Lisbona, svolta
populista del premier

Marcelo Rebelo de Sousa

Mancano poco meno di due mesi alle elezioni anticipate in Portogallo. Il Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa le ha appena fissate per il 18 maggio. Lo ha fatto malvolentieri e non lo ha nascosto: a suo giudizio non c’era alcun bisogno di chiamare alle urne i cittadini per la terza volta in tre anni, gettando il Paese in una instabilità politica piena di rischi. Era un’opinione largamente condivisa anche tra le forze politiche d’opposizione, a cominciare dal Partito Socialista, ma il capo del governo non ha voluto sentire ragioni.

Già, perché a volere la fine anticipata della legislatura c’è sempre stato soltanto lui: Luis Montenegro, leader del centrodestra (PSD) e primo ministro di un esecutivo di minoranza. L’11 marzo ha presentato in Parlamento una mozione di fiducia al governo confidando nel voto contrario della maggioranza dei deputati. E così è stato. Da qui le dimissioni di una compagine ministeriale, esecutivo in carica da poco più di un anno, lo scioglimento del Parlamento, e le elezioni anticipate.

L’aula del Parlamento Portoghese

A spingere il presidente del Consiglio a una mossa tanto azzardata sono state le crescenti accuse di conflitto di interessi rivoltegli dall’opposizione. Al centro dello scandalo la società di consulenza Spinumviva, fondata dallo stesso Montenegro e successivamente trasferita alla moglie e ai figli. Secondo una denuncia anonima avrebbe beneficiato di ricchi contratti con aziende private agevolate dal governo, tra cui spicca Solverde, un gruppo che gestisce cinque casinò soggetti alle concessioni dello Stato portoghese.

Per uscire dall’angolo in cui era finito e allontanare i sospetti, il premier portoghese ha deciso allora di giocare il tutto per tutto puntando alle elezioni anticipate. Con tre obiettivi. Primo, evitare la Commissione parlamentare d’inchiesta caldeggiata dal Partito Socialista. Secondo, porre la fiducia sul suo operato in Parlamento in modo da forzare il PS a votare contro per far cadere il governo. Terzo, mantenere la guida del PSD e avviare una dura campagna elettorale accusando il Partito Socialista d’irresponsabilità politica per aver provocato la fine anticipata della legislatura e gettato il Paese nel caos.

elezioni anticipate in Portogallo, Luis Montenegro

Luis Montenegro

Quanto alle accuse sulla mancanza di etica, il premier si è sempre difeso sostenendo di avere «la coscienza pulita», di non aver mai fatto nulla di illegale e di aver trasferito la gestione di Spinumviva alla moglie e ai figli prima di assumere la leadership del Partito Socialdemocratico. Quanto alla sua decisione di chiedere un voto di fiducia al Parlamento, ha sostenuto che mirava a «dissipare l’incertezza politica».

Parole, parole, parole, perché poi quando gli è stato chiesto di mostrare i bilanci, il premier ha reso pubblici solo alcuni dettagli finanziari, come i profitti derivanti dalla vendita di azioni del Millennium BCP, ma alla fine niente che consentisse di dissipare i sospetti sui conti della Spinumviva.

E adesso? Adesso Montenegro si prepara al voto anticipato del 18 maggio da cui dipende il suo futuro politico e che rischia di concludersi con la fine della carriera. Ed è già partita una campagna elettorale di stampo populista, sostenendo che il «giudizio finale» sulla sua etica e trasparenza alla fine «spetta ai portoghesi». Come se il popolo fosse «l’unico tribunale» legittimato, attraverso le elezioni, a condannarlo o ad assolverlo…