Chi non ricorda il quotidiano disastro ferroviario dell’estate 2024? Una lotteria prendere un treno: colpa del caldo, dell’overtourism, di scioperi improvvisi…partire, ma soprattutto arrivare, una scommessa.

Matteo Salvini
Poi altri episodi che resteranno negli annali e non si sa se ridere o piangere: il famoso chiodo “magico” che paralizza l’intero Paese. Il ministro Matteo Salvini con il tono del giustiziere esige «nomi, indirizzi, codici fiscali dei responsabili». Si parla di un maldestro operaio, della responsabilità di una ditta privata appaltatrice. Il ridicolo comunque non è tanto nel fatto che un chiodo abbia potuto provocare quel finimondo, quanto nel fatto di ammettere candidamente la fragilità del comparto ferroviario del Paese, appeso a un chiodo. Era il mese di ottobre. Trascorsi tre mesi, siamo ancora “appesi”?
Nel frattempo, soprattutto i pendolari e gli studenti fuori sede hanno modo di verificare come funzionano i treni regionali e locali. Sono accompagnati da un accattivante slogan: «I veri ribelli rispettano le regole. Non si muovono soli contro tutti, ma insieme, per il bene di tutti…». Peccato che le prime regole, quelle della puntualità e del viaggiare decente non siano garantite e rispettate proprio da chi le evoca e invoca. I viaggiatori più assidui avranno notato che in prossimità di una stazione può capitare di sentire dall’altoparlante una voce che comunica: “Siamo in orario”. In effetti è una “notizia”.

Un treno alla Stazione Termini di Roma
Qualcuno ha avuto un colpo di genio: far partire un treno prima dell’orario previsto, per farlo arrivare alla destinazione finale in orario. Un uovo di Colombo, peccato sia rimasto un caso isolato. Pensate com’è semplice: i treni delle 9 partono alle 8, quelli delle 10 partono alle 9, e via così… Quanto ai passeggeri, facilmente si possono adeguare: basta spostare di un’ora l’orologio, come con l’ora legale.
Le ultime settimane sono state caratterizzate da ordinari disservizi, sia nelle tratte ad Alta Velocità sia nelle reti del trasporto locale. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha provato a sostenere che si pagano errori e lacune dei governi precedenti. Qualcuno gli avrà ricordato che sia lui che il suo partito erano presenti anche nei governi precedenti; allora si è assicurato che sono in alacre lavoro una quantità di cantieri; poi si è individuata la possibile causa: la “sfiga”.
Come giustificazione è francamente debole; così si è ripiegato sui possibili sabotaggi; Trenitalia fa sapere che «non si può escludere che si tratti di una situazione connessa ad attività interne o esterne mirate a colpire gli asset aziendali con la finalità di destabilizzare, anche a livello istituzionale e governativo, il gruppo FS e il relativo management». Traduzione del burocratese ferroviario: “complotto”. Ordito, vai a sapere, per mettere in cattiva luce il ministro o i dirigenti di Treni Italia, o entrambi. «Non si può escludere», così si va sul sicuro.

Folla di passeggeri alla Stazione Termini di Roma
Poi su una linea “minore”, la Monselice-Mantova spunta, su un filo dell’alimentazione elettrica, un cavo di sicurezza per la chiusura delle biciclette. Il lucchetto antifurto in acciaio, ricoperto di gomma, è impigliato sul filo secondario del sistema aereo dei convogli che conduce l’energia elettrica. Non è sui due cavi che entrano in contatto con il pantografo del treno e che si trovano più in basso, ma in caso di caduta qualche problema l’avrebbe comunque procurato. Chi e come sia riuscito a sistemarlo a quell’altezza, e quando, ancora non si sa; la DIGOS indaga, vediamo cosa verrà fuori. La Lega comunque prende la palla al balzo; il ministro Salvini ha promesso che ne riferirà in Parlamento.
Una cosa si può dire: in questo Paese i treni sono da sempre un problema. Giulio Andreotti, col suo acre realismo, sosteneva che ci sono due tipi di matti: chi crede di essere Napoleone e chi pensa di mettere ordine nelle Ferrovie dello Stato.
Era il febbraio 2018, governo Matteo Renzi. Le cronache dell’epoca riferiscono di un caos ferrovie, un’Italia in tilt, dieci centimetri di neve a Roma bloccano gli scambi in una delle stazioni più importanti, Termini: convogli partiti da Reggio Calabria che impiegano 29 ore per arrivare a Torino, il 20-30 per cento dei treni Alta Velocità saltati, 50 per cento dei regionali. Il ministro del Trasporti dell’epoca, Graziano Delrio, descritto come infuriato anche perché la nevicata era stata ampiamente prevista. “Aperta un’indagine”, titolava Il Messaggero del 27 febbraio.
Si ignorano gli sviluppi. Forse, se l’inchiesta è ancora aperta, la si potrebbe riunire a quelle aperte in questi giorni; e affidarla all’infallibile ispettore Clouseau, quello della Pantera rosa.