La Via Postumia, l’antica strada consolare romana che collegava Genova ad Aquileia, tagliava da ovest ad est la Pianura Padana per mille chilometri. All’inizio aveva una funzione militare di “prima linea” con l’Italia del nord e l’Europa ancora da conquistare. Poi ebbe anche una grande funzione commerciale. Oggi ne restano solo pochi tratti stradali percorribili, fioccano le iniziative di piste ciclabili. Ce ne parla Maria Luisa Berti.

In bici sulla Via Postumia
La consolare via Postumia fu ultimata nel 148 avanti Cristo per volere del console Postumio Albino, come riportano Strabone e Tacito, e congiungeva per via di terra i due principali porti romani del nord Italia: Aquileia, un grande centro nevralgico dell’Impero Romano, sede di un grosso porto fluviale accessibile dal Mare Adriatico, e Genova.
A Genova arrivava da Roma la consolare Aurelia, per cui era l’avamposto verso la Gallia e le Alpi Occidentali. Aquileia era un importante centro di scambi economici ad oriente: infatti, era la via di accesso verso l’Istria e la penisola Balcanica, e a nord verso le Alpi ed oltre.
La via Postumia da Genova passava per Tortona, Piacenza, Cremona, Verona, Vicenza, Oderzo, per arrivare fino ad Aquileia. La via fu tracciata in età repubblicana, dopo avere sconfitto i Celti, per consentire un rapido spostamento delle truppe in caso di ostilità da parte dei Galli o di popoli balcanici o liguri. Lo scopo principale fu quello di collegare le colonie latine della Cisalpina, cioè Piacenza, creata contro le tribù liguri, Cremona, per contrastare gli Insubri, e Aquileia, baluardo dell’estremità orientale della Valle Padana. Quindi fu costruita soprattutto per difesa, per consentire un rapido controllo del territorio, ma poi vi arrivarono merci provenienti via mare da varie regioni dell’Impero: il grano dall’Egitto e dalla Libia, l’olio dalla Grecia, dalla Spagna il vino e il garum, una salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato che i Romani usavano come condimento.

Busti romani del Museo Archeologico Ligure
Genova trae origine da un antico oppidum, il “Castello” ora Piazza Sarzano, su un colle che dominava il porto, fondato agli inizi del V secolo a.C. probabilmente dai Liguri Genuati. Gli scavi del 1967 nella zona hanno portato alla luce dei resti che fanno ritenere questo un insediamento etrusco per proteggere l’insenatura portuale. È infatti stato scoperto un tumulo funerario datato al VII-VI secolo a.C. all’Acquasola, nel corso dei lavori per la metropolitana.
Durante le guerre puniche, mentre i Liguri erano alleati dei Cartaginesi, l’oppidum genovese alleato con Roma fu distrutto nel 205 a.C. dal generale punico Magone, fratello di Annibale. In occasione del successivo conflitto con Cartagine Publio Scipione, reduce dalla campagna di guerra in Spagna, sbarcò a Genova per fronteggiare l’esercito cartaginese. La città venne quindi ricostruita dal proconsole Spurio Lucrezio nel 197 a.C. Risale infatti a quel periodo la costruzione di un castrum, un castello fortificato sul colle di Sarzano per difendere il molo dall’alto. La città a quel tempo si espandeva a ovest della collina di Castello fino alla Chiavica, l’attuale via dei Giustiniani e del Canneto.
Seguendo l’uso romano le strade erano perpendicolari tra loro e la città era tagliata in quattro parti (da cui deriva la parola “quartieri”) dalle due strade principali che si intersecavano: il cardo e il decumano. Lungo queste vie sorsero diverse abitazioni, piazze mercato e in seguito le prime basiliche paleocristiane. Sconfitta Cartagine, Genova fu una base di appoggio romana contro le incursioni dei Liguri dell’entroterra e lo scalo genovese divenne un porto di scambio con le più importanti città romane dell’entroterra, Tortona (Derthona) e Piacenza (Placentia).
In età augustea Genova, con la Liguria, faceva parte della Regio IX.

Anfore romane scoperte a Genova
L’etimologia del nome della città pare derivare da una radice indoeuropea *geneu- (“ginocchio”) oppure *genu- (“mascella, bocca”); forse in riferimento alla foce (“bocca”) di uno degli antichi corsi d’acqua del luogo o alla forma dell’insediamento sul mare. Il nome potrebbe anche derivare dal dio Giano bifronte, con una faccia che guarda verso i monti (interno) e l’altra verso il mare (esterno). Pare confermare tale ipotesi il fatto che questo dio è rappresentato in diverse decorazioni della città, tra cui il tempietto-fontana in Piazza Sarzano. L’origine del nome potrebbe anche derivare dalla parola etrusca, Kainua, “Città nuova”, parola ritrovata su un coccio di vaso.
Sono stati ritrovati i seguenti reperti romani:
– Pietre di un edificio pubblico in piazza S. Maria in Passione.
– Anfore romane ritrovate nei fondali del porto.
– Ceramiche dalla Commenda di Prè, un complesso di edifici in piazza della Commenda, nel quartiere di Prè. Si tratta di due chiese romaniche sovrapposte, di un edificio a tre piani, la commenda, ovverosia il convento e l’ospitale (locali al piano terra), che avevano la duplice funzione di stazione marittima sulle rotte della Terrasanta e di ospedale (ospitaletto), inizialmente per i pellegrini e in seguito per i malati e gli indigenti della città.
– La Tavola di Polcevera è una lastra rettangolare in bronzo di circa 40 per 50

Tavola romana di Polcevera
cm, ricoperta interamente da una iscrizione in lingua latina incisa nel metallo che ricorda i fratelli Minucii, mandati dal Senato per aggiustare le liti tra Genuati e Veturi. È il più antico documento giuridico riguardante i Liguri e Genova.
– Resti di una domus in piazza Matteotti, risalente al I secolo a.C. La villa subì alcune modifiche durante il I e il III secolo d.C. e fu probabilmente usata fino al VII secolo. Durante gli scavi è stata anche ritrovata un’epigrafe dedicata alla Fortuna Redux, probabilmente appartenente a qualche edificio o monumento religioso esistente in zona in epoca romana.
– Resti di un pavimento sono stati rinvenuti in piazza Ivrea. Sotto la volta del campanile della Chiesa delle Vigne è stata rinvenuta una tomba ad arcosolio di Anselmo Incisa. Sopra ad un sarcofago ellenistico romano del II secolo con la morte di Alcesti c’è un baldacchino trilobato del Duecento; resti di muri romani e sarcofagi nel Chiostro di San Lorenzo e nella Cattedrale, ruderi di mura, di colonne ioniche nella “Casa di Agrippa” e resti di capitelli corinzi di epoca romana recuperati nei fondali della Darsena.
Dopo la caduta dell’Impero romano, Genova segue le sorti dell’Italia, con alterne vicende finché nel ‘500 divenne repubblica marinara, la Serenissima.
Partendo da Genova, l’arteria percorreva la Val Polcevera fino a Pontedecimo, quindi saliva sul crinale e valicava l’Appennino al Pian di Reste, presso l’odierno Passo della Bocchetta. La strada seguiva poi il tracciato di precedenti percorsi liguri, snodandosi per i crinali fino a scendere verso la pianura passando per la fiorente Libarna, antico oppidum ligure (attuale Serravalle Scrivia), che divenne un importante centro commerciale, poi arrivava a Dertona.
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