Dopo due anni e mezzo di inerzia sull’attesa regolamentazione degli impianti fotovoltaici e delle gigantesche pale eoliche in arrivo che rischiano di sfregiare perfino l’area nuragica di Barumini, la Sardegna si è svegliata.
Lo ha fatto con ben due proposte legislative, una del nuovo governo regionale e l’altra d’iniziativa popolare. Il Ddl sulle “aree idonee”, appena approvato della giunta regionale guidata da Alessandra Todde, prevede che siano i Comuni sardi a indicare le aree dove è possibile collocare i nuovi impianti energetici. In genere si tratta di zone degradate, ex siti industriali dismessi, terreni abbandonati, eccetera. Con il resto del territorio ovviamente “off-limits”.
“Pratobello ’24” è invece il nome dato alla proposta di legge di iniziativa popolare che ha raccolto 210 mila firme, quattro volte quelle previste alla vigilia. La Pratobello, spiegano i promotori dell’iniziativa punta a «proteggere il territorio sardo dall’invasione indiscriminata di pale eoliche e pannelli fotovoltaici». Lo si potrebbe fare applicando l’articolo 3, lettera “f” dello Statuto sardo, che conferisce alla Sardegna competenza primaria in materia di edilizia e urbanistica.
Tutto bene, dunque? No, perché dietro le due iniziative ci sono due schieramenti politici opposti. Da una parte, il Campo largo della Cinquestelle Todde, e dall’altro quel pezzo di centrodestra sardo che non ha ancora mandato giù la sconfitta alle regionali di febbraio del candidato meloniano: l’ex sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.
Ecco dunque spiegata la reazione della governatrice subito dopo la consegna della valanga di firme raccolte a favore della Pratobello. Dopo un esordio morbido («Ho raccolto la preoccupazione delle tante persone che hanno firmato l’iniziativa») ecco il colpo duro: «Bisogna però distinguere i ruoli», perché se ci sono cittadini con le loro paure che fanno una proposta, dall’altro «le istituzioni devono fare le istituzioni: noi siamo una Giunta e un Consiglio legittimamente eletti e quindi dobbiamo fare il compito che ci è stato assegnato con le elezioni».
E veniamo al punto di maggior frizione tra governo regionale e sindaci di centrodestra. Per poter essere incardinata nella “istituzione” Consiglio regionale, alla proposta di Pratobello bastavano diecimila firme mentre le sottoscrizioni hanno superato quota duecentodiecimila. Quindi adesso che la proposta è approdata nell’Assemblea legislativa, i promotori premono per ottenere corsie preferenziali. Ma la procedura d’urgenza viene negata dalla maggioranza.
«Non ci possono essere scorciatoie e devono essere verificate le firme» avverte infatti il presidente Pd del Consiglio Regionale, Comandini. Che poi chiude definitivamente la porta al centrodestra con queste parole: «Non si può pensare che le leggi della Giunta e del Consiglio passino attraverso le commissioni e una legge importante di iniziativa popolare segua delle scorciatoie…».