Via Postumia, da Genova
solcava la Valle Padana

Via Postumia, I resti dell'anfiteatro romano di Libarna

I resti dell’anfiteatro romano di Libarna

La Via Postumia, l’antica strada consolare romana che collegava Genova ad Aquileia, tagliava da ovest ad est la Pianura Padana per mille chilometri. All’inizio aveva una funzione militare di “prima linea” con l’Italia del nord e l’Europa ancora da conquistare. Poi ebbe anche una grande funzione commerciale. Oggi il percorso della Via Postumia alle volte non si sovrappone a quello antico, fioccano le iniziative di piste ciclabili. Ce ne parla Maria Luisa Berti.

Libarna si trovava nelle vicinanze dell’attuale frazione Libarna del comune di Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria. Sorgeva sulla riva sinistra del fiume Scrivia, su un terreno pianeggiante, ricco di acque, circondato da colline. La Via Postumia era il principale asse viario da nord-ovest a sud-est. Altro asse principale era il decumano orientato da sud-ovest a nord-est, che conduceva all’anfiteatro. Le strade erano orientate seguendo il tipico schema ortogonale romano, erano lastricate, rettilinee con collettori di scarico convogliati verso l’odierno rio della Pieve. La città riceveva acqua tramite un acquedotto, era ricca di sorgenti, pozzi e fontane. Nel punto di incontro tra le due principali vie sorgeva il foro, grande piazza lastricata con portici ed edifici. Le terme erano situate nell’estremo settore nord-est e verso il limite settentrionale sorgeva il teatro. L’area degli scavi di proprietà dello Stato, oltre che sito archeologico è teatro anche di eventi museali, musicali ed artistici.

I resti dell’antico teatro di Libarna

La colonia romana di Dertona, l’odierna città di Tortona, fu fondata tra il 123 ed il 118 a.C. Era un importante nodo viario; da qui passavano anche la Via Fulvia (che portava a Torino) ed un tratto della Via Emilia Scauri, poi via Iulia Augusta.
Nel territorio intorno a Tortona sono ancora ben leggibili tratti di centuriazione.
I resti dell’antica città romana sono emersi nel corso di alcuni lavori edilizi a partire dalla prima metà del secolo scorso. Scavi archeologici più recenti hanno riscoperto brevi lacerti di selciati urbani, i resti di una pavimentazione in cocciopesto, parti di acquedotto, mura, monumenti funebri.

In via Rinarolo, nell’aria adiacente al cimitero cittadino, è stato scoperto un tratto di struttura muraria risalente al I secolo a.C., una costruzione con doppia cortina di blocchi squadrati in arenaria di cui sul lato esterno sono visibili spessi contrafforti, opere di terrazzamento in opus vittatum (filari di laterizi alternati a filari di altri materiali), ben documentate in Italia centro-meridionale a partire dal III-II secolo a.C.
Nella zona settentrionale della città, in via alle Fonti, lungo le pendici dell’altura del Castello è emersa un’imponente struttura muraria con una torre rettangolare conservata per un’altezza di circa due metri. Si tratta della parte orientale della cinta muraria di età tardo-repubblicana, coincidente con la fondazione di Dertona. Fu costruita con pietrame irregolarmente gettato (a secco), rivestito esternamente da blocchi di calcare, allineati in filari orizzontali e regolari. Interventi di restauro con mattoni, anche di recupero, e con blocchi lapidei risalgono al XVI secolo, ultimo periodo di utilizzo della struttura difensiva.

Via Postumia, Viaggio in bici su un antico tracciato della Via Postumia

Viaggio in bici su un antico tracciato della Via Postumia

La necropoli romana si trova in un’area funeraria già in uso a partire dalla seconda età del Ferro, a NE dell’abitato di età imperiale, lungo il tracciato dell’antica Via Postumia (oggi via Emilia) fuori Porta Voghera o Porta Ticinensis. Fin dall’inizio del ‘900 sono emersi i resti dei suoi imponenti monumenti funerari, ancora visibili oggi sui lati della strada. Vi sono state ritrovate numerose iscrizioni soprattutto paleocristiane e altomedievali.
Proseguendo nel suo cammino, la Via Postumia congiungeva Dertona con Placentia (Piacenza), dove si incrociava con la Via Emilia che proveniva da Rimini e da Rimini tramite la via consolare Flaminia si giungeva a Roma. Il tratto Tortona- Piacenza per volere dell’imperatore Augusto divenne parte della Via Julia Augusta, fatta costruire da lui nel 13 a.C. e che arrivava ad Arles.
Piacenza sorse su un territorio abitato da popolazioni liguri, al centro degli scambi tra Etruschi e Greci. I Romani fondarono la loro colonia nel 218 a.C. su un preesistente insediamento celtico. Fu la prima colonia di diritto latino nell’Italia settentrionale: ebbe, infatti, un importante ruolo strategico contro le armate di Annibale e resistette agli attacchi punici. Divenne poi un importante centro commerciale. Da Piacenza passava anche la via Mediolanum-Placentia che portava a Milano.
La cristianizzazione della città vide tanti martiri soprattutto durante l’impero di Diocleziano, tra cui anche sant’Antonino, centurione romano che fu proclamato patrono della città e a cui venne dedicata la prima cattedrale, costruita tra il 350 e il 375 d.C.

In origine il porto era piuttosto lontano dalla città, dove sul Po sfociava un ramo secondario del fiume Trebbia. In età augustea lo scalo fu avvicinato con la realizzazione di un canale navigabile, la Fossa Augusta, che collegava il Po alle mura cittadine. L’odierna Via Genocchi ricalca l’antico tracciato che collegava l’area del Foro ai quartieri portuali. In quest’area sorse un esteso sobborgo di barcaioli, pescatori, manovali e artigiani navali.
Numerosi sepolcreti sono stati ritrovati nell’area del Giardino Pubblico e della Basilica di San Savino, area attraversata dalle vie Aemilia e Postumia, ambedue convergenti nella Porta orientale di Placentia. Il Santo Vescovo Savino vi fondò qui la Basilica dei Dodici Apostoli, poi ristrutturata nei secoli XI e XII e dedicata al Santo.

Resti di possibili ville romane sulla Via Postumia a Piacenza

Poco lontano nel seminterrato del Residence San Lorenzo sono visibili resti delle mura di età romana, di una piccola fornace del II sec. a.C. e di un grande vaso quadrangolare di mattoni, forse di un’area cortilizia tardo medievale.
Un tratto delle più antiche mura romane, di età repubblicana (II e I sec. a.C.), è venuto in luce negli anni Ottanta durante la costruzione di un edificio. Esse correvano lungo le attuali via Benedettine e Cantone della Camicia. Furono rinvenuti anche resti murari ad andamento curvilineo che alcuni ritengono essere i resti dell’antico anfiteatro, descritto dallo storico Tacito come uno dei più belli del nord Italia.
I reperti di età romana sono ora conservati in alcune sale nei sotterranei del Museo Civico di Palazzo Farnese. In una di queste è esposto il fegato di Piacenza, modello in bronzo di un fegato, utilizzato durante le cerimonie religiose, che risale al II e I secolo a.C. e rinvenuto nel 1877 nel territorio del comune di Gossolengo. Altri reperti degni di nota sono un letto funerario, ricostruito in legno e con un rivestimento in osso bovino di gusto ellenistico, che faceva parte degli arredi della tomba rinvenuta nella zona di Cantone del Cristo, e le antefisse che facevano parte dell’apparato ornamentale di un tempio, probabilmente posto nella parte settentrionale di Placentia.
Nella sala dedicata alla domus romana sono esposti eleganti mosaici pavimentali e oggetti di uso quotidiano come frammenti di mobilio e lucerne, strumenti per la scrittura, balsamari per unguenti e profumi, contenitori per il trucco e ornamenti personali, attrezzi per la cura della casa, la filatura e la tessitura, resti dei giochi da tavolo, tra cui una scacchiera del II-III sec. d.C. in terracotta.
In un’altra sala è esposta una Sfinge alata, elemento decorativo di un monumento funerario a edicola, sicuramente appartenuto a una famiglia eminente.
Nel 476 d.C. nelle vicinanze di Piacenza avvenne la battaglia tra mercenari germanici e le ultime truppe romane, battaglia che portò alla deposizione dell’ultimo imperatore romano d’occidente, Romolo Augusto, ad opera di Odoacre, re degli Eruli.

Secondo articolo – Segue