Elkann vuole correggere la rotta di Stellantis. Punta a investire nell’auto. Vuole riprendere ad investire un po’ dappertutto ma soprattutto negli Stati Uniti e nel Belpaese con il Piano Italia.

Donald Trump
I tagli all’occupazione e agli stabilimenti praticati da Carlos Tavares all’inizio hanno prodotto grandi profitti ma alla fine, nel 2024 hanno causato disastri. Il presidente di Stellantis, dopo le dimissioni di Tavares rassegnate il primo dicembre, cerca un altro amministratore delegato. Il nuovo timoniere della multinazionale italo-franco-americana arriverà, assicura il primo azionista di Stellantis, entro il prossimo giugno. Intanto però rassicura Donald Trump e i sindacati americani. Ha incontrato il vincitore delle elezioni presidenziali Usa. L’amministratore delegato Stellantis per l’America del nord Antonio Filosa ha commentato positivamente il colloquio: Elkann ha assicurato a Trump che Stellantis vuole rafforzare «ulteriormente» la sua impronta manifatturiera negli Stati Uniti. Intende anche fornire «stabilità alla grande forza lavoro americana».
John Elkann vuole rimediare agli errori di Tavares: scarsi investimenti, pochi nuovi modelli, mano pesante con i sindacati. Risultato: nel 2024 Stellantis negli Usa ha venduto poco più 1.900.000 vetture, meno 15% rispetto al 2023, mentre le altre case automobilistiche sono rimaste in attivo. Tavares ha pagato gli errori e il connesso calo dei profitti. Non a caso quando si è dimesso, Elkann ha parlato di «punti di vista diversi». Traduzione: forti contrasti con lui e gli altri azionisti (la famiglia Peugeot e il governo francese).

John Elkann
È andata male anche in Europa (meno 7,3% le vendite). Per le fabbriche italiane del gruppo è stata una catastrofe. Nel 2024 hanno prodotto appena 475.090 veicoli, tra auto e furgoni, meno 36,8% rispetto al 2023. In particolare è sprofondata la costruzione di auto: meno 45,7% con 283.090 unità. Il segretario della Fim Cisl Ferdinando Uliano commenta: «Per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette nel 1956». Sono andati male tutti gli impianti. In coma è soprattutto Mirafiori, la culla dell’ex Fiat.
Gli stabilimenti e i lavoratori italiani pagano il conto salatissimo degli scarsissimi investimenti e dei nuovi modelli con il contagocce. Di qui le proteste dei sindacati dei metalmeccanici negli ultimi due anni, gli scioperi locali e quello nazionale dello scorso ottobre. Poi alla fine qualcosa si è mosso.
Stellantis presenta il Piano Italia 2025-2030 post Tavares. Il gruppo promette attenzione e responsabilità. Conferma l’obiettivo di costruire 1 milione di veicoli entro il 2030, ribadisce la volontà d’investire 2 miliardi di euro quest’anno e di spendere 6 miliardi di acquisti destinati ai fornitori italiani.

Linea di montaggio a Mirafiori
Jean Philippe Imparato dice a dicembre nell’incontro con il governo e i sindacati esponendo il Piano Italia: «Presentiamo un piano di sviluppo in Italia, non di difesa, e per ciascuna fabbrica c’è un piano immediato e a lungo termine». Il responsabile Stellantis per l’Europa spiega che «è il momento di fare squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali che affrontiamo e che sono sottovalutate da alcuni in Europa». Non sarà facile. Lo stesso Imparato avverte: «Il 2025 sarà un anno durissimo e avremo ancora cassa integrazione».
Dal pugno duro al dialogo. Uliano commenta: «È sicuramente un cambio di impostazione con un piano di investimenti aggiuntivo al precedente». I sindacati apprezzano ma con riserva, aspettano i fatti. Troppe volte le promesse in passato sono rimaste confinate in un indefinito futuro. Poi resta ancora molta nebbia sul Piano Italia: non c’è traccia della costruzione della gigafactory per le batterie elettriche delle auto a Termoli (i lavori sarebbero dovuti cominciare lo scorso anno); non si hanno notizie sul rilancio della Maserati, la cui sorte ormai è appesa a un filo.
Elkann il 19 marzo parlerà in commissione alla Camera sul progetto per restituire slancio e competitività alle fabbriche italiane Stellantis svuotate da cassa integrazione, prepensionamenti, contratti di solidarietà e incentivi economici all’esodo. Il presidente di Stellantis dovrebbe prendere le distanze dall’intervento di promesse e minacce svolto da Tavares qualche mese fa sempre alla Camera. Elkann respinse l’invito a parlare dopo l’audizione di Tavares. Adesso, invece, chiede di essere ascoltato.