Enzo Jannacci, noto cantautore milanese, osannato più da morto che da vivo, era solito pronunciare come un mantra una frase oggi molto attuale, oltre a “Che cinema la vita”, ed era «quando dicono che è una questione di principio, Believe me, è sempre e solo una questione di interessi».

Celle del carcere di Regina Coeli a Roma
Cui prodest dunque tenere le carceri piene, continuare ad essere sanzionati dall’Europa, contravvenire al recupero del reo come previsto nella Costituzione più bella del mondo? Evidentemente qualcuno pensa di prendere voti mostrando il cappio, come faceva il Fini nella versione “erede di Almirante – destra Msi”.
In uno Stato sovrano e laico, come dovrebbe essere quello italiano, la sconfitta di tutto il ceto politico è rappresentata dal fatto che sia il Papa il primo a sollevare, con coraggio e a viso aperto, il tema dell’amnistia. Questa è, purtroppo, la cartina tornasole dello spessore e del coraggio della nostra classe dirigente. Pari a zero!
Prima di Tangentopoli, amnistia e indulto erano frequentissimi; misure di ordinaria amministrazione che non sconvolgevano nessuno. Servivano anche a riequilibrare eventuali storture ed errori del sistema. Oggi parlare di amnistia sembra quasi una bestemmia mentre l’indulto viene al massimo sussurrato sottovoce e timidamente.
Le carceri dovrebbero essere uno strumento e non un fine. «Ogni proposta diretta ad attenuare le sofferenze date dal sovraffollamento va nella giusta direzione. Ogni chiusura è invece pregiudizievole della sicurezza sociale», ha affermato di recente il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella commentando la proposta di Renato Brunetta che prevede un indulto solo parziale e per alcuni reati. «Un carcere affollato e irrispettoso della dignità umana produce invece recidiva ed è dunque insicuro per tutti».

Un detenuto entra in cella con le lenzuola
Ma perché ad occuparsi di carceri e di carcerati oggi sono solo le associazioni dedicate da sempre a questo settore e il tema non è più appannaggio della politica? Perché la politica è tiepida sia verso queste prese di posizione che verso i moniti del Pontefice, citato e ascoltato invece su altre vicende? Evidentemente perché si intravvede un forte interesse elettorale nell’inasprire le pene.
Un sintomo di ciò è ben rappresentato dalla recente riforma del codice della strada con chiari aspetti liberticidi. E non si può certo dire che le norme preriforma fossero tenere nel punire le trasgressioni.
Come sarebbe bello se ci fossero ancora politici in grado di battersi per la presunzione di innocenza (fino a prova contraria) e per una giustizia giusta e rapida. Una provocazione: che succederebbe se prima di entrare in Consiglio dei ministri, o in Transatlantico, fosse obbligatorio effettuare l’alcol test o la prova del capello?
Sarebbe bello che prima di introdurre nuove leggi, si pensasse ai cittadini che vivono la vita di tutti i giorni senza privilegi ma con tanti sacrifici. Continuando di questo passo, invece, avremo un Paese sempre più arretrato e con maggiore astensionismo, nel quale sarà bello venire solo per fare le vacanze essendo dotato di un paesaggio e di un patrimonio artistico meraviglioso.