La lezione della Siria
Guerra solo guerra

Siria, Bashar al-Assad

Bashar al-Assad

È rumoroso il silenzio con cui la Siria si è liberata di un assassino. Non un morto, non uno sparo se non per festeggiare. Ma cosa festeggiavano? Che vittoria era questa?

Alla morte di Franco molti spagnoli, quelli sopravvissuti ai massacri e che si erano rifugiati in Francia, non festeggiarono. Anzi, si disperavano per non essere riusciti a sconfiggere il dittatore da vivo. 

E in Siria? Secondo la tesi di Francesco Costa sul Post: «La storia ci insegna che questa è, prima o poi, la fine di tutti i dittatori».

Già, ma una quiete apparente che arriva dopo mezzo secolo di feroce dittatura la possiamo chiamare “fine”? Possiamo parlarne come se fosse una vittoria?

La “vittoria del tempo”, questo sì. In altre parole, il corso di una disgraziata fase della storia. Il corso della guerra dei civili che hanno combattuto contro le mostruosità che in Siria, per 50 interminabili anni, si sono perpetrate nelle carceri, nelle piazze, nelle strade, ovunque.

Adesso si dice che «Russia e Iran non possono più garantire protezione». A chi?

Il 7 ottobre, l’attacco di Hamas a Israele con la feroce risposta di Netanyahu, non è stata una grande idea. E non può né deve essere questione di tempo perché «i dittatori facciano tutti la stessa fine».