Diceva il maestro Gustavo Zagrebelsky: «Di legalità si vive quando corrisponde alla legittimità. Ma altrimenti si può anche morire. Alla fine è pur sempre la legittimità a prevalere su una legalità ridotta a fantasma senza anima».
Può capitare che una situazione sia legale ma non legittima. Penso all’esempio dell’apartheid negli Stati Uniti e in Sudafrica, o, ancora più eclatante, a quello delle leggi naziste e fasciste basate sul concetto di purità della razza o a quello delle leggi sovietiche che mandarono a morte milioni di persone nei gulag siberiani.
Erano quelle delle leggi certamente legali, ma altrettanto sicuramente non erano legittime, perché contrastanti con i principi naturali e i fondamentali diritti dell’uomo. La legittimità è dunque uno dei principi essenziali della convivenza sociale ed essa deve costantemente connaturare la legge, il legislatore e l’azione di chi governa, in quanto non c’è governo senza legittimità.
Questo pensiero, specie nel nostro Paese dal 1946 in avanti, sembra essere ormai obsoleto, persino irrilevante. È vero che viviamo da qualche decennio un tempo di democrazia, ma è sempre bene tenerlo a mente, perché il confine tra la legittimità e l’illegittimità è labile, labilissimo, e il tesoro che abbiamo ricevuto in dono dai padri costituenti deve essere custodito in modo sacrale.
Se, ad esempio, un tizio qualsiasi si appropria di una carica non sua e si mette a deliberare come se fosse il principe legittimo, come ci si deve comportare? Siamo forse davanti a un esempio di legittimità? La risposta è no, decisamente no! Che fare dunque in questo caso?
Don Milani diceva che «disobbedire è una virtù» perché alle leggi ingiuste e illegittime, così come a un principe autoproclamatosi come legittimo, si ha il dovere di opporre la propria coscienza e il diritto naturale.
Attenzione: il criterio per individuare una situazione di illegittimità non è soggettivo, non è legato alla personale convenienza o al proprio credo religioso o politico, né ai propri gusti. Sarebbe troppo facile (e pericoloso) se fosse così e non vi sarebbe certezza del diritto, ma solo una personale ed egoistica scelta di una via autarchica verso il proprio interesse.
La soluzione risiede invece nella legge naturale, perché sono i principi fondamentali dell’uomo a rendere non solo legale ma legittima una legge o il comportamento di chi legifera o governa.
E allora, tornando all’esempio appena fatto, chi si appropria di una carica non sua e si mette a legiferare proclamando una sorta di impossibile imperio ha scelto di essere illegittimo e va perciò disubbidito e combattuto.
La legittimità è una cosa assai seria, non lasciamo che un tizio qualsiasi se ne appropri e ne faccia strame.