“Bella chat” affonda,
flop della società civile

Bella chat, Massimo Giannini

Massimo Giannini

Otto mesi di “Bella chat”. Dura meno di otto mesi “Bella chat”. Nasce attorno al 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, su iniziativa di Massimo Giannini e implode prima di Natale.

Già dal nome delineava un programma ambizioso: “Bella chat”, riecheggia “Bella ciao”, celebre canzone dell’antifascismo. “Bella chat”, diffusa su WhatsApp, potente canale sociale su Internet, si poneva l’obiettivo di contrastare l’impostazione autoritaria del governo Meloni, l’esecutivo più spostato a destra nella storia della Repubblica italiana. Giannini riesce a raccogliere molti nomi del mondo politico di sinistra (Prodi, Veltroni, D’Alema), del giornalismo e della cultura progressista. Ma quasi da subito cominciano i guai: le discussioni invece di far emergere gli errori e le contraddizioni del governo di destra-centro innescano soprattutto i contrasti all’interno dell’opposizione di centro-sinistra. In molti, in modo garbato, dicono addio a “Bella chat”. Esplodono i contrasti interni. Le polemiche si trasformano via via in infuocati scontri da corrida con toni offensivi.

Rula Jebreal

Così Giannini, il fondatore, lascia («…mi fermo qui»). Il giornalista di Repubblica, ex direttore de La Stampa annuncia: con dispiacere e rammarico «lascio questa chat». Precisa: «L’idea che l’aveva fatta nascere era un’altra». A far saltare tutto alla fine è soprattutto lo scontro frontale tra due giornalisti sulla guerra in Medio Oriente. David Parenzo e Rula Jebreal duellano senza tanti complimenti tra chi accusa di genocidio Hamas e chi accusa di genocidio Israele.

I profondi dissensi che dividono la “Bella chat” sono un po’ quelli che sfrangiano il centro-sinistra: come affrontare il tema dei migranti e dell’ambiente, che risposte dare alla crisi dello stato sociale, in che modo risolvere la caduta del sistema industriale, il dilemma dello sviluppo sostenibile, il rebus della battaglia al precariato. Fondamentali poi sono le difficili scelte su come porre fine alla guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente, su come restituire un ruolo politico forte all’Unione europea.

Romano Prodi

I contrasti sono pesanti nel mondo del centro-sinistra ma, sia pure con gravi difficoltà, l’unità di scelte c’è su temi importanti come sul potenziamento della sanità e dell’istruzione pubblica. Non a caso la coalizione di destra-centro è stata battuta nelle ultime elezioni regionali in Sardegna, Emilia-Romagna e Umbria per il tracollo della Lega di Salvini. Un minimo di convergenze nel centro-sinistra e nei cinquestelle c’è anche se la strada dell’unità è ancora lunga.

Invece in “Bella chat” non c’è neppure un embrione di discussione unitaria. Eppure si tratta di una blasonata fetta della decantata società civile, da molti contrapposta al sistema dei partiti, che pure accusa dei deficit politici clamorosi. La cosiddetta classe dirigente italiana di “Bella chat” ha un bilancio fallimentare, tanto da spingere il fondatore Giannini a chiudere bottega dichiarando l’insuccesso. Forse lo stesso nome porta male. “La bella politica” è un libro-intervista del 1995 di Stefano Del Re a Walter Veltroni. Sono passati quasi trent’anni dalla pubblicazione ma il centro-sinistra è sempre nel caos, è in cerca di un progetto di alternativa dopo quella vincente, ma archiviata, dell’Ulivo di Romano Prodi.