
Cerimonia per la fondazione del corpo di Polizia Penitenziaria
18 marzo 2024: si festeggiano i 207 anni dalla costituzione della Polizia Penitenziaria. In quell’occasione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella invia un “saluto” non formale. Rivolto agli agenti, riconosce che sono costretti a operare in «…condizioni particolari, piene, appunto, di difficoltà. Questo richiede un sovrappiù di professionalità, e io vi ringrazio per il lavoro che spiegate e per l’impegno che viene manifestato dall’amministrazione di svilupparla il più possibile, costantemente. Conosco, naturalmente, altri ostacoli che gravano sul vostro compito e le vostre attività. Ostacoli che richiamano il compito di altre istituzioni».
Aggiunge che «dal sovraffollamento carcerario, che rende difficile il vostro lavoro, molto più di quanto non dovrebbe essere, alle carenze di organico che pesano certamente, sovraffaticando il compito di ciascuno di voi, a quello che, in questo momento, è forse un elemento prioritario: l’esigenza di assistenza sanitaria dentro gli istituti penitenziari. È un’esigenza diffusa, ampia, indispensabile; la mancanza della quale fa sì che su di voi ricadano esigenze, sollecitazioni, richieste che non rientrano nei vostri compiti e nelle vostre funzioni».

Messaggio di fine anno di Sergio Mattarella
Per questo, dice (ed è evidente che si rivolge agli “inquilini” del “Palazzo”) «è indispensabile che si affronti sollecitamente questo aspetto di un’efficace assistenza sanitaria dentro gli istituti penitenziari. Tutti questi aspetti richiedono interventi urgenti: completamento di organici, risposte al sovraffollamento carcerario e – ripeto – sopra ogni cosa, assistenza sanitaria. Il numero dei suicidi nelle carceri dimostra quanto sia importante e indispensabile affrontarlo immediatamente, con urgenza. Tutto questo va fatto per rispetto dei valori della nostra Costituzione, che poc’anzi il Capo Dipartimento evocava e ricordava; per rispetto del vostro lavoro; per rispetto della storia del Corpo di Polizia penitenziaria e dei suoi caduti: vittime del terrorismo, della criminalità, e che ricordiamo con commozione. Anche per rispetto del loro sacrificio vanno assunti, dalle istituzioni, i provvedimenti necessari e le iniziative indispensabili, per rispetto della dignità di chi, negli istituti carcerari, lavora, e di chi vi è detenuto».

Papa Francesco apre la Porta Santa
Dieci mesi dopo, in occasione del tradizionale messaggio di fine anno, Mattarella dedica un lungo passaggio del suo discorso alla questione delle carceri e alla condizione in cui è costretta a vivere l’intera comunità penitenziaria.
Tutti gli “inquilini” del “Palazzo”, sia chi “governa”, sia chi è all’opposizione non hanno mosso rilievo alcuno al discorso del Presidente. È da credere che siano d’accordo anche per quel che riguarda il monito/appello relativo alle carceri e ai detenuti. Lo stesso monito/appello, gli stessi toni, lo stesso allarme già manifestato nel marzo del 2024. In dieci mesi gli “inquilini” del “Palazzo” non hanno fatto nulla per modificare la situazione, che, nel frattempo, si è ulteriormente incancrenita.
Continueranno su questa strada, con questa sostanziale inerzia e indifferenza? A cosa serve plaudire il messaggio di Capodanno del presidente Mattarella, e inchinarsi al messaggio scandito dal Pontefice che ha voluto aprire una Porta Santa a Rebibbia, se noi non si fa quello che si può e si deve fare?