La stampella Vannacci
fa barcollare Salvini

Il paracadute «coppia luciferina» non sembra funzionare. La Lega teme le elezioni europee di giugno. Evapora sempre più rapidamente. Matteo Salvini scommette su Roberto Vannacci per scongiurare un tracollo: candida il generale in tutte le circoscrizioni per il nuovo Parlamento europeo. Presenta “Controvento”, il suo libro, al fianco di Vannacci, il militare reclutato nelle liste come indipendente.

"Coppia luciferina", Matteo Salvini e Roberto Vannacci

Matteo Salvini e Roberto Vannacci

Ultimamente Salvini veleggia “Controvento” e colleziona solo sconfitte. Nelle tre ultime elezioni regionali i risultati sono stati un disastro: 3,7% dei voti in Sardegna, 7,6% in Abruzzo, 7,73% in Basilicata. Il Carroccio è solo il terzo partito del centro-destra. Forza Italia di Tajani sorpassa la Lega di Salvini, anzi la doppia e conquista il secondo posto. Fratelli d’Italia di Meloni è sempre saldamente il primo partito dell’alleanza.

La Lega nazionale costruita da Salvini al posto della Lega Nord di Bossi fa acqua. Fa acqua la “Lega per Salvini premier”. Le elezioni europee di giugno diventano un incubo. Un sondaggio Ipsos assegna a Matteo Salvini appena il 7,4% dei voti, è superato da Antonio Tajani con l’8,6% e da Meloni con il 28,5%. Ora appare solo un lontano sogno il trionfo delle elezioni europee del 2019: cinque anni fa conquistò il 34,3% dei consensi. Una volta era il “Capitano”, adesso nessuno lo chiama più così.

Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture cerca di risalire la china. Arruola Vannacci, stringe la mano al generale. Commenta: «Siamo una coppia luciferina per la sinistra». Ma la «coppia luciferina» non vuole sottrarre voti alla sinistra, al Pd di Elly Schlein, bensì alla destra di Giorgia Meloni, la sua presidente del Consiglio. Considera Vannacci l’uomo giusto per l’impresa. Il generale dei paracadutisti da mesi cavalca temi di destra e di estrema destra. Attacca gli immigrati, le femministe, l’aborto, gli omosessuali, gli ambientalisti, le proteste degli studenti pro palestinesi. Si spinge a dire: Mussolini «è uno statista», i disabili a scuola «vanno divisi in base alle loro capacità». Successivamente rettifica tutto o in parte. Non si definisce “antifascista”. Dice di essere «un liberista, un tradizionalista ma anche un rivoluzionario futurista».

Matteo Salvini e Luca Zaia

Avanti verso destra. Sprofondare da oltre il 34% dei voti del 2019 a meno del 10% a giugno sarebbe una catastrofe per Salvini: potrebbe perdere sia la segreteria della Lega sia il posto da ministro. Il Carroccio da tempo è in subbuglio. Il più netto è Umberto Bossi. Non usa perifrasi: «Alla Lega serve un nuovo leader». L’inventore della questione settentrionale critica la trasformazione della Lega Nord in Lega nazionale operata dal suo successore, contesta la sostituzione del nazionalismo al federalismo. In molti la pensano come lui. Roberto Castelli, ex ministro della Giustizia, ha detto addio. I capigruppo parlamentari leghisti Romeo e Molinari non si fanno vedere alla presentazione di “Controvento”. Il Nord è in rivolta. Il ministro lombardo Giorgetti, il governatore del Friuli Venezia Giulia Fedriga e del Veneto Zaia con parole diverse criticano Vannacci. Luca Zaia in particolare annuncia che non voterà per il generale. Il potente presidente del Veneto, una roccaforte del leghismo, avverte: «Mi sentirei un traditore a non votare un veneto». Il generale è nato a La Spezia e vive a Viareggio. Zaia, eletto presidente del Veneto con il 70% dei voti, da molti è visto come il possibile, nuovo segretario della Lega.