Grillo licenziato
due volte da Conte

Grillo licenziato, Grillo licenziato due volte da Conte. Lo scoppiettante comico genovese perde molto smalto. Perde l’antico carisma e la sua creatura politica: non è più il garante del Movimento 5 stelle.

Grillo licenziato, Beppe Grillo e Giuseppe Conte

Beppe Grillo e Giuseppe Conte

Non è più il garante della forza politica da lui fondata a “colpi di vaffa…” contro i partiti tradizionali, le élites, le tecnocrazie e l’Europa. Il 24 novembre giunge il primo colpo. Con un voto online gli iscritti cinquestelle ascoltano Conte: cancellano la carica di garante con il 63% di sì. Grillo contesta, chiede e ottiene una seconda votazione. L’8 dicembre con una nuova consultazione arriva la seconda batosta ancora peggiore: sì all’abolizione della figura del garante da oltre l’80% dei votanti (e sale l’affluenza).

All’assemblea costituente pentastellata di Roma passa la linea di Giuseppe Conte. Grillo licenziato due volte. Il presidente del M5S tira un sospiro di sollievo: «Ora si volta pagina…Il Movimento si rifonda». Come? L’ex presidente del Consiglio vuole «una casa democratica per tutti», basta con «l’epoca delle cacciate e delle espulsioni e «delle decisioni padronali». Ce l’ha con Beppe Grillo considerato il “padre padrone”.

Grillo attacca Conte da un carro funebre

È finito il consolato Conte-Grillo durato anni. Resta un solo console: Conte. Grillo licenziato due volte usa un linguaggio criptico: «Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte». Non si sa se darà battaglia con una scissione o se abbandonerà la politica per fare solo il comico. Certo la tensione è altissima, può succedere di tutto. L’Elevato, come si definiva un tempo l’ex garante del M5S, poco prima delle votazioni picchia duro. Si fa riprendere su un carro funebre, singolare allegoria. Dà per morti i cinquestelle: «I valori sono stati traditi dal Mago di Oz che non si fa trovare». Il Mago di Oz, un falso mago, è il soprannome affibbiato a Conte. Il grido di battaglia è: «Riprendiamoci le nostre battaglie».

Grillo intende le battaglie delle origini: il populismo, l’antipolitica, l’attacco a tutti quando il M5S era all’opposizione e si definiva “né di destra né di sinistra”. Cavalcando la protesta sociale Grillo fa diventare il M5S la prima forza politica italiana con oltre il 32% dei voti nelle elezioni legislative del 2018. Ma il trionfo fa scoppiare le contraddizioni: il mai alleanze con altri partiti è contraddetto dal governo con la Lega, poi con il Pd, quindi con Draghi, il vituperato e poi esaltato presidente della Banca centrale europea. Il no all’Europa e l’addio all’euro scompare. Si annebbia la politica ambientalista con il sì a grandi opere come la Tap (il metanodotto che arriva in Puglia dall’Adriatico) e la Tav (la nuova linea ferroviaria Torino-Lione). Il pacifismo sull’invio di armi all’Ucraina contro la Russia è a zig-zag. A ogni marcia indietro Grillo alla fine dice sì o se ne fa promotore (come il governo assieme al Pd).

Giuseppe Conte

Ma i grillini al governo deludono, perdono una marea di voti, oltre i due terzi. In gran parte i loro consensi si trasferiscono nell’astensione e a destra, solo in minima parte a sinistra. Lo scontro Conte-Grillo è immediato da quando l’Avvocato del popolo, da non iscritto al M5S, diventa a sorpresa presidente del Consiglio del governo grillo-leghista e prosegue successivamente quando guida l’esecutivo con il centro-sinistra. Il conflitto diventa sempre più cruento fino agli sberleffi e agli insulti reciproci pur essendo lo stesso Grillo a proporre Conte come presidente del Movimento dopo le dimissioni di Luigi Di Maio. Lo ritiene inadeguato, privo di leadership e di capacità organizzative.

Eppure l’Avvocato del popolo la spunta su un tempo l’intoccabile comico. Grillo si sfoga quando l’assemblea costituente cinquestelle abolisce la carica di garante e il limite di due mandati elettivi (i tre mandati sono fortemente voluti dal gruppo dirigente grillino per continuare a svolgere attività politica). L’ex garante accusa: «Da francescani a gesuiti». Il riferimento è a San Francesco, il santo dei poveri, dell’amore e della pace al quale ha fatto riferimento il M5S di Grillo. Però il corrosivo comico ha poca dimestichezza con la povertà e preferisce gli agi: ha una villa sulla Costa Smeralda in Sardegna, una seconda a Marina di Bibbona in Toscana, quando arriva a Roma alloggia all’Hotel Forum, un lussuoso albergo a cinque stelle affacciato sul Foro Romano. Non solo. C’è anche un dato economico legato al portafoglio: alt ai 300.000 euro l’anno incassati da Grillo. Certo non sono un compenso da francescano. Conte annuncia: non rinnoverà il contratto di 300.000 euro con il fondatore perché «è responsabile di una controinformazione» contro il Movimento.