Zelensky a Trump:
ho 800.000 soldati

Ormai è ufficiale: sono cominciate le trattative riservate per dire basta alle armi in Ucraina. Trump conferma le indiscrezioni: funzionari americani e russi stanno «già parlando» di come porre fine alla guerra. Il presidente americano ritiene una follia il conflitto dal quale fa capire di volersi sganciare. Sottolinea: la sua amministrazione ha avuto discussioni «molto serie» con la Russia. Altro non aggiunge, non dà particolari sui contenuti di un possibile accordo per una tregua in Ucraina.

Basta alle armi in Ucraina, Volodymyr Zelensky

Volodymyr Zelensky

Molti danno per finito Zelensky. Il presidente ucraino però passa al contrattacco militare e diplomatico anche se deve fare i conti con una popolazione sempre più sfiduciata per i lutti e le privazioni. Per farsi meglio sentire dà una intervista all’agenzia giornalistica statunitense Associated Press. Avverte: Trump e Putin sono liberi di coltivare le loro relazioni «ma parlare dell’Ucraina senza di noi è pericoloso per tutti». Cosa significa «pericoloso per tutti»? Il presidente ucraino non lo spiega ma rilancia la richiesta dell’adesione di Kiev alla Nato precisando che può offrire all’alleanza militare delle democrazie occidentali «un esercito di 800.000 uomini».

Sottintende: si tratta di un esercito temibile, efficiente che da quasi 3 anni tiene testa alle truppe della Federazione Russa, una super potenza atomica. È l’esercito che il 24 febbraio 2022 sbarra con coraggio la strada all’invasione russa impedendo la conquista di Kiev e il crollo di tutta l’Ucraina. Conclusione: l’adesione dell’Ucraina alla Nato può portare, sostiene, le garanzie di sicurezza «più economiche per tutti» sia per Kiev sia per gli alleati occidentali. L’Ucraina e «un esercito di 800.000 uomini», in sintesi, non vanno umiliati.

Donald Trump e Vladimir Putin

E qui cominciano i guai. Vladimir Putin non la pensa così. Dice di non voler trattare con Volodymyr Zelensky perché è un presidente delegittimato, con un mandato scaduto e chiede nuove elezioni. Non vuole l’Ucraina nella Nato, considera il possibile ingresso un attentato alla sovranità di Mosca. Fa capire di volere un cessate il fuoco in Ucraina a patto di inglobare, oltre alla Crimea, le quattro regioni occupate già annesse nel 2022 con referendum. Fa capire di volere la restante parte dell’Ucraina completamente neutralizzata, con un esercito debole.

La palla ora torna a Donald Trump. Aveva promesso di concludere il conflitto in Ucraina in 24 ore, una volta riconquistata la Casa Bianca ma così non è stato. Forse ci vorranno mesi, se andrà bene.

Una riunione del Consiglio europeo

Si parla di un incontro tra Trump e Putin entro giugno. Tra alti e bassi le relazioni tra i due presidenti vanno avanti, non sono a livello zero come durante la presidenza di Joe Biden. Il neo presidente americano non può sbagliare le mosse: deve riuscire a conciliare le richieste di Putin con quelle di Zelensky, tutte ruotanti attorno al concetto delle garanzie di sicurezza internazionale interpretate però in modo diverso. C’è anche il problema della stessa sicurezza dell’Europa che fa i conti con il primo conflitto sul suo territorio dopo la fine della Seconda Guerra mondiale nel 1945. Finora gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno sostenuto l’Ucraina finanziariamente e con l’invio di armi. Washington sia con Biden sia con Trump ha un ruolo forte di guida mentre Bruxelles sconta una politica ancillare, incerta e frammentata tra i 27 paesi della Ue.

Non è certo il modo migliore dell’Europa per presentarsi, anzi di conquistare, un posto al tavolo del futuro negoziato. C’è la necessità di dire rapidamente basta alle armi in Ucraina per porre fine a una immane catastrofe: le stime variano da 200.000 a 1.000.000 di morti tra Kiev e Mosca, l’Ucraina ridotta in macerie dalle bombe, la Russia devastata dalle zone bombardate e dalla crisi economica. L’Unione Europea è in ginocchio per il caro energia e per i colpi della recessione economica. Nella crisi sociale ed economica avanzano le estreme destre populiste europee.