Gran parlare, in TV e sui giornali di questioni cruciali: le corna fatte e/o subite da Chiara Ferragni; se andare o no a sciare a Roccaraso anche senza neve; il festival di Sanremo.

Chiara Ferragni
È assodato che si comprende poco di informazione e di notizie. Hanno ragione loro che non parlano dei dati Istat che sono una doccia fredda per l’economia italiana: il 2025 si prospetta di sofferenza, bene che vada si spera in una crescita di qualche decimale. Hanno ragione loro a non occuparsi del fatto che la “nave” Italia si è bloccata, ferma da sei mesi, gli ultimi due trimestri si chiudono senza crescita, le previsioni partono da zero. Francia e Germania fanno peggio ma mal comune, nessun gaudio. Significa, anzi ulteriori difficoltà future, se si pensa a relazioni e interdipendenze con le imprese tedesche.
Secondo il ministero dell’Economia, alla fine del 2025 il PIL italiano dovrebbe crescere dell’1,2%. Obiettivo difficile: l’Istat fa sapere che nell’ultimo trimestre del 2024 il PIL è zero, mentre lo scorso anno il Paese non è riuscito ad andare oltre lo 0,5%. Istat fa sapere che la manifattura inizia a vedere un po’ di luce in crescita, gli italiani che hanno ripreso a cercare lavoro. Piccoli segni positivi, che però non cambiano la situazione, se si esamina l’intero 2024.
La flessione degli italiani che non lavorano e hanno smesso di cercare un’occupazione, si registra solo tra novembre e dicembre. Da inizio anno è invece in aumento, in particolare sotto i 50 anni. Stesso discorso per il fatturato dell’industria: a novembre i dati sono cresciuti dell’1,5% come volumi e dello 0,6% come valore. Ecco perché il Centro studi di Confindustria ha registrato a gennaio un aumento delle aspettative delle grandi imprese associate, in gran parte convinte che la produzione sarà stabile (il 59,9%) o che addirittura aumenterà rispetto alla fine del 2024 (per il 28,7%). Ma nel complesso dell’anno il calo è del 3,6%.

La fabbrica di Stellantis a Cassino
«La tenuta dell’occupazione a dicembre, la crescita della fiducia e qualche sporadico segnale positivo sul versante dei saldi invernali, inducono a collocare nel primo quarto del 2025 una moderata ma significativa ripresa della spesa delle famiglie. Tuttavia, questa valutazione è particolarmente incerta», osserva l’Ufficio studi Confcommercio dopo i dati Istat. «Gli impulsi alla crescita degli occupati sembrano essersi esauriti, anche se non mancano indizi rassicuranti sui prossimi mesi. La nota dolente continua a essere l’occupazione femminile che ha cominciato a mostrare una minor dinamicità. Preoccupa il ritorno, per il secondo mese, del segno meno tra gli autonomi».
Per Bankitalia gli investimenti rallenteranno, «risentendo degli effetti del ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni, che verrebbero solo in parte attenuati dall’aumento della spesa per infrastrutture e dalle misure di incentivo previste nel Pnrr». È quanto prevede l’Ance, l’associazione dei costruttori: per il 2025 un crollo del 7% degli investimenti nel settore, con punte del 30% per le ristrutturazioni.
Ancora Bankitalia prevede che la crescita della domanda estera dovrebbe consolidarsi, «su valori nettamente inferiori a quelli medi del ventennio precedente la pandemia». Il rischio è far restare l’Italia nell’area dello zero virgola.
Hanno ragione loro a non occuparsi di queste cose, e dirci tutto delle corna di Chiara Ferragni, di Roccaraso e del festival di Sanremo. Questa la situazione, questi i fatti.