In francese è un detto comune, che forse bisognerebbe ricordare a Giorgia Meloni. Subito si reca a incontrare Trump e Musk appena arrivati al potere. Poi dice che è contro Putin e si dichiara europea.

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen
Il sedere tra due sedie. Inutile dire che il detto francese mette in guardia chi si pone in questa difficile situazione perché, nella gran parte dei casi, finirà con il c… per terra. Per rimanere in quella scomoda posizione bisogna essere una donna bellissima, alla quale si permetterà di scegliere il partner, anche se quello rifiutato non sarà contento. La stessa problematica posizione potrebbe essere accettata da un politico estremamente potente e riconosciuto. Vi sembra che l’Italia sia uno di questi paesi? Ha mai condotto la politica internazionale nel mondo? Possiede una buona economia, ma ha l’autorevolezza di un presidente francese o di un premier inglese? (forse per Giulio Andreotti, quando era presidente del consiglio, le cose sarebbero andate diversamente).
Mi permetto di suggerire che, mentre Ursula von der Leyen la sta coccolando, probabilmente lei non si rende conto che Macron, Starmer e Scholz la stanno ignorando. Giorgia sta tentando di fare il giocoliere, ma coloro che si raccomandano ai potenti, non sono mai stati stimati neppure da loro.

Giorgia Meloni e Elon Musk
In una recente intervista Giorgia Meloni ha affermato che scegliere tra gli Stati Uniti e l’Europa è un atteggiamento infantile. Qui c’è forse soltanto un errore di parola, sarebbe stato più “politico” dire che quella scelta era difficile e andava approfondita, per vedere fino a che punto un compromesso fosse realizzabile.
Un politico navigato non avrebbe mai posto il problema in quel modo: sarebbe quindi stato meglio tacere, o riaffermare diplomaticamente che l’Europa dovrebbe trovare comunque un modus vivendi con la nuova amministrazione americana, anche perché Trump afferma regolarmente tutto e il contrario di tutto e quindi è bene aspettare i fatti superando le parole.
Capisco che lanciare la proposta di spendere 800 miliardi per riarmare l’Europa, sia una affermazione che può scioccare molte persone. Però cambiare soltanto le parole da rearm Europe a formulette “furbesche”, come rafforzare l’Europa o far fronte alle sfide del nuovo ordine internazionale, non cambia la sostanza e molti cittadini potrebbero sentirsi soltanto presi in giro.

Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky
C’è però una considerazione molto più importante, che certamente un politico esperto dovrebbe conoscere. Mi sono occupato spesso di somme di finanza pubblica da dedicare ai più svariati temi. L’esempio della cooperazione allo sviluppo è significativo. Ai bei tempi, quando il bilancio dello Stato italiano era molto più ricco, si decise di spendere due miliardi delle vecchie lire per la cooperazione bilaterale del nostro paese. Poi però dovettero decidere i paesi prioritari e allora la somma si ridusse a 1,5 miliardi. Successivamente però, si dovette passare al finanziamento dei singoli progetti e la somma si ridusse ulteriormente a poco più di un miliardo. Infine, come sta avvenendo per il PNRR, ci si dovette scontrare con la differenza tra i soldi allocati ai vari paesi e i singoli progetti da finanziare, che non fu facile individuare. Questo ridusse ulteriormente la spesa. Ma non è tutto, poi, a posteriori, si dovette constatare che l’esborso effettivo per i progetti approvati o in corso, era molto più modesto perché programmare è molto più facile che spendere.
Bisognerebbe informare i cittadini che gli 800 miliardi sono soltanto una dichiarazione, perché in realtà alla fine i singoli programmi e progetti finanziati varranno molto di meno.
I politici sperimentati lo sapevano bene, ma quelli di oggi, seguiti da molta informazione sensazionalistica, sembrano ignorarlo.
Peccato, perché la verità è sempre la migliore soluzione per una politica che sia credibile per i cittadini e non si limiti a messaggi per i social media.