Mazzette ed errori
Suicidio a sinistra

Soldi, soldi, soldi. Mazzette in contanti. Pier Antonio Panzeri ed Eva Kaili sono nell’occhio del ciclone. Gli inquirenti gli hanno trovato a casa oltre un milione e mezzo di euro in banconote di vario taglio. Le accuse della magistratura belga sono pesantissime: “corruzione”, “riciclaggio” e “associazione a delinquere”.

Mazzette, Assemblea del Parlamento Europeo

Assemblea del Parlamento Europeo

Pier Antonio Panzeri, ex europarlamentare del Pd, ex sindacalista della Cgil, poi passato ad Articolo 1 (il partito di Speranza, Bersani, D’Alema) è stato arrestato. Ha un ruolo chiave nello scandalo delle mazzette europee secondo le indagini. È stata arrestata anche la greca Eva Kaili, vice presidente socialista del Parlamento Europeo. Il primo è stato sospeso da Articolo 1, la seconda è stata espulsa dal Pasok e destituita dal Parlamento Europeo dalla carica di vice presidente.

Per la sinistra italiana è l’ennesimo colpo al cuore. Dopo la disfatta nelle elezioni politiche del 25 settembre arriva la mazzata sul piano etico. E attenzione, sembra che i soldi fossero destinati al portafoglio personale e non al finanziamento illegale del partito come avveniva nella Prima Repubblica. Le mazzette, secondo le accuse della magistratura di Bruxelles, provenivano dal Qatar. Servivano a smacchiare l’immagine dell’emirato arabo in Europa offuscata dalla scarsa considerazione per i diritti civili (soprattutto ai danni dei lavoratori immigrati dai paesi più poveri dell’Asia).

Mazzette, Pier Antonio Panzeri

Pier Antonio Panzeri

Un indagato fino alla sentenza passata in giudicato va considerato innocente. È una regola del diritto e della civiltà troppo spesso ignorata da molti, giornali compresi. Comunque sul piano politico è un colpo durissimo alla credibilità della sinistra nata come campione dei lavoratori e dei ceti più poveri. Andrea Cozzolino, eurodeputato del Pd, si è autosospeso temporaneamente dal gruppo S&D (il suo assistente Francesco Giorgi, compagno di Kaili, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta).

È un autentico uno, due. Già un primo colpo era arrivato dalla confusa vicenda di Aboubakar Soumahoro, il deputato eletto nelle liste dei Verdi-Sinistra Italiana. L’immigrato originario della Costa d’Avorio, campione dei diritti dei braccianti della Pianura Pontina, improvvisamente è stato investito dallo scandalo del vortice giudiziario piovuto sulla suocera Marie Therese Mukamitsindo indagata per truffa aggravata, false fatturazioni e malversazione.

Mentre Aboubakar Soumahoro combatteva come sindacalista per i diritti e contro lo sfruttamento dei braccianti immigrati, la suocera, secondo le accuse della magistratura di Latina e di molti lavoratori, non pagava i salari e utilizzava il lavoro nero. La stessa Marie Therese Mukamitsindo ha ammesso: «Non abbiamo pagato i lavoratori».

Mazzette, Aboubakar Soumahoro

Aboubakar Soumahoro

Aboubakar Soumahoro, non indagato, si è proclamato innocente e all’oscuro di tutto. Comunque si è auto sospeso dal gruppo parlamentare dei Verdi-Sinistra Italiana. È un autogol clamoroso. Soprattutto ai lavoratori immigrati africani e indiani si assesta un colpo gravissimo, utile alla propaganda di destra-centro.

La sinistra è tramortita. Il Pd, dopo la disfatta elettorale, già doveva fare i conti su chi scegliere per succedere a Enrico Letta come segretario. Già doveva fare i conti su come ricostruire un “nuovo Pd”, su quale identità e quali programmi politici. Adesso deve fare i conti anche con le mazzette del caso Panzeri (dall’indagine potrebbero venir fuori anche altre brutte sorprese).

L’elezione di Panzeri a europarlamentare e di Soumahoro a deputato pongono un triplo problema: etico, politico e di selezione dei gruppi dirigenti di sinistra. Un tempo si faceva grande attenzione nella scelta, nella formazione e nella selezione delle persone, sui “compagni”, da destinare alle liste elettorali e ai vertici del partito.

Enrico Letta

Negli ultimi trent’anni anche la sinistra postcomunista è diventata classe di governo. C’è stata la conversione del Pci-Pds-Ds-Pd in una forza liberaldemocratica sulla spinta delle pressioni internazionali (da Bill Clinton a Tony Blair) e nazionali (l’imprenditore Carlo De Benedetti e l’ex direttore di Repubblica Eugenio Scalfari). La conseguenza è stata la costruzione di un “partito liquido”, l’ingresso nelle élites bersagliate dai vari movimenti populisti, lo sradicamento dalle antiche radici sociali operaie e (come si diceva una volta) proletarie.

Le forze di centro-destra e di destra-centro più o meno populiste (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia) hanno trovato un enorme spazio politico da occupare in chiave sociale. E lo hanno occupato. Ne ha approfittato anche il populismo cinquestelle, in una prima fase (quella di Beppe Grillo) “né di destra né di sinistra” ma semplicemente anti élites e anti sistema. Ora ne approfitta Giuseppe Conte, presidente di un M5S che cavalca un populismo di sinistra a caccia di voti progressisti dopo aver perso quelli di destra.

Se il Pd e la sinistra cercano una riscossa devono semplicemente tornare alle origini. Devono difendere i diritti sociali, oltre a quelli politici. Devono tutelare insieme i lavoratori e il ceto medio, devono garantire uguaglianza e libertà. Fino agli anni Ottanta i voti sommati di Pci e Psi oscillavano attorno al 40%, ora l’intera sinistra supera appena il 20%.