Nel cognome della madre  

Cognome della madre, Dario Franceschini

Dario Franceschini

Al mercato, alla fila in un ufficio postale, alla fermata dell’autobus le persone non parlavano d’altro, assillate da una profonda, radicata, inquietudine: meglio il cognome del babbo o quello di mamma? Un atroce dilemma, che certamente agita i sonni e le giornate di tanti.

Per fortuna un influente esponente del Partito Democratico, Dario Franceschini, ha trovato il modo di risolvere la questione, di evidente impellente urgenza: un progetto di legge perché i futuri nascituri siano dotati del materno cognome. Non una facoltà: un obbligo. In questo modo, argomenta, «dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre, stabiliamo che prenderanno il solo cognome della madre. È una cosa semplice ed anche un risarcimento per una ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico, ma è stata una delle fonti culturali e sociali delle disuguaglianze di genere».

Le opposizioni grazie a questa iniziativa, si trovano unite: l’iniziativa è condivisa da Simona Malpezzi (PD), Alessandra Maiorino (M5S), Ilaria Cucchi (AVS), Julia Unterberger (Movimento per le Autonomie).

La cosa non sfugge al vigile segretario della Lega e vice-presidente del Consiglio Matteo Salvini: si tratta di un “cavallo di Troia”, mette in guardia: «Ma certo, cancelliamoli dalla faccia della terra questi papà, così risolviamo tutti i problemi».

Giulia Bongiorno

Duro anche il presidente della commissione cultura della Camera Federico Mollicone (Fratelli d’Italia): «È una provocazione irricevibile. Nella visione di Franceschini si passerebbe dal patriarcato al matriarcato». Contrario anche il senatore Pierantonio Zanettin di Forza Italia: «Una provocazione finalizzata soprattutto ad una ribalta mediatica».

Più conciliante Giulia Bongiorno, che presiede la commissione Giustizia del Senato: «La questione dei cognomi impone di trovare un punto di equilibrio che non renda nessun genitore invisibile»

Ma il PD tiene duro. La senatrice Anna Rossomando assicura: «Il PD ha inserito tra le priorità la discussione della legge sul doppio cognome. Manca l’ultimo miglio. Ci aspettiamo un’ampia convergenza, anche della maggioranza»; e per quanto riguarda la proposta Franceschini «finalmente una voce maschile ha riscontrato che per secoli c’è stata una sorta di invisibilità delle donne».

«Gesù fate luce», è il titolo di un famoso romanzo di Domenico Rea; ma in questo caso l’impresa appare disperata. Tempi duri per Maurizio Crozza, per Luca e Paolo, per Diego Bianchi e la sua banda di Propaganda Live. I politici li anticipano e li superano sistematicamente, rubano loro sistematicamente il mestiere auto caricaturizzandosi.

C’è chi si chiede perché il 50 per cento di elettorato da anni rinuncia a votare e manda a quel paese politici e partiti. Ora ha una possibile risposta.