Donald Trump promette molto, moltissimo. Promette persino una “età dell’oro” agli americani. Il 20 gennaio giurando fedeltà alla Costituzione assicura: «L’epoca d’oro dell’America comincia adesso, la nostra comunità fiorirà, saremo l’invidia del mondo». Il nuovo presidente degli Stati Uniti esalta il patriottismo in versione nazionalismo. Rassicura il ceto medio impaurito dalla criminalità, dall’immigrazione clandestina e dall’inflazione che ha prosciugato i portafogli.

Jeff Bezos, Sundar Pichai ed Elon Musk all’insediamento presidenziale di Donald Trump
L’”età dell’oro” fa gola soprattutto agli oligarchi. In prima fila a battere le mani al suo discorso programmatico al Campidoglio di Washington ci sono gli uomini più ricchi del mondo. Ci sono i miliardari della Silicon Valley, i grandi imprenditori dell’alta tecnologia americana e globale. Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e Sundar Pichai sono con Trump. Rappresentano un potere immenso. Pilotano aziende avveniristiche: mandano in orbita astronavi; controllano i satelliti per le telecomunicazioni; mettono in pista l’intelligenza artificiale; amministrano i canali sociali e i motori di ricerca di Internet; producono auto elettriche; influenzano l’informazione attraverso il web, la carta stampata e le televisioni.
Sono gli oligarchi attenti ai loro interessi economici intrecciati spesso alle scelte della politica, del governo. Solo Musk ha sostenuto e fatto campagna elettorale per Trump. Gli altri fino a poco tempo fa tifavano per Biden e per il Partito democratico. Hanno cambiato rotta appena “The Donald” ha vinto le elezioni per il suo secondo mandato presidenziale alla Casa Bianca.

Donald Trump giura come presidente degli Stati Uniti
La tecno sinistra è diventata la tecno destra. I motivi sono tanti. Si va dalla conquista dei miliardi di dollari in commesse pubbliche alla preoccupazione di evitare un possibile “spacchettamento” dei colossi di Internet per spezzare rischiosi monopoli. Del resto sono le stesse ragioni che li avevano spinti a parteggiare a sinistra per Biden nel corso dei quattro anni di governo del presidente democratico. Adesso, con grande disinvoltura in nome del profitto, deviano a destra verso il nuovo presidente repubblicano. Così cambiano perfino il loro profilo: da una impostazione libertaria sposano una linea securitaria e imperiale. Non battono ciglio sui progetti stellari di Trump: portare la bandiera a stelle e strisce su Marte; conquistare o controllare Panama, la Groenlandia, il Canada; ribattezzare il Golfo del Messico in Golfo d’America.
Trump tratta bene le imprese. Tratta con i guanti bianchi anche la vecchia industria petrolifera aumentando a manetta la produzione di greggio e di gas. Garantisce: «Trivelleremo, baby, trivelleremo». Dietro c’è anche un calcolo di consenso popolare per tenere bassi i prezzi della benzina e per favorire la vendita delle auto a combustione rispetto a quelle elettriche molto più costose. Il nuovo presidente vuole anche ridurre ulteriormente le tasse alle imprese. Per difendere l’industria nazionale intende alzare i dazi verso le importazioni dall’Europa, dal Messico, dal Canada e soprattutto dalla Cina.

Elon Musk
Ma attenzione, la sua politica ha un’ottica negoziale oltre che gladiatoria. Intende trattare soprattutto con i paesi più forti come la Repubblica popolare cinese. Non a caso con un ordine esecutivo (ne ha varati un centinaio) ha sospeso la chiusura negli Usa di TikTok, il canale sociale di proprietà di Pechino.
I problemi però sono sempre in agguato sulla strada “dell’età dell’oro”. È complicato proclamare la lotta alla criminalità e volere l’espulsione di massa degli immigrati irregolari invocando il rispetto della legge e poi graziare circa 1.500 estremisti trumpiani condannati per aver assaltato il Congresso il 6 gennaio 2021 (l’intento era d’impedire l’insediamento di Biden alla Casa Bianca).
Seri problemi li può causare anche Musk. Il capo del Dipartimento per l’efficienza governativa (vuole tagliare ben 2.000 miliardi di dollari di spese federali) in un video all’insediamento di Trump sembra fare il saluto romano, noto anche come saluto fascista. Il miliardario smentisce l’interpretazione: «Francamente, dovrebbero ricorrere a trucchi migliori. L’attacco del “tutti sono Hitler” ormai ha stancato». Un fatto è sicuro. Musk, stretto collaboratore di Trump, sostiene i partiti europei di estrema destra, compresa Alternativa per la Germania, forza con venature neonaziste in forte ascesa. A dicembre ha lanciato un singolare appello: «Solo l’Afd può salvare la Germania». E i tedeschi voteranno per le elezioni politiche a fine febbraio.