Scontro coi magistrati
Meloni azzoppata

Giorgia Meloni non appare più invulnerabile. Lo scontro Meloni-magistrati azzoppa la presidente del Consiglio. Fino a qualche giorno fa Meloni colleziona solo successi nazionali e internazionali.

Cecilia Sala e Giorgia Meloni

Vince quasi tutte le elezioni amministrative degli ultimi due anni dopo il trionfo alle politiche del settembre 2022. In particolare lo spread tra i Btp decennali italiani e i titoli analoghi tedeschi viaggia appena sopra quota 100 punti nonostante l’enorme peso del debito pubblico tricolore. Neppure Mario Draghi, presidente del Consiglio di grande successo, era riuscito a spuntare un risultato così brillante.

Meloni colleziona clamorose vittorie soprattutto in politica estera. Riesce a liberare dal duro carcere degli ayatollah iraniani la giornalista Cecilia Sala; incontra in Arabia Saudita il principe e primo ministro Mohammad Bin Salman e sigla intese per 10 miliardi di dollari. Ottiene un posto da vice presidente della commissione europea per Raffaele Fitto, ministro del suo governo di destra-centro.

Sfonda soprattutto nei rapporti con Donald Trump. Vede più volte il nuovo presidente degli Stati Uniti, è l’unica leader di governo occidentale a partecipare alla cerimonia d’insediamento a Washington del successore di Joe Biden alla Casa Bianca. Trump non lesina complimenti: «Giorgia Meloni è una leader e una persona fantastica». Commenta: «Mi piace molto». Lei è soddisfatta perché vuole tutelare «l’interesse nazionale dell’Italia».

Scontro Meloni magistrati, Magistrati protestano contro il governo all'inaugurazione dell'anno giudiziario a Napoli

Magistrati protestano contro il governo all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli

Di fronte alle molte difficoltà della navigazione del suo governo (industria in affanno, bassi salari, contrasti con gli alleati di governo Salvini e Tajani, rinvio a giudizio della ministra Daniela Santanchè) non si spaventa. Assicura: il suo esecutivo durerà per tutta la legislatura. Anzi, fa notare ai giornalisti: «Questo è già il settimo governo per longevità e proseguiremo per questa strada». Le critiche delle opposizioni e dei sindacati hanno scarsi effetti e non la spaventano.

Si lancia anche in una riforma bollente, quella della giustizia e, in particolare, la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici. Lo scontro Meloni-magistrati è immediato. Succede il finimondo. Giudici e pubblici ministeri, su spinta dell’Anm (Associazione nazionale magistrati), protestano all’inaugurazione dell’anno giudiziario contro il progetto di separazione delle carriere, lasciano le aule della cerimonia sventolando una copia della Costituzione. La protesta avviene anche a Napoli, a Castel Capuano, quando il ministro delle Giustizia Carlo Nordio comincia a parlare.

Magistrati protestano a Torino

Un colpo durissimo al cuore del governo arriva quando la procura della Repubblica di Roma comunica di aver iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato Meloni, Nordio, il ministro dell’Interno Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano. L’atto è dovuto, si spiega, perché l’esecutivo italiano ha permesso il rientro in Libia del generale Najeem Osema Almasri Habish, accusato di atroci crimini dalla Corte penale internazionale contro i migranti imprigionati nel paese nord africano.

Lo scontro Meloni-magistrati è violento. La presidente del Consiglio replica attaccando: «…non sono ricattabile, non mi faccio intimidire». Vuole andare avanti «a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione».

Giorgia Meloni parla al Senato

Un fatto è sicuro: con Meloni indagata rischia di riaprirsi la “guerra” decennale tra politica e magistratura. La magistratura dal 1992-1993, con Tangentopoli e l’azzeramento della Prima Repubblica, influenza e condiziona la politica. E allora tra i tifosi più appassionati dei magistrati c’era il Msi, il partito erede del fascismo trasformatosi poi in An e quindi in Fratelli d’Italia, la forza politica di destra democratica fondata da Meloni. Lo scontro Berlusconi-magistrati è un’onda lunga che sugella tutta la travagliata vita della Seconda Repubblica. Già nel 1994 un avviso di garanzia causa la caduta del governo guidato da Silvio Berlusconi, il primo della Seconda Repubblica.

Non si sa cosa deciderà il Tribunale dei ministri: se archiviare o trasmettere gli atti alle Camere per esaminare la richiesta di autorizzazione a procedere contro Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano. Ma è bene evitare “supplenze” per il bene della democrazia. Al Parlamento spetta il potere legislativo, al governo quello esecutivo e alla magistratura l’incarico di applicare la legge. Stop. Ognuno deve fare il suo lavoro. Se avvengono “invasioni di campo” sostenute da trombe populiste c’è il caos con conseguenze imprevedibili.