Donald Trump contro le “diversità”, titola l’agenzia Ansa in un suo servizio da New York; l’inquilino della Casa Bianca contro sé stesso? Perché certamente della sua seconda presidenza tutto si può discutere, ma è incontestabile che sia “diversa”.

Donald Trump
Naturalmente i “diversi” sono sempre gli altri. Il principe Talleyrand esortava i suoi impiegati: «Surtout pas de zéle», nel senso che li voleva si esecutori dei suoi ordini, ma li diffidava da ogni eccesso di zelo. Al Pentagono qualcuno non fa tesoro di questa raccomandazione.
Nella furia zelante per compiacere il “comandante in capo”, sembra che il Pentagono abbia segnalato circa 26mila immagini da rimuovere: in qualche modo, esplicito o subliminale, incitano alla diversità, l’equità e l’inclusione. Ne fa le spese anche l’Enola Gay: il bombardiere che ha trasportato e sganciato la bomba atomica su Hiroshima, e messo fine di fatto alla Seconda guerra mondiale.
Non perché evochi le terribili conseguenze di quell’esplosione. Piuttosto perché il pilota pensò bene di battezzare l’aereo Enola Gay, che evocherebbe appunto la diversità, l’omosessualità. E dire che Enola Gay era il nome della madre del pilota; dunque, qualcosa che si richiama alla tradizione, a quei valori a cui Trump e i suoi sostenitori dicono di richiamarsi.

Tg americano sul caso Enola Gay
C’è da chiedersi quali saranno le prossime iniziative. Uno scrittore famoso, italo-americano, Gaetano “Gay” Talese, considerato uno dei pionieri del New Journalism, autore di famosi reportage su alcuni miti americani come Joe Di Maggio e Frank Sinatra, vedrà i suoi libri esclusi dalle biblioteche pubbliche compresi i famosi Honor Thy Father (Onora il padre), Unto the Sons (Ai figli dei figli); The Gay Talese Reader: Portraits and Encounters (Frank Sinatra ha il raffreddore, ritratti e incontri).
I nostalgici dovranno rinunciare ad ascoltare Gloria Gaynor, esponente di spicco della disco music, addio al suo famoso I Will Survive con buona pace che sia stato inserito tra i 500 migliori brani musicali. Questo inno alla libertà lo ascolteremo di nascosto, in cantina. Si dovrà poi espungere il 94° sindaco di New York, si chiamava William J. Gaynor. Attenti anche a ricordare Mitzi Gaymor, attrice che portò sul grande schermo il musical South Pacific.

Gloria Gaynor
Sorgerà poi un problema anagrafico? Rapidissima ricerca, ecco cognomi di migliaia e migliaia di americani che solo a presentarsi, costituiscono una istigazione. Dovranno forse mutare la loro identità i “mister” Gayeta; Gayard; Gayant; Gayane; Gayme; Gayel; Gaymar; Gayosa; Gayola; Gayangos; Gayeon; Gayozo; Gayanes; Gayout; Gayffier; Gaykema; Gaydukevich; Gayón; Gaymans; Gaytor; Gayete; Gayakwad; Gayen; Gaye; Gaytan; Gayan; Gaya; Gayle; Gayoso; Gaynor; Gayed; Gayo; Gayosso; Gayduk; Gaylord; Gayatri; Gayer; Gayar; Gayflor; Gaylor; Gayas; Gayeri; Gayda; Gayton; Gayon; Gaydos; Gaydarov; Gayazov; Gayday; Gayozo; Gayeta; Gayol; Gaydukevich; Gaylard; Gayler; Gayden; Gaydarzhi; Gayles; Gayet; Gayheart; Gayman; Gayola; Gayhart; Gaymon; Gaydosh; Gaybor; Gayta; Gaydon; Gayosa; Gaylah; Gayanes; Gaydou; Gaymer; Gayadeen; Gays; Gayraud; Gaywood; Gayner; Gaynes; Gaydey; Gayarre; Gayford; Gayne; Gayfield; Gayeski; Gayot; Gayte; Gayel; Gayane Gaytán; Gaynier; Gaymes; Gayana…
Come uscirne? Si può ricordare quello che sosteneva Albert Einstein: «Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi»; e «c’è una differenza fra genio e stupidità. Il genio ha i suoi limiti». Se invece si vuole essere “nazionali”, si può fare ricordo all’immortale Totò: «Lei è un cretino. S’informi. Non è un’offesa. È un’informazione». Sorridiamone pure. Senza però dimenticare che la crociata viene dalla Casa Bianca; e tra chi la sostiene c’è anche il Pentagono.