Uguaglianza. Referendum per l’uguaglianza delle coppie. Volt, un piccolo ma combattivo partito europeista, e il comitato UGUALI! si mobilitano per i diritti civili con un referendum. Il comitato UGUALI!, annuncia un comunicato stampa, lunedì 14 aprile ha depositato alla Corte di Cassazione una proposta di referendum per “correggere” la legge Cirinnà sulle unioni civili approvata nel 2016.

La Corte di Cassazione
L’obiettivo non è solo l’uguaglianza di diritti tra i titolari delle unioni civili e i coniugi contraenti matrimonio. Il referendum punta anche all’estensione piena dei diritti «oggi negati alle coppie non eterosessuali o queer» (persone la cui identità sessuale o di genere non si conforma alle norme tradizionali, n.d.r.).
Perché la proposta di referendum per l’uguaglianza delle coppie? Lo scopo è di adeguare le leggi all’evoluzione dei costumi della società italiana. In particolare l’obiettivo è di cambiare la normativa legislativa permettendo a tutte le famiglie di diverso orientamento sessuale di godere di «diritti di fondamentale importanza, come l’adozione congiunta, l’eredità e la pensione di reversibilità».
Francesca Romana D’Antuono lega la battaglia per i diritti sociali e quella per i diritti civili, due capisaldi della democrazia europea messi in discussione da spinte autoritarie e reazionarie. La co presidente di Volt Europa si batte per reagire a derive distruttive: «Viviamo un’epoca di smantellamento dei diritti sociali, che trascina con sé anche quelli civili. Con questo referendum vogliamo invertire la rotta: ricostruire un patto sociale basato su pari dignità, riconoscimento e tutela per tuttɜ. È un primo passo verso una società davvero eguale, dove nessun amore è invisibile».
Luca Pugliese, presidente del comitato UGUALI!, insiste sul rispetto del principio di uguaglianza alla base della Costituzione italiana: «Non possiamo più accettare cittadini di serie A e serie B. Le unioni civili rappresentano un compromesso superato. È tempo di riconoscere giuridicamente ogni legame affettivo, senza eccezioni. L’Italia non può più aspettare».