dovere di dire tra il serio e il faceto: «Non potevo fare meglio di così, vero?». Giorgia Meloni nell’incontro del 17 aprile nello Studio Ovale alla Casa Bianca ottiene un bel successo d’immagine internazionale ma scarsissimi risultati concreti. Trump si limita ad assicurare che alla fine ci sarà un accordo sui dazi con l’Unione Europea (e l’Italia). Ma indica da mesi l’obiettivo di una intesa tra uno scontro e l’altro con Bruxelles, con il Canada, il Messico, la Cina, l’India, il Brasile e i paesi dell’Estremo Oriente. Tutte le nazioni del mondo sono state colpite da pesantissimi “dazi reciproci” poi sospesi temporaneamente per 90 giorni (mentre crollavano la Borsa e il dollaro) con l’esclusione di Pechino, la grande super potenza antagonista dell’America.
La presidente del Consiglio, con l’ambizione di fare da ponte per un accordo tra Washington e Bruxelles, riesce a spuntare solo, forse, un viaggio di Trump a Roma a giugno per una riunione con i vertici della Ue. Un comunicato della Casa Bianca si limita a dire: «Si sta valutando di organizzare, in tale occasione, un incontro tra Stati Uniti ed Europa». Un po’ poco, quasi niente.

Incontro tra Trump e Meloni alla Casa Bianca

Per la presidente del Consiglio si tratta di un successo di immagine senza risultati concreti, come ha scritto Felice Saulino su Sfoglia Roma. La storia si ripete. Il 17 aprile Trump loda Meloni a Washington, il 18 aprile la stessa scena si ripete con James David Vance a Roma (parla di «fantastico incontro»). Il vice presidente degli Stati Uniti vede Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, parlano a lungo.

Ancora grandi apprezzamenti ma nessun impegno per smantellare la linea dei super dazi verso l’Europa e l’Italia, storici alleati dell’America. Vance, devoto cattolico, va a pregare per il Venerdì Santo di Pasqua nella Basilica di San Pietro. Poi incontra in Vaticano il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin. La domenica di Pasqua, dopo qualche incertezza, ha un colloquio anche con papa Francesco.

Meloni, Vance, Salvini e Tajani a Palazzo Chigi

Meloni conferma con Vance l’alleanza strategica con Washington: «Sicuramente Italia e Usa sono determinati a rafforzare la loro cooperazione». Ribadisce la politica della doppia fedeltà dell’Italia agli Usa e alla Ue: «Noi crediamo che l’Italia possa essere un partner estremamente importante nell’Europa e nel Mediterraneo per gli Stati Uniti d’America. Sicuramente c’è un rapporto privilegiato tra noi del quale io vado molto orgogliosa».
Trump loda Meloni. La presidente del Consiglio è al centro della scena, porta a casa qualcosa. Per Matteo Salvini ed Antonio Tajani, i due vice presidenti del Consiglio italiani, non è così. I segretari della Lega e di Forza Italia sono assenti nello Studio Ovale con Trump mentre è presente il collega Vance. Partecipano appena al pranzo di lavoro con Meloni e il vice presidente Usa a Roma. Non hanno un ruolo politico, sono offuscati da Meloni.
In termini calcistici si dice: non toccano palla. Salvini è cancellato, eppure ha tenuto banco per mesi sui giornali e nelle televisioni in polemiche per superare a destra la presidente del Consiglio e presidente di Fratelli d’Italia sugli immigrati e sulla sicurezza pubblica. La stessa fine fa Tajani che, da posizioni centriste, si è opposto alle posizioni di estrema destra di Salvini. Sarà un caso, ma gli ultimi sondaggi elettorali danno in crescita Fratelli d’Italia, il partito di Meloni. È vicino al 30% dei voti, il triplo dei consensi della Lega e di Forza Italia.