L’industria cinese
plana in Portogallo

La prima fabbrica cinese di batterie al litio in Europa sta per nascere nella zona industriale di Sines (Portogallo) su un’area di 45 ettari. Più o meno l’equivalente di 65 campi di calcio. L’accordo è stato firmato il 27 febbraio scorso dal Governo portoghese e dalla CALB (China Aviation Lithium Battery) quarto produttore mondiale nel settore.

Sines, Veduta di Sines in Portogallo

Veduta di Sines in Portogallo

Il contratto verrà perfezionato in tutti i suoi dettagli nei prossimi mesi: il tempo necessario per mettere a punto una serie di agevolazioni, sconti e aiuti pubblici per un totale di circa 350 milioni di euro. La posa della prima pietra avverrà entro la fine dell’anno.

L’investimento previsto dal colosso cinese supera i due miliardi di euro con la creazione di 1800 posti di lavoro diretti. L’impianto avrà una capacità iniziale di 15 Gigawatt/ora, pari a una produzione di 38 milioni di celle l’anno. La fabbrica sarà a pieno regime entro il 2028, ma entro il prossimo quadriennio l’azienda cinese conta di triplicare la produzione dell’impianto di Sines che, in tal caso, finirebbe per rappresentare il quattro per cento dell’intero Pil nazionale.

A questo punto, per evitare che i cinesi andassero a produrre le batterie elettriche in Germania come inizialmente pensavano di fare, il governo portoghese si è affrettato a riconoscere il progetto di Sales come PIN, ossia di “Potenziale interesse nazionale”.

Pedro Reis

Classificazione indispensabile per dare via libera agli aiuti statali. Come ha spiegato il ministro dell’Economia Pedro Reis i 350 milioni rappresenteranno quindi una «contropartita per l’investimento della CALB che fa del Portogallo il ferro di lancia della reindustrializzazione in Europa». Si tratta poi di fondi che vanno «inquadrati nel regime UE di incentivi per l’innovazione». Il sistema di regole che «permette un appoggio fino al 35 per cento dell’investimento contrattato».  

Ma dietro questa spiegazione tecnico-contabile, dell’accordo con i cinesi, le parole del ministro portoghese, cioè di un Paese che fa parte dell’Unione europea, possono anche essere interpretate come un avvertimento all’attuale amministrazione Usa.

Un messaggio in bottiglia destinato a Trump, per fargli intendere che se Stati Uniti molleranno l’Unione europea dietro la porta abbiamo una Cina che si prepara a   ritessere la tela strappata della “Via della seta”. E se il quadro è questo, bisogna sapere fin d’ora che il piccolo Portogallo è pronto a fare da Cavallo di Troia per lo sbarco di grandi aziende cinesi nel Vecchio Continente. E se le attuali regole dell’Ue hanno già consentito al governo di Lisbona di promettere alla CALB 350 milioni di euro come «incentivi pubblici per l’innovazione», parafrasando il titolo di un vecchio film di Marco Bellocchio, possiamo tranquillamente dire che “La Cina è vicina” …