Elkann non convince

Elkann in Parlamento non riesce a tranquillizzare. Anzi, allarma i sindacati. Il presidente di Stellantis, l’ex Fiat, respinge le accuse. Parla di nuovi modelli di auto e di nessuna chiusura delle fabbriche in Italia: «Per noi l’Italia ha un ruolo centrale».

Elkann in Parlamento, John Elkann

John Elkann

Ricorda l’impegno della famiglia Agnelli e del nonno Gianni per salvare il gruppo automobilistico: senza Stellantis «l’auto italiana sarebbe scomparsa da tempo, come l’informatica dopo l’Olivetti e la chimica dopo Montedison». Conferma l’arrivo del nuovo amministratore delegato entro giugno dopo l’estromissione di Carlos Tavares e i nuovi investimenti per 2 miliardi di euro. Ammette però: «Il 2025 sarà un anno difficile».

I sindacati dei metalmeccanici sono critici. Negli anni passati gli investimenti e i promessi nuovi modelli di auto sono arrivati in ritardo e con il contagocce in Italia. Il 2025 potrebbe essere perfino peggiore del già drammatico 2024 per la produzione e l’occupazione. Le auto e i furgoni costruiti entro quest’anno potrebbero essere addirittura inferiori ai 475.000 veicoli del 2024, l’anno del disastro (meno 36,8% rispetto al 2023). La cassa integrazione, i contratti di solidarietà e i prepensionamenti sono un incubo per i lavoratori. Il 2025 è cominciato malissimo soprattutto a Mirafiori, Cassino, Modena. Alla Maserati di Modena molti lavoratori sono stati invitati ad andare a lavorare alla Grande Panda in Serbia ma i rifiuti si sprecano. È in forse la stessa sorte della Maserati in agonia (già è stato chiuso l’impianto di Grugliasco). La promessa di un milione di macchine l’anno fatta ai sindacati e al governo Meloni rischia di restare un miraggio.

Sciopero dei metalmeccanici a Torino

Da due anni i metalmeccanici scioperano per salvare impianti e occupazione in Italia. Michele De Palma è preoccupato per l’intervento di Elkann in Parlamento. Il segretario della Fiom Cgil chiede a John Elkann, azionista rilevante del gruppo, «di assumere in prima persona la responsabilità di amministratore delegato» e di investire importanti risorse «se davvero vuole rilanciare il suo gruppo nel nostro Paese». Rocco Palombella è critico: «Purtroppo i nostri dubbi rimangono». Il segretario della Uilm vede solo «annunci» mentre «i tempi di realizzazione dei nuovi modelli sono troppo lunghi» perché vanno da fine 2025 al 2026. È scettico Ferdinando Uliano: è fondamentale il rispetto «dei tempi dei lanci produttivi». In particolare Elkann in Parlamento non dà risposte chiare «sul rilancio di Maserati», precisa il segretario della Fim Cisl. E questo passaggio è fondamentale «per mettere in sicurezza l’occupazione in realtà strategiche come Mirafiori e Modena». C’è poi un importante assente. Non si sa più nulla della gigafactory di Termoli, lo stabilimento per produrre le batterie per le auto elettriche (la costruzione era prevista nell’estate del 2024).

Le preoccupazioni dei sindacati sono fondate. Stellantis anche ultimamente ha investito all’estero: negli Stati Uniti, in Brasile, in Europa, in nord Africa ma non in Italia: la Grande Panda è prodotta in Serbia, l’Alfa Romeo Junior in Polonia assieme alla T03 elettrica della Leapmotor (la casa automobilistica cinese entrata nell’orbita della multinazionale italo-franco-americana).

Stabilimento Stellantis a Cassino

La Fiat Topolino invece è allestita in Marocco che potrebbe accogliere anche la Fiat Pandissima mentre in Spagna è costruita la Lancia Ypsilon che attenderebbe pure la Leapmotor B10 elettrica.

I rapporti tra Stellantis e il governo sono travagliati. Per Giorgia Meloni sarebbe un colpo durissimo la chiusura di uno stabilimento storico come Mirafiori (la Fiat 500 elettrica va male), o come Cassino (le Alfa Romeo Giulia e Stelvio stentano aspettando le nuove versioni) o come Modena (la Maserati è con la bombola per l’ossigeno). Secondo l’azienda costruire vetture in Italia costa troppo.

Una soluzione sarebbe la riconversione degli impianti di auto per fabbricare armi: in Francia e in Germania sono all’esame dei progetti di questo tipo (qualcuno per Cassino avanza questa ipotesi). Elkann in Parlamento esclude di produrre carri armati al posto delle automobili: «Il futuro dell’auto» e quindi di Stellantis «non è l’industria bellica». Sottolinea: «Usa e Cina ci insegnano che si possono avere una industria bellica e una industria dell’auto».

Dal 2 aprile Stellanis ha un problema in più. Donald Trump fa scattare i dazi del 25% sulle auto, camion e componentistica. Stellantis esporta poche vetture dall’Italia negli Usa ma la componentistica Made in Italy è molto presente nelle macchine di altre case, in particolare quelle tedesche.