“Salto quantico”. 
Cara Schlein
che significa?  

Direzione del Partito Democratico: a fronte della grave situazione internazionale e nazionale, nella sua relazione che introduce il dibattito, la segretaria Elly Schlein teorizza la necessità di un “salto quantico”.

Salto quantico, Elly Schlein

Elly Schlein

Non è ben chiaro se questo “salto” lo deve fare la direzione medesima; il Partito; il Governo in carica; l’intero paese. Ma soprattutto: che significa “salto quantico”? Che si deve fare per saltare quanticamente?

Treccani, aiuto! «In fisica, detto di proprietà di un sistema, o di un fenomeno, descritti in base alla teoria dei quanti; si parla così di stato q. del sistema fisico considerato quando tale stato sia definito da valori quantizzati delle grandezze che lo caratterizzano, oppure di salto q., con riferimento a un processo nel quale avvengano variazioni discontinue delle grandezze che caratterizzano il sistema che lo effettua; numeri q., i numeri, interi o frazionarî o reali, che compaiono nelle espressioni dei valori quantizzati assunti dalle grandezze fisiche che caratterizzano un sistema quantistico, noti i quali risulta individuato lo stato del sistema stesso».

Oscura “descrizione” accessibile a un Carlo Rovelli o a un Giorgio Parisi. Si può comunque ragionevolmente escludere che Schlein invochi il “salto” nel significato che ne possono dare i due illustri fisici.

Giorgia Meloni

Soccorre un ulteriore chiarimento: «In meccanica quantistica, uno stato quantico è un’entità matematica che fornisce una distribuzione di probabilità per i risultati di ogni possibile misurazione su un sistema». Perbacco!

La navigazione nel mare magnum del web prosegue, e ci si imbatte in “Salto quantico”: un libro di Patrizio Cortesi e Angelo C. Persichini. Si presenta così: «In sintonia con la Filosofia Maya scopri la tua ferita originaria e innesca il cambiamento».

Chissà se è questo che si propone… Dubito, tuttavia, che le signore al mercato scrutino perplesse gli scontrini con quotidiani aumenti di prodotti alimentari elementari, si interroghino se sono o no in sintonia con quell’antica popolazione, e quali ferite scoprire per cambiare (ovvero: pagare un po’ meno).

Vien da rimpiangere perfino i recenti giochetti di parole e spicciole assonanze snocciolate nel corso di dibattiti parlamentari che ben altra levatura avrebbero meritato: «Presidente del coniglio, non del Consiglio» … «lei difende le borsette…chi difende gli italiani dalle bollette». Ne deve ancora mangiare di cicoria, la segretaria Schlein, per arrivare a un Pierluigi Bersani capace di coniugare le sue battute venate di spirito emiliano con proposte comprensibili anche da chi non ha fatto più della terza media.

Pierluigi Bersani

Per tornare al “salto quantico”, consapevole o meno che sia, l’elettorato lo fa da almeno dieci anni. Vero che i sondaggi recenti a maggioranza certificano un oltre 50 per cento di interpellati scontenti dell’attuale politica di governo; vero che i sondaggi danno in crescita o in tenuta il Partito Democratico, dopo i pericolosi picchi negativi delle precedenti segreterie. Ma ci sono anche altri numeri da considerare.

In occasione delle ultime elezioni regionali in una roccaforte come l’Emilia -Romagna, su un corpo votante di poco più di tre milioni e mezzo, ha tracciato un segno sulla scheda appena poco più di un milione e seicentomila di elettori: un inquietante 46,4 per cento. Appena 857.144 elettori hanno scelto le liste raccolte attorno al candidato presidente Michele De Pascale; 594.553 elettori si sono riconosciuti nelle liste del centro-destra; altri 50mila hanno optato per un paio di altre liste. Infine, ci sono state oltre 36mila schede bianche o annullate.

Che tipo di “salto” emerge da questi dati di una regione che così clamorosamente ha evidenziato disaffezione, e indifferenza? Non era abbastanza “quantico” il candidato alla presidenza della Regione, esponente del “territorio”, un amministratore locale, sindaco di quella Ravenna piagata dalle recenti alluvioni il cui operato non ha attirato particolari critiche e contestazioni?

In democrazia l’opposizione e i loro leader hanno un compito essenziale: essere argine e barriera da abusi e arroganze della maggioranza. Dovrebbero essere alternativa con un operare tattico e strategico non nebuloso e astratto, ma credibile e pragmatico. Accade invece che il duo Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu si trovino regolarmente spiazzati: volenterosamente ci provano a mettere alla berlina Schlein, ma sistematicamente sono superati dalla protagonista della loro caricatura: chi avrebbe mai immaginato il “salto” dall’armocromia al “quantico”?